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 2018  ottobre 21 Domenica calendario

Il sondaggio sulla legge di bilancio

La presentazione della legge di Bilancio 2019 ha suscitato reazioni vivaci a più livelli e forti tensioni tra maggioranza e opposizione, tra il governo e le istituzioni europee. La risposta dei mercati finanziari non si è fatta attendere, lo spread ha raggiunto il livello più elevato degli ultimi 5 anni e la Borsa è in calo. A ciò si aggiungono i malumori tra le due forze della maggioranza sul sospetto di manipolazione del decreto fiscale. 
Alla luce di queste reazioni, a distanza di tre settimane abbiamo voluto sondare nuovamente le opinioni degli italiani sui provvedimenti più importanti della manovra. I risultati non sono molto diversi rispetto al precedente sondaggio.
Iniziamo dai provvedimenti più divisivi, cioè il reddito di cittadinanza e la pace fiscale. Nel primo caso prevalgono le valutazioni negative, il 49% si dichiara contrario mentre il 42% è favorevole. Il consenso prevale largamente tra gli elettori pentastellati (73%), meno nettamente tra i leghisti (53%), mentre viene rigettato dalla stragrande maggioranza degli elettori dell’opposizione, con punte dell’85% tra quelli di centrosinistra. Piace ai potenziali beneficiari, cioè disoccupati, lavoratori esecutivi, residenti nelle regioni centromeridionali ma anche ai dipendenti del settore pubblico e alle casalinghe, mentre viene osteggiato dai ceti dirigenti e impiegatizi del settore privato, dai lavoratori autonomi, dalle persone più istruite e dai residenti delle regioni settentrionali. 
Quanto alla pace fiscale, il 47% si dichiara a favore e il 42% contro. In questo caso il consenso prevale non solo tra gli elettori della maggioranza (64%, con lo stesso livello di consenso per i sostenitori delle due forze), ma anche tra quelli dell’opposizione di centrodestra, Forza Italia in primis (48%), e tra gli astensionisti (42%), come pure tra i ceti meno istruiti, le casalinghe, gli operai (mentre i lavoratori autonomi si dividono a metà), i residenti nel Nord est e al Sud.
Tutte le altre misure ottengono un ampio consenso, a partire dal taglio delle «pensioni d’oro», ossia la riduzione degli assegni pensionistici al di sopra dei 4.500 euro netti mensili, un provvedimento gradito dal 68% degli italiani, seguito dalla revisione della legge Fornero con l’introduzione della «quota 100» (58%), per finire con la «flat tax», cioè l’estensione della tassazione forfettaria al 15% a tutte le partite Iva con ricavi fino a 65.000 euro (55% i favorevoli). Nel complesso la manovra è apprezzata dal 59% degli italiani, mentre viene bocciata da uno su tre (33%). Piace a quattro elettori su cinque della maggioranza (81%), ma anche alla metà di quelli di FI, nonché agli astensionisti (50%). E fa breccia anche nel centrosinistra, dato che risulta gradita da circa un elettore su quattro (23%).
Rispetto al sondaggio di tre settimane fa aumenta dal 41% al 45% la quota di chi ritiene che la manovra non metterà a repentaglio la tenuta dei conti pubblici, mentre il 37% è di parere opposto e il 18% non sa rispondere. In ogni caso il deficit previsto e la possibilità di aumentare il debito pubblico non sembrano preoccupare più di tanto: infatti, secondo un nostro sondaggio per la trasmissione «DiMartedì», il 55% ritiene che l’aumento dell’indebitamento sia necessario per far crescere l’economia.

Le reazioni dei mercati finanziari sono vissute come un’indebita interferenza. D’altra parte non brilliamo per competenze finanziarie (solo un italiano su quattro dà una definizione corretta di «spread» ed è in grado di valutare correttamente cause e conseguenze) e in questa fase ciò può rivelarsi molto utile in termini di consenso.
La manovra, quindi, è sostenuta da aspettative elevate. A questo punto per il governo non si tratta solo di mantenere gli impegni presi, quanto di verificare se (e quando) i risultati raggiunti corrispondano alle attese suscitate. Ma, come recita un proverbio inglese, la prova del budino è nel mangiarlo.