21 ottobre 2018
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Biografia di Michiko
Michiko (Michiko Shoda), nata a Tokyo il 20 ottobre 1934 (84 anni). Imperatrice consorte del Giappone, in quanto moglie di Akihito (imperatore dal 7 gennaio 1989) • «Michiko ha sposato Akihito il 10 aprile del 1959. I due si incontrarono durante una partita di tennis, nell’estate del 1957, in un resort a Karuizawa, una popolare mèta turistica nella meravigliosa prefettura di Nagano. Michiko era la figlia maggiore di Hidesaburo Shoda, presidente della Nisshin Seifun, un’enorme azienda di prodotti alimentari e di distribuzione giapponese. Un cattolico, in un Paese di scintoisti. Dopo un anno e mezzo, la Kunaicho [la potentissima Agenzia della Casa imperiale, che organizza e controlla la vita della famiglia imperiale – ndr] annunciò il fidanzamento tra Akihito e Michiko. Il fatto che lei non fosse una aristocratica, ma la prima donna senza sangue blu a fidanzarsi con un erede al trono, portò i giapponesi ad amarla sin da subito, e quella fazione di falchi conservatori e tradizionalisti a cercare di scoraggiare le nozze. Ma “Mitchi”, come la chiamavano durante il college, era bellissima, era ricca, ed era colta. Si era laureata nel 1957 all’Università del Sacro cuore di Tokyo in Letteratura, aveva conosciuto Oxford e Harvard. Secondo il biografo dello scrittore giapponese Yukio Mishima, Henry Scott-Stokes, Mitchi era stata promessa in sposa all’uomo che il 25 novembre del 1970 compì il suicidio rituale per protestare contro la decadenza giapponese. Eppure lo stesso Mishima, dopo il matrimonio imperiale del ’59, criticò l’idea di un erede al trono del Crisantemo che sposa una donna del popolo. Secondo l’agenzia di stampa Kyodo News, in quel periodo aumentarono perfino le vendite dei televisori tra la popolazione, perché tutti, davvero tutti, volevano vedere la futura coppia imperiale coronare il sogno d’amore. Anche oggi il legame tra Akihito e Michiko sembra più forte delle regole, dell’etichetta e della Kunaicho. In occasione del compimento dei suoi ottant’anni, il 20 ottobre del 2014, Michiko ha risposto ad alcune domande sulla sua infanzia e sulla sua vita: uno spaccato privato a cui difficilmente si è potuto assistere. “I primi ricordi della mia infanzia, fino all’età di dieci anni e prima che la situazione della guerra deteriorasse, riguardano le mie giornate passate quasi tutte a giocare fuori, sotto il sole”. Per la piccola Michiko la natura aveva un ruolo fondamentale: una passione che guarda caso condivide con il marito Akihito, che studiò brevemente Scienze politiche ma poi si interessò molto di più alla biologia e alla ittiologia, diventando uno dei massimi esperti al mondo di ghiozzi. Dopo l’evacuazione di Tokyo, ricorda Michiko, “le mie giornate erano ben lontane dalla vita tranquilla che avevo condotto fino a quel momento. Il Giappone del dopoguerra aveva molti aspetti complicati che perfino uno studente delle elementari poteva avvertire, e quello è stato un periodo molto delicato per me. Dopo la fine della guerra sono rimasta qualche tempo in campagna, per poi tornare a Tokyo per finire gli studi. Avevo cambiato scuola cinque volte in tre anni, e ogni volta che entravo in una nuova scuola trovavo difficoltà ad adattarmi ai metodi d’insegnamento. Per molti anni questo problema mi ha lasciata con un sentimento d’insicurezza, come se ci fosse qualcosa che mancava nelle mie competenze accademiche di base. Molti anni più tardi, dopo il mio matrimonio, mi sono imbattuta in una poesia su un giornale, scritta da una donna – ho pensato che anche lei fosse cresciuta durante la guerra. L’ultima parte della poesia diceva: ‘Ci sono tante cose che non so / anche ora che sono una madre’”. […] Michiko ha poi ricordato i suoceri e il suo amato marito, “che mi ha mostrato il percorso finora”. E i consigli di suo padre, che la mattina del suo matrimonio con l’erede al trono le disse: “‘Vivi secondo i desideri di Sua Maestà l’imperatore, e del suo erede al trono’. Il ricordo di quelle parole mi ha sempre sostenuta e guidata. E penso che continuerà a farlo ancora”» (Giulia Pompili). «Nell’ottobre 1993, proprio nel giorno del suo cinquantanovesimo compleanno, l’imperatrice ebbe un collasso e perse del tutto la capacità di parola. Fu per fortuna un mutismo passeggero, ma durò comunque più di qualche mese. Raggelante la spiegazione che le fonti di Corte diedero dell’inspiegabile malattia. Dissero, come riportò il Washington Post dell’11 giugno 1994, che il malanno era stato provocato dalla “profonda tristezza” della sovrana per quello che i giapponesi ormai chiamavano – secondo la traduzione inglese – il “Michiko-bashing”, ovvero lo sport nazionale di sparare critiche contro l’imperatrice, colpevole di una nascita borghese. Era quello che la stampa popolare conservatrice aveva fatto senza sosta dal giorno del matrimonio, insufflata dalle voci e dai comportamenti della Corte. L’imperatrice Nagako […] non faceva mistero di disprezzare la nuora, e i burocrati dell’Agenzia della Casa imperiale, l’onnipotente Kunaicho, seguivano il suo esempio. I risultati dei ripetuti maltrattamenti della suocera furono un esaurimento nervoso nel 1963 e un conseguente aborto, che non fece che rinfocolare critiche e dileggio L’origine borghese della principessa la rendeva bersaglio facile per la caccia scatenata contro di lei dalla stampa popolare, in mano a fanatici lealisti di Hirohito: per loro l’ingresso della commoner Michiko nella famiglia imperiale sminuiva la divinità del tenno. Non perdonavano a una ragazza laureatasi presso un’università cattolica di avere sposato il supremo simbolo della religione shintoista. Quando lei rifiutò di rispondere a una domanda in merito, durante una conferenza stampa nel ’63, cominciò la campagna mirata e ininterrotta di articoli critici, durata anni, qualsiasi cosa lei facesse. L’obiettivo dei killer a mezzo stampa era di screditare la nuova arrivata agli occhi di sudditi fortemente tradizionalisti, in una società di radicato maschilismo. […] Di fronte all’opinione pubblica giapponese Michiko, anche quando è salita al trono, è stata descritta come “dominatrice, stravagante e sventata”, oltre che “autoindulgente” e – naturalmente – “isterica”. […] La sua vita è stata chiaramente un inferno, che ha pagato con svariati guai di salute, compresi il fuoco di Sant’Antonio e un blocco intestinale» (Antonio Caprarica). «Nonostante le rigide regole di etichetta e la sofferenza più volte espressa da Michiko, l’imperatrice ha sempre rispettato ruolo e impegni. […] Per fare una passeggiata a Tokyo, Michiko […] deve chiedere l’autorizzazione alla Kunaicho quattordici giorni prima. Il protocollo dell’Agenzia – un carrozzone burocratico composto da milleduecento dipendenti che comprende i funzionari, il cerimoniale, le guardie, gli autisti, un’orchestra, sarti, contadini, eccetera – è tra i più rigidi del mondo. La coppia imperiale non possiede un cognome, non possiede documenti, non possiede beni materiali (appartengono tutti allo Stato), non può esprimere opinioni, nemmeno sulla marca di sakè preferita (viene consegnata da un luogo segreto, senza etichetta). Michiko deve seguire tutte le regole previste, anche quelle stabilite per il suo rapporto pubblico con il marito. In un ritratto del 2007 pubblicato sul Telegraph in occasione della visita a Londra della coppia imperiale, William Langley scriveva: Michiko è una farfalla con un’ala rotta. “Deve cambiare il kimono tre volte al giorno, tenere gli occhi bassi, e camminare tre passi dietro suo marito. Non possiede soldi suoi, nemmeno un telefono dal quale fare telefonate private. Soltanto cinque anni fa è stata autorizzata a viaggiare sola, senza l’imperatore”. E non è che Akihito sia un mostro, anzi. Il problema è piuttosto della Kunaicho, spiegava al Telegraph Jeffrey Kingston, professore di Storia all’Università di Tokyo, “un gruppo di burocrati il cui unico lavoro è quello di tenere la famiglia sotto uno stretto controllo, e assicurarsi che tutti i membri vivano secondo i dettami dell’agenzia”. E le mogli degli imperatori, in tutto questo, sempre tre passi dietro al marito – anche se nel passato giapponese è piena la storia di imperatrici donne, vedove o mogli di mariti impossibilitati, a cui veniva assegnata la reggenza per i brevi periodi in cui serviva. […] Le immagini di Akihito e Michiko dopo il terremoto e lo tsunami dell’11 marzo del 2011 sono invece impresse nei cuori dei giapponesi. Dopo la tragedia, l’imperatore inviò un videomessaggio a reti unificate, e poi, insieme con la moglie, andò a visitare i centri per sfollati, rompendo ogni regola di etichetta. Come dire: non è il tempo delle regole, è il tempo della compassione, della misericordia. Questo atteggiamento ha avvicinato la coppia imperiale alla gente» (Pompili) • Due figli maschi, Naruhito (già insignito del titolo di “principe della Corona” e destinato a succedere al padre in seguito alla sua abdicazione, annunciata per il 30 aprile 2019) e Akishino, e una femmina, Sayako. «L’atteggiamento assunto dall’imperatrice negli anni Sessanta si potrebbe classificare come rivoluzionario. Fino a quel momento, i figli degli imperatori e dei principi ereditari non crescevano insieme con i genitori, ma erano affidati, subito dopo la nascita, ad un esercito di nutrici, medici ed istitutori che pensavano ad allevarli e ad educarli. Michiko (la prima borghese ad andare in sposa ad un futuro imperatore) volle occuparsi personalmente dell’erede al trono Naruhito e degli altri due figli. E non si limitò a questo, ma stabilì anche un codice (chiamato “Naru-chan”, dal diminutivo del primogenito) da rispettare in sua assenza, con regole del tipo: “Per favore, abbracciatelo forte almeno una volta il giorno per dimostrargli che gli volete bene”» (Marisa Sfondrini). «Come genitori, tendiamo a pensare che i nostri figli saranno sempre con noi, ma col passare degli anni tutti e tre i nostri bambini, ciascuno avendo trovato il proprio partner nella vita, hanno lasciato la nostra famiglia, uno per uno. Sono molto diversi tra loro, caratterialmente. Anche se penso di averli cresciuti con tutto il mio amore e con cure affettuose, suppongo che ci siano molte cose che avrei potuto fare di più per i miei figli» • Grande passione per il tennis, per la lettura e per la musica, soprattutto per il pianoforte, che ha più volte suonato anche in pubblico, in patria e all’estero (in Italia il 4 settembre 1993, nella Sala Maggiore del Comune di Pistoia, dove si esibì nell’Ave Maria di Gounod, accompagnata al flauto da Liana Lascialfari). Ha inoltre scritto e pubblicato alcuni testi poetici e un libro per bambini • «Povera imperatrice Michiko. […] Quante ne ha dovute passare, lei, una borghese, figlia di un ricchissimo produttore di farine e perciò soprannominata “la Mugnaia”. […] Ma, […] alla fine del 2013, ecco che Michiko si toglie la soddisfazione di ricevere un pubblico encomio da parte di suo marito Akihito, il quale […] ha festeggiato il suo ottantesimo compleanno e ha testualmente detto: “Essere imperatore può portare alla solitudine, ma la presenza al mio fianco dell’imperatrice mi ha portato conforto e gioia. Mi ha sempre rispettato e sostenuto”» (Renata Pisu).