Corriere della Sera, 12 ottobre 2018
Falle e scandali: la tecnologia spaziale di Mosca è in crisi
Il grave incidente al vettore spaziale che portava ieri la navicella Soyuz MS10 verso la stazione spaziale Iss con a bordo due astronauti è solo l’ultimo caso in ordine di tempo che sottolinea la crisi in cui versa lo spazio russo. I fallimenti ripetuti del vettore Proton che lanciava anche satelliti occidentali ha imposto la chiusura della catena di montaggio dopo aver contribuito ad aumentare i costi assicurativi. Nello scorso agosto, a bordo della navicella Soyuz connessa alla stazione Iss si scopriva un foro che causava la depressurizzazione della base orbitale e il direttore generale di Roscosmos, Dmitry Rogozin, affermava che era stato praticato durante la costruzione lasciando intendere un sabotaggio. Il nuovo lanciatore Angara varato nel 1995 riusciva ad effettuare solo un primo lancio parziale nel 2014. Intanto la base spaziale di Vostochnjy, in costruzione nell’Estremo Oriente russo, era travolta da scandali. Sono solo alcuni dei fatti simbolici delle difficoltà. Vladimir Putin dal 2014 ad oggi ha cambiato tre direttori generali di Roskosmos per tentare di arginare la situazione. E nel maggio scorso ha affidato la guida addirittura al suo vice, Dmitry Rogozin. Ma i problemi sembrano aggravarsi. Nel frattempo, fino a che non si scoprirà la causa del guaio, i collegamenti con la stazione saranno bloccati: la Soyuz è l’unica navicella in grado di effettuarli. I tre astronauti a bordo potrebbero essere costretti a prolungare la loro permanenza e quindi il calendario delle partenze sarà sconvolto, compresa quella del nostro Luca Parmitano (missione Beyond) prevista nel prossimo luglio. Inoltre la Soyuz agganciata alla Iss ha una vita tecnica di 200 giorni e quindi essendo lassù da giugno, in dicembre scadrà la sua «garanzia». La prospettiva, dunque, è carica di incertezze.