La Lettura, 21 ottobre 2018
Il severo Nabokov fu un prof da favola
Che sogno sarebbe stato avere per professore Vladimir Nabokov! Di letteratura, direte. Non solo. Nella sua esistenza di profugo e di fuggitivo, l’autore di Lolita si mantenne facendo l’insegnante di inglese, francese, pugilato e tennis (tutte materie in cui eccelleva; e fu anche un bravo portiere di calcio). Del professore universitario, nell’America degli anni Quaranta e Cinquanta, restano queste insuperabili Lezioni di letteratura. Era un docente severo. Vietava di parlare, fumare, lavorare a maglia, leggere il giornale, dormire. Ma sapeva prendersi in giro («Non è consentito andare in bagno se non si presenta certificato medico») ed essere generoso con chi lo meritava. «Volevo vedere che aspetto aveva un genio», disse alla moglie del grande John Updike, sua allieva. Non gliene fregava niente di cosa pensava Tolstoj sull’adulterio («le grandi idee sono risciacquatura di piatti»). Contava lo stile, cioè «la maniera dell’autore, le sue modulazioni particolari, il suo vocabolario, o quel qualcosa che, quando il lettore si trova davanti un brano, gli fa esclamare: “È della Austen, non di Dickens”». Non si stancava di ripetere che i romanzi derivano dalle fiabe. Nella Metamorfosi vide Cenerentola. E di Kafka in genere, disse che scriveva in bianco e nero (è un gran complimento ed è verissimo). A volte rimaneva troppo chiuso dentro i romanzi, non allargava lo sguardo. Gli sfuggì, per esempio, che Lo strano caso del dottor Jekyll e di Mr Hyde fu doppiamente profetico. Fu pubblicato nel 1885, tre anni prima dell’apparizione di Jack lo squartatore. Un caso? E poi c’è la scena finale. Il cadavere di Hyde, avvolto in abiti troppo larghi (erano di Jekyll), giace sul pavimento mentre nell’aria si sparge un odore di mandorle amare. Hyde ha schiacciato una capsula di cianuro sotto i denti. Si è dato la morte come faranno poi i criminali nazisti. Mi sarebbe piaciuto fare una domanda a Nabokov: «Prof, a quale fiaba somiglia Lolita? A Cappuccetto Rosso?».