Il Messaggero, 12 ottobre 2018
Torna il cappello
«L’educazione di una donna consiste in due lezioni: non lasciare mai la casa senza calze, non uscire mai senza cappello». Questa frase di Coco Chanel è più attuale che mai: quest’inverno il cappello torna protagonista degli outfit come si è visto su quasi tutte le passerelle, ma è anche al centro di due mostre che aprono in contemporanea il 20 ottobre a Monza e a Basilea. Chapeau! L’industria del cappello a Monza tra 800 e 900, organizzata dai Musei civici e dal Memb, il Museo etnologico Monza e Brianza, ripercorre gli anni d’oro della manifattura nella città brianzola. In quel periodo erano attive 42 aziende (oggi rimane solo il Cappellificio Vimercati) specializzate soprattutto in feltro di lana da uomo. Il processo produttivo partiva dalla lana e arrivava al capo finito attraverso una trentina di operazioni, impiegando una tecnologia complessa che richiedeva una notevole manodopera.
LA MEMORIA Le foto d’epoca esposte raccontano com’erano fatte le macchine e com’erano organizzati i capannoni. «Questa mostra dice il curatore Nicola Saredo rende omaggio all’industria monzese del cappello e ne celebra la memoria. Dopo aver avuto il primato mondiale della produzione, infatti, la città brianzola ha lasciato che si distruggesse tutto il patrimonio storico di quel periodo. Che oggi sopravvive, in parte, solo grazie alla raccolta del Museo etnologico».
Si intitola invece Tanto di cappello! Da oggetto quotidiano nel 1750 alle creazioni design di oggi la mostra dello Spielzeug Welten Museum di Basilea. Anche questa città non è stato scelta a caso, essendo da sempre patria del cappello tanto da dare il nome al modello Basilea di colore nero e dalla forma alta e conica. In mostra oltre cento pezzi storici da donna, uomo e bambino che ripercorrono la moda degli ultimi due secoli. L’attualità è rappresentata da 69 stilisti di 17 Paesi con oltre 120 pezzi. Fra questi i modelli di John Boyd che aveva tra le sue clienti Lady Diana e di Stephen Jones, lo stilista preferito da Rihanna, Katy Perry e Mick Jagger, i cui cappelli si trovano al Met di New York e al Louvre di Parigi.
LA MUSICA «Il cappello spiega Alessandra Lepri, docente di Storia della moda all’Istituto Modartech di Pontedera - negli ultimi decenni ha avuto tendenze altalenanti, scomparendo e riapparendo. Negli ultimi anni, però, è stato riscoperto dai giovani. Icone della musica come Michael Jackson sono quasi impensabili senza il cappello, così come molti rapper e jazzisti. Le tendenze delle ultime stagioni ne segnalano il ritorno in grande stile. Un esempio tra tutti l’interpretazione in chiave glamour di cappelli tradizionali maschili come la coppola o il basco, che Maria Grazia Chiuri per Dior ha reso femminili con la veletta».
Anche Gattinoni ha scelto coppole siciliane e Fedora dalla grande ala realizzati da Doria 1905. Se da Emilio Pucci il cappello diventa un turbante, Moschino rispolvera il baschetto alla francese, stesso modello per Versace che lo realizza in maxi check e lo sovrappone a un foulard nella stessa fantasia. C’è poi Prada che riporta in auge i cappelli piccoli a tesa rigida con decorazioni ricamate e motivi geometrici, Valentino che arricchisce il berretto in pelle con borchie, Gucci che propone le sue versioni in velluto e Luisa Beccaria che rende romantica la sua donna con un cappello a tesa larga.
A sottolineare l’importanza di questo accessorio è stata anche l’Unesco che nel 2012 ha dichiarato il Panama Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Unico accessorio moda a ottenere il riconoscimento, il celebre copricapo in paglia toquilla è divenuto famoso nel 1906 in testa al presidente Theodore Roosevelt durante i lavori del canale di Panama (da cui il nome).
PEZZI DA MUSEO Proprio i cappelli in paglia e la loro storia sono conservati al Museo del Cappello di Montenappone (Fermo), città fulcro del distretto della produzione di cappelli più grande d’Europa. Nel Museo sono esposti antichi telai, modelli vecchi (c’è quello appartenuto a Federico Fellini) e moderni ed è stato allestito un percorso dove viene spiegata l’arte della treccia, base di ogni cappello di paglia. A Ghiffa (Verbania), nei locali dell’ex Cappellificio Panizza, esiste invece il museo dedicato al cappello in pelo di coniglio, con una collezione speciale dedicata ai cappelli etnici e una raccolta di bambole con copricapo dalle più remote e antiche fino alle Fashion Dolls del XX secolo.