Il Messaggero, 23 ottobre 2018
2018, l’anno orribile dei Benetton
Sei febbraio. Dieci luglio. Quattordici agosto. Ventidue ottobre. Sono le date che hanno funestato la famiglia Benetton. Una tragedia dopo l’altra. A distanza sempre più ravvicinata: cinque mesi, un mese, due mesi e una settimana. Tutto in quest’anno, il 2018. Un anno horribilis che comincia con la morte improvvisa di Fioravante Bertagnin, il marito di Giuliana, e che arriva a ieri sera con l’addio di Gilberto, sofferente di una malattia tenuta ai più riservata. In mezzo la morte di Carlo, il fratello più giovane della dinasty trevigiana, stroncato da un tumore. E la grande, immane tragedia del ponte Morandi, il viadotto di Genova crollato la vigilia di Ferragosto con tutte le polemiche che hanno investito Autostrade, società controllata dal gruppo Atlantia nel cui consiglio di amministrazione sedeva Gilberto. Adesso, dei quattro fratelli Benetton, una delle famiglie più influenti d’Europa, sono rimasti in due. La famiglia era la religione dei Benetton. Il loro legame, granitico. Dei quattro moschettieri sono rimasti solo Giuliana e Luciano.
I DOLORI
6 febbraio 2018, Argentina, Buenos Aires. È qui che Giuliana Benetton e il marito Fioravante Bertagnin, 86 anni, hanno da tempo una casa e alcuni possedimenti. La coppia si trova in vacanza, due giorni prima di partire per rientrare in Italia va a cena in ristorante. È a cena a Buenos Aires che il cuore lo tradisce.
10 luglio 2018, Treviso. Nella villa di famiglia di via Vittorio Veneto muore Carlo Benetton, 74 anni, il più giovane dei quattro fratelli. Solo sei mesi prima gli avevano diagnosticato la malattia. E da allora è stato un calvario di cliniche, medici, diagnosi, speranze. Era il più riservato della famiglia, il fratello che non amava mettersi in mostra. Dieci giorni prima di morire, quando le sue condizioni si sono aggravate, ha voluto chiamare gli amici più cari, i familiari, per salutarli uno ad uno.
IL PONTE
Quattordici agosto 2018, Autostrada A10, Genova. Alle 11.36 il ponte Morandi si spezza. Per i Benetton, che con la società di famiglia Atlantia controllano Autostrade, è un fuoco di fila di accuse, mentre il titolo crolla in Borsa e già si parla di revoca della concessione autostradale. Quasi un linciaggio sui social, con insulti e ingiurie per aver aumentato le tariffe senza investire in manutenzione, improperi che aumentano quando si viene a sapere del barbecue ferragostano a Cortina d’Ampezzo, nella villa di Giuliana. «Il disastro di Genova deve essere per noi come azionisti un monito perenne, anche se terribile e per sempre angoscioso nei nostri cuori», dirà il 6 settembre Gilberto Benetton nella sua prima intervista dal giorno del disastro del ponte Morandi. Tre settimane di silenzio prima di dire una parola. Perché? «Dalle nostre parti – era stata la risposta di Gilberto – il silenzio è considerato segno di rispetto. Edizione, la nostra holding, ha parlato meno di 48 ore dopo la tragedia, a voce bassa è vero, perché la discrezione fa parte della nostra cultura. Ha però comunicato con parole chiare e inequivocabili un pensiero di cordoglio alle famiglie delle vittime». E hanno anche detto che «verrà fatto tutto ciò che è in nostro potere per favorire l’accertamento della verità e delle responsabilità. Forse non siamo stati sentiti».
22 ottobre 2018. Poco dopo le 20 una nota della famiglia informa. Così anche il secondo dei quattro moschettieri, la vera anima finanziaria della dinasty trevigiana, dodicesimo uomo più ricco d’Italia e 736mo al mondo nella classifica di Forbes con un patrimonio di 12 miliardi di dollari, vicepresidente della finanziaria Edizione, di Autogrill, consigliere del Gruppo Benetton, di Atlantia, Mediobanca, Pirelli, Allianz, dal 2012 inserito nell’Italian Basket Hall of Fame per i successi con la Benetton Pallacanestro Treviso, se ne è andato. Aveva 77 anni.