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 2018  ottobre 23 Martedì calendario

Appuntamenti in Rete per le risse. Il «fight club» dei ragazzi a Piacenza

Guardia alta e cattiveria, come in un match di pugilato vero. Poi botte da orbi. Il rumore dei pugni in faccia, le urla di incitamento di chi assiste alla scena: tutti ragazzetti tra i 14 e i 20 anni, come quelli che se le stanno dando. Ma non siamo attorno a un ring. Queste sfide, del tutto «fuorilegge», avvengono nelle vie centrali di Piacenza. E si stanno ripetendo con impressionante regolarità ogni sabato, oramai da tre settimane. Un fenomeno esploso d’improvviso senza un perché, ma monitorato con attenzione dagli agenti della Questura diretta da Pietro Ostuni che tre giorni fa hanno identificato 63 persone – in gran parte giovanissimi, sia italiani che stranieri —, tutti protagonisti o spettatori dell’ennesima serie di match. 
Sei di questi sono tra chi ha combattuto. Se nei loro confronti non c’è alcun provvedimento non è tanto per via dell’età – sono tutti minori – quanto perché i «pugili» non hanno voluto sporgere denuncia, né quelli che le hanno date né quelli che le hanno prese. Non si tratta di omertà del gruppo adolescenziale, almeno per ora. Secondo Ostuni il motivo del rifiuto sta nella «grave sottovalutazione dell’accaduto da parte di questi ragazzi». Ecco perché il questore, oltre a rinforzare i controlli per strada, ha deciso di sensibilizzare le scuole di Piacenza – nei prossimi giorni sono previsti incontri tra insegnanti, studenti e forze dell’ordine – e parlare con le famiglie. «Vigilate sui vostri ragazzi», ripete Ostuni da giorni a genitori quasi sempre ignari di quello che i loro figli fanno al sabato. E cioè quei raduni per partecipare alle risse convocati tramite profili anonimi e numeri telefonici su cui sta indagando la polizia postale. 
Ciò che succede nelle vie del centro è ben illustrato dai video messi ieri online da «La Libertà», il quotidiano di Piacenza. Le scene ricordano molto «Fight Club», il film cult sui combattimenti clandestini. Qui però è tutto all’aperto, tra piazza Cavalli e via IV novembre, nei pressi del Duomo e palazzo Farnese. Si vedono un paio di «incontri», gli sfidanti si affrontano circondati da spettatori che gridano «dai», «picchia», «occhio». Poi ridacchiano, avvicinandosi e allontanandosi dai due in lotta. Che intanto si picchiano davanti a un terzo ragazzetto che sembra fare le veci dell’arbitro. Pugni in faccia, calci. A un tratto i due combattenti carambolano sul selciato tirandosi per le magliette e i pantaloni da ginnastica. 
In uno dei filmati gli sfidanti, che indossano camicie a quadri, paiono poco più che bambini. Uno sembra persino costretto a combattere dopo essere stato trascinato piuttosto casualmente nell’improvvisato «ring» dall’altro che si è trovato di fronte. 
Il primo di questi combattimenti convocati online pare sia esploso tre settimane fa, forse dopo una lite. Ma poi le dimensioni del fenomeno, che per ora pare limitato a Piacenza, si sono ingrossate. Non è che dietro ci siano anche le scommesse? Il questore scuote la testa: «Un’ipotesi come altre su cui indaghiamo».