la Repubblica, 8 ottobre 2018
Dagli origami alle ciglia, in Cina è febbre da record
C’è il noodle più lungo del mondo, 3 chilometri e 84 metri di spaghetto. L’origami più grande, un rinoceronte ci carta di otto metri per quattro, lo hanno dovuto piegare in otto. C’è il ballo di gruppo più numeroso, 31.697 persone a muoversi all’unisono su musica popolare. E l’anziano signore che per tenersi in forma passeggia ogni giorno con due scarpe di ghisa da 20 chili, trascinandole per 20 metri. C’è già tanta Cina nel Guinness dei Primati. Ma tanta di più ce ne sarà, a giudicare dal ritmo con cui alla società che gestisce il grande libro dei record arrivano nuove richieste dai cittadini del Dragone: circa 2mila lo scorso anno, più 20 per cento rispetto al precedente.
«Gli Stati Uniti, con 17mila, e il Regno Unito restano avanti, ma questo è il mercato che cresce più veloce», racconta dal suo ufficio di Pechino l’italiano Marco Frigatti, general manager di Guinness World Record in Cina. Come se il Paese che sta diventando superpotenza avesse un estremo bisogno di vedersi certificare dal mondo la propria eccezionalità. E i suoi cittadini una voglia disperata di distinguersi, comprensibile quando si è un miliardo e 400 milioni sotto lo stesso tetto.
Va detto che la passione per targhe e certificazioni è antica tradizione comunista: ogni negozio, ristorante o azienda espone in bella vista tutti gli attestati ricevuti dalle autorità. La novità è che ora alla Cina i riconoscimenti interni non bastano più, vuole quelli internazionali. La corsa a far entrare i siti turistici nella lista dei patrimoni Unesco è un esempio, il Dragone insidia da vicino il primato dell’Italia, il recente assalto al Guinness un altro. Si candidano città e villaggi per attirare visitatori, come Bozhou che ha piantato il più grande prato di peonie al mondo. Ci provano singoli individui di talento, come il ragazzo che è riuscito a risolvere tre cubi di Rubik in 5 minuti e 6 secondi palleggiandoseli tra le mani come un giocoliere (guardare per credere il video su Youtube). Ci provano soprattutto le aziende, per utilizzare il primato come campagna di marketing: il noodle chilometrico, che ha scalzato dalla classifica uno spaghetto tricolore, era farina di uno dei principali produttori di pasta istantanea del Paese.
Un mercato così ricco che, caso unico al mondo, in Cina sono nati pure dei concorrenti locali del Guinness, addirittura quattro. Il primo, Shanghai Great World, risale addirittura al 1992 e voleva essere una sorta di risposta mandarina alla società occidentale, ammettendo molti record legati a folklore e tradizioni cinesi. Altra epoca: ora il primato va realizzato su scala mondiale, tanto che le aziende richiedono giudici occidentali per certificarlo. Così sia Shanghai Great World che le ultime due nate si proclamano registri globali. Magari con un prezzo inferiore e un po’ meno rigore del Guinness originale: «Capita che qui provino a barare – racconta Frigatti – vogliono accorciare la durata di un record se per qualche motivo devono presentarlo prima». Quando poi il tentativo fallisce, succede in media in un quarto dei casi, la Cina non la prende bene: «È la fine del mondo, significa perdere la faccia. Abbiamo fatto molto training ai nostri giudici su come gestire i tentativi di corruzione».
Anche chi il suo record lo ottiene però deve affrontare un paradosso tipicamente mandarino: il divieto per le aziende di pubblicizzarsi usando dei superlativi, “il più questo”, “il più quello”. Legge che nasce con il lodevole intento di evitare inganni ai danni dei consumatori (il classico cracker “più sano"), ma che costringe chi di superlativi vive, come gli enti che certificano i primati, a improbabili parafrasi. Lo spaghetto più lungo del mondo, sul territorio del Dragone può essere solo uno spaghetto “da record”. Ma quel record, purché mondiale, alla Cina basta e avanza.