Corriere della Sera, 8 ottobre 2018
I dubbi di Papa Francesco su «sorella morte»
«Maria avrà avuto sedici, diciasset-te anni, non di più, al momento dell’Annunciazione. È la prima invitata al Sinodo». Mentre i padri sinodali si riuniscono con il Papa in Vaticano, per riflettere sui giovani e il futuro della Chiesa, esce domani nelle librerie «Ave Maria» (Rizzoli-Lev), un colloquio sulla preghiera tra Francesco e don Marco Pozza, teologo e cappellano del carcere di Padova. Il libro è il seguito del «Padre nostro» uscito l’anno scorso: anche in questo caso, dal 16 ottobre, il dialogo sarà trasmesso a puntate da TV2000. Ed è interessante, nei giorni sinodali, notare come una giovane donna, Maria, sia il modello della fede: «In Lei vediamo il risultato dell’agire di Dio, cioè cosa succede a un essere umano quando accoglie completamente lo Spirito Santo». Una ragazza «normale» contrapposta alle élites che «piacciono al diavolo» e mirano a dividere. «La Chiesa è donna, la Chiesa non è maschio, non è “il” Chiesa. Noi chierici siamo maschi, ma noi non siamo la Chiesa». Bergoglio parla anche di sé, come quando confessa che non definirebbe, come San Francesco, la morte «sorella» («è un’espressione che a me non dice molto. Mi piace pensare alla morte come all’atto di giustizia finale. Convivere con la morte non fa parte della mia cultura»). E ricorda le figure femminili che gli hanno trasmesso la fede, come la nonna paterna: «Potrei dire che la mia lingua madre è il piemontese perché i nonni fra loro parlavano in dialetto, e questo ha avuto un grande influsso sulla mia vita».