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 2018  ottobre 22 Lunedì calendario

Agatha Christie da crocerossina imparò ad avvelenare i suoi eroi

Che trovasse il veleno un’arma adatta per il delitto perfetto non è mai stato un mistero. In «Poirot a Styles Court» la ricca signora Inglethorp viene trovata morta a causa dei cristalli di stricnina lasciati depositare sul fondo di un flacone cui è stato aggiunto del bromuro. In «Giorno dei morti» (titolo originale «Sparkling Cyanide», letteralmente cianuro con le bollicine) una polverina bianca scivola nella coppa di champagne della capricciosa Rosemary. E ancora: la terribile signora Boynton alias «La domatrice» passa a miglior vita grazie alla digitalina, mentre in «Dieci piccoli indiani» a mandare al creatore la perfida Emily Brent è un’iniezione di cianuro preceduta da una dose di cloralio.
Evidenza inconfutabile: Agatha Christie sapeva bene come «uccidere» le sue vittime. Ora però sulla vita di una della autrici più prolifiche della letteratura britannica emergono nuovi indizi.
Come ha raccontato ieri il giornale britannico The Observer, a fare luce è la Croce Rossa britannica che, in occasione del Veterans Day (11 novembre), ha reso pubblica una tessera e una fotografia. Due prove di come la Christie dal 1914 al 1918 abbia prestato servizio nel Devon, all’ospedale di Torquay, sua città natale.
Agatha – all’epoca ha 24 anni – entra nella Croce Rossa da volontaria mentre infuria la Grande guerra. Nei primi mesi, come molte altre giovani, ricopre il ruolo di semplice assistente ma alla fine dei combattimenti è stata promossa alla distribuzione dei medicinali. Cosa era successo nel frattempo? «Agli inizi del suo servizio da Vad (sigla che sta ad indicare le Voluntary Aid Detachment, le crocerossine, ndr) la Christie appariva inesperta e impressionabile di fronte alle ferite di guerra», ha spiegato Alasdair Brooks, responsabile del patrimonio della British Red Cross.
Agatha però non è certo il tipo di donna che si fa intimorire. Con il passare del tempo la giovane crocerossina – all’epoca era sposata con Archie Christie, colonnello della Raf, l’aviazione britannica – diventa meno sensibile alla vista del sangue e inizia a studiare per diventare assistente farmacista. In sostanza, impara a preparare i farmaci e le lozioni, attività per la quale verrà pagata 16 sterline all’anno. E allo stesso tempo inizia ad accarezzare un sogno: diventare scrittrice.
La sua passione per flaconcini e bottigliette con il teschio non scema nemmeno con l’inizio dell’attività letteraria. Quando scoppia la Seconda guerra mondiale, Christie si offre di nuovo volontaria in ospedale. Non paga, si iscrive all’University College Hospital di Londra, dove lavora regolarmente al dispensario farmaceutico. E anche qui la si può immaginare alle prese con pestelli e polveri, mentre con la fantasia pianifica nuovi atroci delitti che avrebbero presto fatto la storia del giallo. Lei stessa qualche anno più tardi lascerà però tutti con un dubbio: «Preferivo molto di più fare l’infermiera. Distribuire medicine era parecchio noioso», si legge in una lettera pubblicata postuma. Alla faccia di chi pensava già di aver risolto il giallo.