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 2018  ottobre 23 Martedì calendario

Benetton, impero in piena tempesta e senza un leader

Un impero immenso, da oltre 10 miliardi di net asset value, da ieri è orfano del suo principale artefice. La scomparsa di Gilberto Benetton arriva in un momento fin troppo delicato per Ponzano Veneto. Il business storico, l’abbigliamento retail, sta ancora lottando per rimettere i conti in carreggiata, quello che negli anni si è rivelato l’investimento più redditizio, ossia le infrastrutture e in particolare le autostrade, è nel pieno di un riassetto chiave, complice la crisi generata dal crollo del Ponte Morandi e la maxi operazione Abertis, la ristorazione è a caccia di una forma definitiva, mentre sulle partecipazioni finanziarie, in primis su quel 3% delle Generali acquistato non molto tempo fa, c’è ancora tutta una partita da giocare, così come negli immobili. 
Il ruolo 
Gilberto era l’uomo, in famiglia, demandato a gestire tutti questi dossier scottanti e ora la domanda chiave è a chi verrà passato il testimone. Il giugno scorso Gilberto aveva messo mano allo statuto della cassaforte di famiglia, Regia, e nel farlo aveva anche ipotizzato di lasciare a un manager di fiducia, da lui individuato, la gestione dei beni suoi e delle figlie. Pari a un quarto del patrimonio della dinastia trevigiana. Che ora deve decidere però come rispondere all’ennesimo colpo, in questo anno terribile che aveva già visto la morte del fratello Carlo e il disastro di Genova.
Tutti i manager 
Oggi Edizione è in mano a Marco Patuano, uomo scelto per succedere a Gianni Mion, il manager che per anni è stato al fianco della famiglia facendosi promotore assieme a Gilberto della diversificazione che ha reso ricchi i Benetton. Mion è ormai uscito dal perimetro del gruppo ma è sempre stato considerato un consulente prezioso. Così come lo è sempre stato anche il ceo di Atlantia, Giovanni Castellucci, che tuttavia dallo scorso 14 agosto, per ovvie ragioni, ha perso il centro della scena. Un ruolo altrettanto rilevante lo ha ricoperto Gianmario Tondato da Ruos, figura storica da ben quindici anni alla guida di Autogrill. 
A loro toccherà mandare avanti la macchina fino a quando la famiglia, gli eredi di Carlo e di Gilberto e i fondatori Luciano e Giuliana, non stabiliranno come muoversi. E in questo un ruolo centrale potrebbe averlo anche Ermanno Boffa, marito di Sabrina, figlia di Gilberto. Anche se in molti guardano a un possibile rinnovato impegno di Alessandro Benetton. 
Di certo, gli uomini di fiducia non mancano, non ultimo Carlo Bertazzo, general manager di Edizione o Fabio Cerchiai, da sempre garante degli interessi di Ponzano Veneto. Non a caso è anche presidente di quella che è la partecipazione patrimonialmente più rilevante del portafoglio di Treviso: Atlantia. La stessa che oggi è ai ferri corti con il governo italiano, promotore di una crociata contro la compagnia per toglierla alla controllata Autostrade per l’Italia la concessione delle vie a pedaggio.
Il patrimonio 
E in questo clima toccherà alla dinastia definire la strategia. Scelta non semplice, data la fase complicata. Ma soprattutto stante un patrimonio che, come detto, vale oltre 10 miliardi in termini di net asset value. Ne fanno parte le autostrade, acquistate nel 2000, gli aeroporti, tra cui quello di Roma, entrambe infrastrutture controllate da Atlantia e poi le torri di Cellnex, rilevate solo qualche mese fa nell’ambito dell’operazione Abertis. 
A questo si aggiunge la ristorazione tramite Autogrill e la manifattura, con il marchio storico Benetton (fondata nel 1965). Oltre al settore immobiliare e a quello agricolo e alberghiero, e le partecipazioni finanziarie tutte custodite, dopo un recente riassetto, in Schematrentatré e che contano il 3% circa delle Generali e il 2% di Mediobanca. Tutto questo nel 2017 ha generato un giro d’affari per Edizione pari a 12,1 miliardi, di cui il 44,5% al di fuori dell’Italia, con un margine operativo lordo di 4,1 miliardi di euro e un utile netto di 234 milioni.