la Repubblica, 12 ottobre 2018
Troppe cadute sul ponte Calatrava, Venezia elimina i gradini in vetro
A Bilbao, dove c’era lo stesso problema, il Comune è intervenuto con una moquette di gomma: bruttina da vedere, ma efficace. A Venezia, per mettere fine a scivolate e ruzzoloni sui gradini del Ponte di Calatrava, la scelta è stata più radicale: i pannelli di vetro saranno sostituiti con nuove lastre in trachite. Non tutti, almeno in questa prima fase. La sostituzione riguarderà 16 lastre, per metà dal lato di piazzale Roma, il terminal dove arrivano gli autobus, il tram e i mezzi privati, e per metà dal lato di Santa Lucia, dove c’è la stazione ferroviaria. Un intervento da 40 mila euro, una sostituzione prevista nei prossimi giorni, alla vigilia della stagione invernale, con nebbia e ghiaccio a ricoprire i gradini.
Sono più di 22 mila le persone che ogni giorno attraversano il Canal Grande utilizzando il ponte della Costituzione, da tutti chiamato ponte di Calatrava dal nome dell’archistar Santiago Calatrava che lo ha progettato vent’anni fa. Poco più di novanta metri da una riva all’altra, per molti pericolosi come pattinare sul ghiaccio. Centinaia i risarcimenti chiesti al Comune da quando nel settembre del 2008 il ponte è stato aperto per la prima volta. Alcuni particolarmente onerosi. Un anno fa una turista romana settantenne che nella caduta aveva subito la frattura di una spalla è stata risarcita con 80 mila euro. In dieci anni i sindaci che si sono susseguiti ne hanno provate di tutti i colori. «È solo una questione di abitudine», era il refrain dei primi mesi. Ma i ruzzoloni non si sono fermati, e nel frattempo le cause si sono moltiplicate. Non sono serviti i cartelli che invitavano i pedoni a prestare attenzione e la vernice anti- sdrucciolo, non è bastato l’intervento per rendere corrugata la superficie degli elementi di trachite già esistenti, lavorazione che i tecnici chiamano bocciardatura. «La soluzione migliore», dice Ca’ Farsetti, «è la sostituzione dei gradini in vetro». E pazienza se l’intervento modifica il profilo estetico del ponte, l’equilibrio tra acciaio, vetro e trachite. Questione di sopravvivenza: per i pedoni e per le casse del Comune. «Anche negli ultimi mesi», allarga le braccia l’assessore ai Lavori pubblici Francesca Zaccariotto, «abbiamo sperimentato tre differenti tipi di vernice. Senza troppo successo». Quarto passaggio sul Canal Grande ( dopo i ponti di Rialto, dell’Accademia e degli Scalzi), il Ponte di Calatrava ha permesso di mettere in collegamento due aree strategiche della città, ma il suo rapporto con Venezia è sempre stato controverso. Per i gradini scivolosi e facili a rompersi – in dieci anni sono state cambiate quasi 50 lastre – per i cambi di passo nell’affrontarlo e per l’ovovia che avrebbe dovuto garantire il passaggio per i disabili ma che è entrata in funzione solo per pochi giorni, subito rotta. Per non parlare dei costi, lievitati a 11,6 milioni contro i 6,7 previsti dal bando. Per la procura della Corte dei Conti un progetto segnato da “macroscopica approssimazione e diffusa incapacità”. Tre anni fa però i giudici contabili hanno assolto l’archistar di Valencia e i tre dirigenti pubblici che seguirono il progetto: l’aumento dei costi c’era stato, ma per migliorie richieste dal Comune. E ora dovrà pronunciarsi la Corte dei Conti d’Appello di Roma.