Il Messaggero, 21 ottobre 2018
Storia di Amanda e Stefania Sandrelli
Una è una donna dallo sguardo limpido, non truccata, di temperamento drammatico, armonica nel corpo, che porta con allegria e dolcezza i suoi 54 anni. L’altra è sua madre, una bambina di 72 anni, il viso bello di chi ama mostrare il passaggio del tempo, una diva giocosa, estatica per natura, ma in grado di ruggire come un leone per proteggere il suo cucciolo quando ha bisogno. Amanda e Stefania Sandrelli, entrambe attrici per vocazione, a questo punto del tempo sono l’una lo specchio dell’altra. Se nel passato affrontavano un po’ di malavoglia le curiosità della gente, oggi hanno meno difficoltà a dire quello che una madre e una figlia possono arrivare a non dirsi mai. L’amore, per esempio.
CONFIDENTIAL
«Mia figlia è la mia prima confidente. Le chiedo consigli su tutto. Quando la chiamo al telefono, premetto: anche stavolta ti tocca». Stefania Sandrelli dice le cose con una voce squillante e una inclinazione al riso, aperto, contagioso, che abbiamo imparato a conoscere al cinema. «Io invece i consigli non glieli chiedo» confessa Amanda. «Mia madre non è una di grandi ragionamenti. Se comincia a fare i discorsi, si perde. In compenso, ha una dote fenomenale: l’intuito». E può capitare che il suo istinto la porti anche a dire qualche parola di troppo. «Quando Amanda si è separata dall’attore Blas Roca Rey, ormai 5 anni fa, qualche volta mi è scappata una frase inopportuna. Il fatto è che sono corsa in difesa di mia figlia, come un leone».
ABBANDONI
Ma perché, che cosa le aveva fatto Blas Roca Rey? «Ecco, appunto, non mi ha mai fatto niente. Semplicemente a un certo punto si è accorto di non amarmi più. Dopo vent’anni di matrimonio e due figli, Rocco (che oggi ha 20 anni) e Francisco (14). È stato un dolore immenso». «In questo sono identica a mia figlia. Le mie storie sono state sempre grandi storie d’amore e ogni volta che si è presentata l’avversità, mi sono sentita nuda, persa in una foresta», le fa eco Stefania.«Ma quando ho chiuso la porta di casa ho capito subito che qualsiasi cosa avessi fatto sull’onda della rabbia, avrei fatto del male ai miei figli continua Amanda Quindi li ho chiamati intorno a una tavolo e ho fatto quello che mia madre mi ha insegnato a fare: cioè parlare, chiedere aiuto. Ho detto ai ragazzi: lui sarà sempre vostro padre. Ma a me dovete lasciare uno spazio per elaborare il lutto».
Questa scena ci riporta a una scena analoga di tanti anni fa. Roma, 1972. Amanda ha 8 anni. A quel punto del tempo Stefania Sandrelli è sposata con il medico Nicki Pende. È appena nato Vito, che diventerà l’amato fratellino di Amanda («Oggi siamo inseparabili e non facciamo altro che dirci quanto siamo fortunati a avere una madre come lei» dice Amanda). Ma Stefania non se la sente di tenere la bambina in casa perché «il matrimonio è burrascoso». «Mia madre mi disse: Amanda, questa è la situazione. Che facciamo? Ti va di andare a vivere per un po’ da tuo padre a Milano? È questo il suo modo, mai impositivo, sempre dialettico». La bambina sapeva chi era suo padre. Le era stato anche detto che era stato lui a scegliere il nome: Amanda. Mentre il cognome era, evidentemente, quello di sua madre. Perché ai tempi della loro relazione, Gino Paoli era sposato con un’altra donna. «E così, vissi qualche anno con lui e la mia matrigna, Anna, che prima detestavo e poi ho amato. Ed è lì che imparai a conoscere il lato ombroso, ma anche affettuoso di mio padre, così diverso da mamma, che è solare, istintiva».
Quegli anni milanesi portano in grembo anche un altro filo narrativo il cui senso si sarebbe dipanato solo molti anni dopo. Amanda va ancora alle medie quando incontra un ragazzo di due anni più grande di lei. «Divenne il mio primo fidanzatino, ma tornai a Roma e di lì a poco la cosa si chiuse. Eravamo dei ragazzini». «Lui era altissimo, lei piccolina, erano una coppia buffa» interviene Stefania. E poi? «E poi capita che lo rivedo. No, Facebook non c’entra niente. Ero separata da un anno e un’amica comune ci fa incontrare a Milano. Insomma, scatta qualcosa. Ci riconosciamo. Con tutta la cautela del mondo, posso dire che questa storia mi ha guarito. Ho ripreso a sentirmi bella, ad avere confidenza con un altro uomo. Quando ci si conosce da ragazzini, resta qualcosa di profondo. Per ora, però preferisco proteggere il suo anonimato».
I MAESTRI
«Una storia come questa non si vede neanche nei film» commenta Stefania. E se lo dice una che del cinema italiano è l’icona, una donna che a 15 anni fu letteralmente sequestrata e mai più restituita, tanto da diventare giovanissima la musa di Pietro Germi (Divorzio all’italiana, Sedotta e abbandonata), e poi di tanti altri maestri da Pietrangeli a Scola, da Bertolucci a Monicelli c’è da crederci.
Da diversi anni Stefania vive con il suo compagno, il regista e sceneggiatore Giovanni Soldati. «Per me gli amori della maturità sono i migliori». Amanda è rimasta con il figlio più piccolo, mentre il grande studia musica a Siena. Anche se abitano in due quartieri diversi di Roma (la madre sulla Cassia, la figlia nel quartiere Trieste), si vedono spesso per parlarsi. «Mia madre è una bambina saggia». «Sulla bambina sono d’accordo. Io sono una che ancora oggi si ferma a raccogliere i pinoli, i fiorellini, le ghiande. Sono una collezionista di conchiglie. Prima ne raccoglievo tantissime e poi non sapevo dove metterle. Adesso ne porto a casa solo due o tre piccole. Ecco, forse da questo Amanda misura la mia saggezza».
FEMMINILITÀ
Qualche conflitto però ci sarà pur stato. «Da adolescente ero ribelle, ma lo attribuisco all’età. Però sì certo, in qualche cosa siamo diverse». Per esempio? «Per esempio mia figlia è una mascalzona. Non solo non si trucca, ma non si mette neanche una crema sul viso. Io invece sì che le uso, e pure di corsa. Ma i ritocchi mai. Sono serena rispetto al tempo che passa. Intervenire su me stessa sarebbe come tradire le cose che amo». E rivalità sulla carriera? «Se fossi stata una tipa gelosa e competitiva, non avrei fatto l’attrice. Con mia madre bella, brava, amata da tutti? Sarei stata una pazza. Lei invece un po’ competivita è Non è vero che hai la cazzimma, mamma?». «Ho la cazzimma, ma non sono competitiva. Se corro, voglio vincere, ovvio. Ma se poi perdo, sono contenta per il vincitore».
COLLEGHE
Nel 2010, Stefania Sandrelli scelse Amanda come protagonista del suo primo film da regista, Christine Cristina. «Avevo bisogno di una donna senza labbroni e che non avesse palle da tennis nella faccia. Poi Amanda è bravissima. E l’ho potuto verificare anche l’anno scorso, quando abbiamo recitato insieme a teatro, dove Amanda ha tanto da insegnarmi. Il Bagno di Astrid Veillon: una storia che mi piacerebbe portare al cinema. Ma una cosa alla volta. Intanto sto girando una piccola parte nel nuovo film di Michela Andreozzi, Brave ragazze». Amanda invece si sta preparando a recitare La locandiera di Goldoni nella riscrittura di Francesco Niccolini, regia di Paolo Valerio, dal 10 novembre a San Casciano: «La locandiera non è né bella né seduttiva. È una che trova sempre una parola giusta per tutti. In questo devo chiedere consiglio a te, mamma».