la Repubblica, 21 ottobre 2018
La metà della Terra salverà il pianeta
Pareva la provocazione di uno scienziato autorevole quanto controcorrente. Il suo testamento intellettuale, dopo una carriera che lo ha portato a rivestire il ruolo di decano dei biologi americani. Poi quell’idea, sintetizzata nello slogan “Half Earth”, metà della Terra, ha cominciato a farsi largo. A incontrare il favore degli studiosi, l’entusiasmo degli ambientalisti, la curiosità di politici illuminati. Edward O.
Wilson due anni fa pubblicò il suo saggio (in Italia Metà della Terra, salvare il futuro della vita,
Codice Edizioni) a 87 anni e quella sua teoria di trasformare il 50 per cento del nostro pianeta in una riserva integrale per salvare flora e fauna selvatica fu accolta come il libro dei sogni di chi aveva dedicato tutta la vita a difendere la biodiversità. Due anni dopo, decine di scienziati dicono che il progetto è tutt’altro che irrealizzabile. Anzi, è l’unica soluzione possibile. E lunedì prossimo il quasi novantenne professore emerito di Harvard e premio Pulitzer festeggerà al Museo di Storia naturale di New York la giornata mondiale dell’Half Earth project.
Professor Wilson, sempre più scienziati abbracciano il suo progetto. È soddisfatto?
«La maggior parte delle discussioni tra gli scienziati che si occupano di conservazione della biodiversità sono dedicate a capire come raggiungere l’obiettivo di dedicare metà della Terra alla salvaguardia di flora e fauna selvatica. La novità è che in questi anni è cresciuta notevolmente la consapevolezza dell’opinione pubblica. Oggi la questione non è più “se” ma “come” si farà».
Cosa possono fare i politici per il suo progetto?
«Se riconoscessero che la storia naturale è importante quanto quella culturale, e promuovessero la sua diffusione come un benefit per i cittadini, certamente i politici aumenterebbero di gran lunga il loro appeal».
Il presidente Trump sembra aver invertito la rotta sulle politiche ambientali degli Stati Uniti. Che ne pensa?
«Penso che l’Amministrazione Trump sia ben più che insensibile nei confronti del patrimonio naturale americano. Direi che è decisamente ostile. Ma nel tempo pagherà un prezzo per questo, in termini di potere politico e giudizio della storia».
In Italia solo l’11% del territorio è protetto. È davvero possibile arrivare al 50%?
«Non conosco la situazione in dettaglio. Ma se guardo la cartina penso si possa arrivare al 50% creando anche benefici per gli italiani. Questo vale anche per gli Stati Uniti, dove la protezione del patrimonio naturalistico può arricchire i residenti e non impoverirli».
I nostri animali selvaggi vivono in zone limitrofe ai centri abitati. Come è possibile estenderne l’habitat?
«Le popolazioni dei grandi animali possono essere incrementate gradualmente, in aree che siano in grado di sostenere una simile crescita».
Globalmente le aree protette rappresentano il 15% della superficie terrestre.
Come si arriva al 50%?
«Con l’istituzione di monumenti naturali per esempio, la cui creazione ha un impatto minimo, e in genere benefico, sulle persone che risiedono nell’area».
Il biologo Stuart Pimm suggerisce di concentrare gli sforzi di protezione nelle aree del pianeta ricche di biodiversità piuttosto che arrivare al 50 per cento ovunque. È d’accordo?
«Sono in buona parte d’accordo con Pimm. Ma chiedo: perché non fare entrambe le cose?».