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 2018  ottobre 21 Domenica calendario

Glen McIntosh, l’uomo che ha creato i dinosauri di Jurassic Park


Il piccolo Glen vide per la prima volta «Lo Squalo» in un cinema affollato, durante le vacanze di Natale del 1975. Aveva sei anni e se la fece sotto dalla paura, ma il film finì per incendiare la sua fantasia. Pensò che gli sarebbe piaciuto poter conoscere di persona quel regista incredibile, Steven Spielberg. Appena due anni dopo sarebbe rimasto folgorato da «Guerre Stellari», al punto da desiderare con tutto se stesso di poter un giorno lavorare con il creatore di quell’universo, George Lucas. E ormai ventiquattrenne, davanti al primo «Jurassic Park», decise che il suo futuro professionale sarebbe stato il cinema degli effetti speciali, o in alternativa la paleontologia.
Quel bambino che credeva nella bellezza dei propri sogni ha oggi 49 anni e lavora a Hollywood, settore computer animation. Dalla fine degli anni Novanta, ha collaborato con Spielberg nella riedizione di «E.T. – L’extraterrestre», in «La guerra dei mondi» e in «Ready Player One», è stato animatore per Lucas nei primi tre capitoli di «Star Wars» e oggi è il creatore visivo dei dinosauri negli ultimi capitoli della saga di «Jurassic Park». Niente male per quel ragazzone di un metro e ottantotto partito da Calgary, Canada, con la valigia piena di speranze, un gran talento nel disegno ma nessuna competenza nell’uso del digitale.
«Quando entrai alla Industrial Light and Magic non sapevo nemmeno un computer» sorride oggi McIntosh. «In quegli anni la politica dell’azienda era di privilegiare la qualità del tratto rispetto alle conoscenze informatiche, arruolando soprattutto animatori tradizionali. Ci avrebbe poi pensato l’azienda ad istruirci sull’uso del digitale».
Dopo aver frequentato il programma di animazione classica allo Sheridan College nell’Ontario, la bottega di Don Bluth a Dublino e gli studios della Twentieth Century Fox a Phoenix in Arizona, con l’ingresso nella factory di Lucas, Glen ha coronato il sogno di diventare un artista del cinema. Negli ultimi tempi è stato supervisore all’animazione di «Jurassic World» (2015) e «Jurassic World – Il regno distrutto» (2018), un incarico che lo ha assorbito completamente.
«Per anni mi sono diviso tra il mio ufficio e il set – dice – a volte coordinando la computer grafica, a volte lavorando direttamente con gli attori per la motion capture, nelle sequenze in cui interagiscono con i dinosauri. In “Jurassic World” ho seguito per settimane Chris Pratt e Bryce Dallas Howard. Siamo volati a New Orleans e abbiamo girato nel parco dei divertimenti di Six Legs, oggi abbandonato. È stato incredibile, c’erano continui contatti fisici tra umani e animali. Ho anche dovuto coordinare l’uso di pupazzi sul set, animatronic di ultima generazione che si muovevano nella maniera più naturale possibile, sorprendendo gli attori come se si fosse trattato di animali veri». 
Alle Ogr McIntosh condurrà le masterclass «Progettare il mostro» ( domani alle ore 11) e «Dai pupazzi ai pixel: dar vita ai dinosauri di “Il regno distrutto”» (giovedì alle ore 12). Nel corso dei due incontri, condividerà con gli spettatori della View Conference la sua ricetta per creare un mostro cinematografico che faccia davvero paura. «La chiave è la semplicità, non bisogna esagerare con il design. La creatura deve risultarci familiare, richiamare elementi che lo spettatore già conosce. Per dar vita ai dinosauri abbiamo catturato dai documentari la gestualità di animali veri. E poi vale sempre la vecchia lezione di “Lo squalo” e di “Alien”: mostrare il meno possibile e lasciare che sia la fantasia dello spettatore a fare il resto. Ciò che non si vede fa sempre più paura di ciò che si vede».