il Fatto Quotidiano, 22 ottobre 2018
I tentacoli di ultrà e ’ndrine sulla Juve
Criminali, pestaggi, riciclaggio, biglietti gonfiati, affari sporchi, finti ultras. In campo è sempre più forte, fuori la Juventus rischia di apparire ancora succube volontaria della malavita. La vecchia Signora ha smesso col vecchio vizio di foraggiare le frange più estreme del tifo con centinaia di biglietti che si trasformano in guadagni sporchi col bagarinaggio? A Federico Ruffo di Report l’ex ultrà Bryan Herdocia, detto lo “squalo”, dodici anni di Daspo, un arresto per una rissa con i fiorentini, detenzione illegale di un coltello, due pistole, una mazza da baseball e ottanta carte d’identità false, mostra una chat con Salvatore Cava, fedelissimo di Moccia dei “Drughi”: “Hanno smaltito i biglietti a 250 sterline, anche se in origine costavano 35”. Herdocia fa riferimento a una trasferta di Champions League del marzo scorso, gli ottavi di finale contro il Tottenham.
La Vecchia Signora e le frange “cattive”
Stasera Report ritorna in onda con un servizio devastante per l’immagine aristrocratica dei bianconeri, un servizio che racconta l’indagine Alto Piemonte sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta a Torino, in cui la Juventus non è stata coinvolta (se non come testimone) e neppure considerata parte lesa; il suicidio di Raffaello “Ciccio” Bucci, collaboratore della Juve, ex vertice degli ultrà e informatore della polizia e dell’intelligence; il ruolo di Rocco Dominello, fondatore del fasullo gruppo ultrà “Gobbi”, esponente assieme al padre della cosca Pesce-Bellocco di Rosarno, condannato in appello a cinque anni per associazione a delinquere di stampo mafioso.
Per quattro anni e con almeno 1.500 biglietti a partita, secondo la ricostruzione della Procura Figc poi diventata sentenza, la Juve ha mantenuto l’ordine pubblico con un patto occulto con gli ultras dal valore di oltre 5 milioni di euro. I dirigenti bianconeri Alessandro D’Angelo (sicurezza), Stefano Merulla (botteghini) e Francesco Calvo (marketing) hanno agito in combutta con gli ultras con l’assenso del presidente Andrea Agnelli. Il figlio di Umberto l’ha sfangata con una squalifica a tre mesi e una multa di oltre mezzo milione di euro per la società perché la giustizia sportiva ha accolto la versione della Juve: Agnelli & C. ignoravano il profilo mafioso di Dominello, un ragazzo squattrinato che girava in Jaguar e dava del tu al presidente bianconero. Il processo sportivo s’è celebrato con l’ostentato dissenso di Michele Uva, il direttore generale della Federcalcio, le pressioni dei bianconeri sui media e un modesto spazio sui giornali (il Fatto ha seguito l’intera vicenda).
Ciccio Bucci, che volò dal viadotto
Le ultime tracce del bagarinaggio autorizzato dal club risalgano al 2016. Il 7 luglio Ciccio Bucci, il giorno dopo l’interrogatorio davanti ai magistrati di Torino, si lancia da un viadotto dopo un breve viaggio con un Suv ricevuto in dotazione dalla Juve. La Procura di Cuneo ha riaperto il fascicolo su Bucci. “Era terrorizzato! Era terrorizzato! Sembrava che lo dovessero ammazzare da un momento all’altro perché ha parlato coi pm”, spiega al telefono – intecettato – D’Angelo all’ex collega Calvo, passato al Barcellona dopo la rottura per ragioni personali con Agnelli (che ha sposato l’ex moglie del responsabile del marketing). Bucci era una sorta di ministro delle Finanze – spiega Report – dei Drughi di Gerardo “Dino” Mocciola, uomo carismatico, riservato e temuto, uscito di galera un dozzina di anni fa (nell’89 partecipò a una rapina a un portavalori e all’omicidio di un carabiniere). Poi Ciccio entra nella Juve per curare il dialogo con la tifoseria. Bucci maneggiava troppi soldi, si pensa ai proventi del bagarinaggio, e li ripuliva – ha scoperto Report – con vincite taroccate del Lotto o di altri concorsi pubblici. Il metodo è semplice e l’ha sperimentato la ‘ndrangheta: il vincitore incassa denaro in contante, il riciclatore ottiene le ricevute e si fa pagare con un bonifico di una concessionaria dello Stato. Più sicuro di così? La morte di Bucci scuote la dirigenza della Juve, soprattutto D’Angelo e Merulla. A un anno dal suicidio, Merulla va a casa dell’ex compagna di Bucci e confessa che alla vigilia del faccia a faccia con i pm aveva “istruito” Ciccio: “Quella sera io mi ricordo che lui era seduto sul divano e facevamo – anche un po’ scherzando – le domande che avrebbe potuto fare il pm visto che delle cose le aveva chieste anche a me. E quindi facevamo, diciamo, domanda e risposta: ‘qui puoi dire così, qui puoi dire cosà, qui puoi non andare nello specifico’. E facevamo un… non un gioco, ma un modo per sdrammatizzare quello che sarebbe successo”. Il dramma, invece, si stava per compiere. Questo non è l’unico episodio sulle strane manovre attorno all’inchiesta Alto Piemonte. Paolo Verra, avvocato dell’ex compagna di Bucci, sostiene che nel 2015 – un anno prima del suicidio – Bucci gli abbia confidato: “Io so per certo che alla fine di questo campionato scoppierà la bomba. E quindi io, come tanti altri all’interno della curva, ci stiamo organizzando”. Un esponente dei Viking chiama in causa D’Angelo: nel 2013 avrebbe avvisato il gruppo di un’indagine dei carabinieri per la “storia dei calabresi in curva”.
“Mi sono comprato due case e un’Audi”
Report intervista Andrea Puntorno, frequentatore di ambienti mafiosi siciliani e calabresi, leader del gruppo ultrà “Bravi ragazzi”, con obbligo di dimora ad Agrigento per una condanna a sei anni e mezzo per traffico internazionale di droga: “Io ero in contatto con D’Angelo e Merulla. Con il Real Madrid il prezzo dei biglietti si ricaricava anche di duecento euro. Così mi sono comprato due case e un’Audi”.
Herdocia in diretta Skype agita un tagliando della finale di Champions tra Juventus e Barcellona (2015): “Ne ho piazzati tredici a 1.500 euro ciascuno”. Le telecamere di Report riprendono le attività di bagarinaggio anche per Juventus-Bologna del 5 maggio 2018.
E Beppe Marotta? L’ormai ex amministratore delegato della Juventus ha un contatto con Dominello nell’ottobre del 2013: gli regala cinque biglietti per il Real e concede un provino (infruttuoso) al figlio di un amico, sempre affiliato alla ‘ndrangheta. Marotta non ha patito conseguenze di gustizia ordinaria e sportiva, non l’hanno mai indagato, però viene spinto davanti agli inquirenti della Federcalcio interessati al bagarinaggio – circa un paio di anni fa – proprio da Andrea Agnelli: “Domandate a Marotta”.
In quel momento, Agnelli era in guerra col cugino John Elkann e dubitava della fedeltà di Marotta. Andrea ha sconfitto il nemico, ha superato quasi indenne i tribunali della Figc e, un mese fa, anche per questi motivi, ha “licenziato” Marotta.