La Stampa, 8 ottobre 2018
Quel mezzo grado che salva il mondo da catastrofi e malattie che uccidono
Mezzo grado celsius nelle temperature medie globali. Basta poco per rendere il mondo più insicuro, meno prospero, più esposto a catastrofi naturali, siccità, innalzamento dei mari. La scienza sul cambiamento climatico è sempre più precisa. E preoccupante. L’ultimo, urgentissimo, report dell’Ipcc, il Panel Intergovernamentale sui Cambiamenti Climatici, che adotta oltre 6000 referenze scientifiche, curato da novantuno autori da tutto il mondo, su mandato dei governi, va accolto con la massima attenzione. Questa mega-ricerca, “Global Warming of 1,5°C”, ci dice: fermare il riscaldamento globale a +1,5° è possibile ed è un atto dovuto. Bisogna agire però rapidamente, dismettendo le fonti fossili il più rapidamente possibile. L’obiettivo “light” dell’Accordo di Parigi, che prevede un aumento delle temperature medie a 2°C, comporterà molti più danni economici e sociali e ci renderà più esposti a situazioni meteo estreme, maggiori siccità, un aumento dei livelli del mare di almeno 0,1 metri (distruggendo così molte nazioni insulari come le Maldive o Kiribati).
La differenza
«Limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai 2°C ridurrebbe molti impatti gravi sugli ecosistemi, sulla salute umana e sul benessere, rendendo più facile il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sdg) delle Nazioni Unite», ha dichiarato Priyardarshi Shukla, copresidente del gruppo di lavoro dell’Ipcc.
Ciò significherebbe, avverte il report, meno carestie, meno povertà, meno migrazioni di massa, meno mortalità infantile, meno rischi per la salute. Certo, impatti ambientali e sociali importanti avverranno anche con un aumento di 1,5°, avvisano gli scienziati, colpendo soprattutto i paesi in via di sviluppo, gli ecosistemi artici, regioni aride, e le isole. Oramai è troppo tardi, ci dicono i dati: siamo dentro al climate change e dobbiamo subirne le conseguenze nefaste.
Rimanendo entro 1,5°C saremmo però almeno in grado di «ridurre il numero di persone esposte ai rischi legati al clima e suscettibili alla povertà fino a diverse centinaia di milioni entro il 2050». In altre parole si potrebbero salvare decine di milioni di vite. Evitare i morti di una tragedia equivalente alla Prima guerra mondiale. Solo in termini di impatti diretti, dice il report, «c’è estrema certezza che il riscaldamento a due gradi aumenterà significativamente la mortalità umana, in particolare legata alle ondate di calore. Malattie come malaria e dengue aumenteranno significativamente, raggiungendo nuove aree geografiche».
Le scadenze
Rimanere sotto la soglia di 1,5°C è però possibile: si dovranno ridurre le emissioni globali nette di CO2 causate dall’uomo di circa il 45% rispetto ai livelli del 2010 entro il 2030, raggiungendo lo zero “netto” intorno al 2050. Per farlo? Servono transizioni «rapide e di ampia portata» nell’uso di suolo, produzione di energia (riduzione drastica delle fonti fossili), industria, edifici, trasporti e città: questo ci viene richiesto dalla comunità scientifica internazionale. Per decarbonizzare solo il settore energetico si dovranno investire, dice il report, circa 900 miliardi di dollari l’anno. Ovvero moltiplicare per fattore cinque gli attuali investimenti.
Assodato inoltre dal report che, per arrivare a emissioni nette zero, bisognerà rimuovere la “cattiva” CO2 dall’atmosfera. Sia attraverso lo stop al taglio delle foreste e l’aumento delle superfici di boschive, sia con l’espansione della produzione di energia da biomasse e soprattutto con le tecnologie di sequestro, stoccaggio e impiego di CO2 (CCUS). Secondo il report «consentire alla temperatura globale di superare anche temporaneamente 1,5°C significherebbe un maggiore affidamento sulle tecniche che rimuovono la CO2». Precisando però che «l’efficacia di tali tecniche non è dimostrata su larga scala e alcune potrebbero avere impatti negativi sullo sviluppo sostenibile».
Riuscirà il report Ipcc a dare una scossa ai negoziati sul clima Onu per sostenere l’Accordo di Parigi e accelerare la decarbonizzazione del pianeta? Al momento non c’è consenso sulle regole di implementazione dell’accordo dal 2020. Un eventuale fallimento ci condannerebbe a un aumento di 2°C. O a molto di più.