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 2018  ottobre 08 Lunedì calendario

Sulla redistribuzione dei migranti l’Italia sempre più isolata

Più di 10.000 migranti approdati comunque sulle nostre coste e, di questi, ben 7.000 arrivati indisturbati ( l’ultimo sbarco ancora ieri) a Lampedusa e sulle coste joniche. L’offensiva del ministro dell’Interno ( tutta concentrata sulla rotta libica e sulle navi Ong, assolutamente inefficace sui flussi dalla Turchia e dalla Tunisia) ha fatto sì che l’Europa abbia trovato soluzioni per accogliere le navi respinte, sperimentando il meccanismo di redistribuzione dei migranti nei cosiddetti Paesi “volenterosi” ma abbandonando al suo destino l’Italia.
La Spagna la più accogliente, la Francia la più celere nell’eseguire gli accordi di ripartizione, Lussemburgo, Irlanda, Portogallo sempre disponibili a contribuire, persino Malta (spesso in difetto su soccorsi e accoglienza) si è rifatta una verginità permettendo alle navi Ong di approdare con la garanzia di ripartizione dei migranti e ordinando alle proprie motovedette di effettuare dei salvataggi ( l’ultimo gommone con 120 persone sabato pomeriggio). Ma all’Italia l’Europa ha girato le spalle: e così se i migranti sbarcati a Malta sono già quasi tutti nei paesi di ultima destinazione, i 450 fatti approdare a Pozzallo a luglio dopo un accordo a sei, dopo tre mesi sono in massima parte ancora in Italia. E d’altra parte anche l’Italia è stata inadempiente, non andando mai a Malta a prendere la quota di migranti che si era impegnata ad accogliere sia dalla Lifeline che dalla Aquarius. Inevitabile, dunque, che a fine agosto, nel cercare una soluzione condivisa che consentisse di far scendere finalmente a terra i 177 della Diciotti, Bruxelles si sia disinteressata del caso e Salvini non abbia trovato altra via d’uscita che rivolgersi alla Chiesa o a piccoli paesi come l’Irlanda e l’Albania.
Ma che fine hanno fatto gli oltre 2.600 uomini, donne, bambini lasciati per giorni in mezzo al mare su navi delle Ong, mercantili, persino navi militari a cui l’Italia ha chiuso i porti? Più di un terzo, ben 900, sono andati a finire in Spagna, il Paese che nel 2018 è diventato il primo approdo nel Mediterraneo per 35.000 persone. Nonostante questo, la Spagna ha deciso di far sbarcare sempre nei suoi porti le navi della Ong spagnola Open Arms, ha partecipato agli accordi di redistribuzione e ha accolto in blocco i 629 della Aquarius, la prima nave a cui l’Italia ha negato i porti facendola scortare a Valencia.
Ad inaugurare la stagione delle soluzioni condivise è stato a fine giugno il caso della Lifeline, la nave della Ong tedesca finita sotto sequestro con il capitano processato per essersi rifiutato di coordinarsi con la Guardia costiera libica. Era il 28 giugno quando, all’approdo della nave a La Valletta, Salvini gridava vittoria. Sembrava che la strada di un meccanismo stabile di ripartizione dei migranti soccorsi nel Mediterraneo fosse percorribile, unica a tenere insieme il dovere dei salvataggi in mare con l’assunzione di responsabilità da parte dell’Europa. Meccanismo riproposto il 16 luglio davanti a un barcone con 450 persone a bordo lasciato passare da Malta e arrivato davanti al porto di Pozzallo. Ma questa volta l’accordo tra sei Paesi rimane in buona parte lettera morta. Solo la Francia porta via quasi subito i suoi 50. Tre mesi dopo i migranti di quel barcone aspettano ancora, tra Pozzallo e Messina, che Germania, Spagna, Malta vadano a prenderli. Salvini si sente preso in giro e giura che l’Italia non parteciperà più a nessun piano di redistribuzione, Malta gli rinfaccia che proprio l’Italia è l’unico paese che non è mai andata a prendere i “suoi” migranti della Lifeline.
Da quel momento l’Italia è sempre più isolata. Il 14 agosto, quando la Aquarius viene fatta approdare a Malta, il premier Conte dà la sua adesione al nuovo accordo ma dal Viminale fanno orecchie da mercante e, naturalmente, il 26 agosto, quando il ministro dell’Interno capisce che, dopo sette giorni, è ora di far sbarcare a Catania i 177 sequestrati per una settimana sulla nave Diciotti della Guardia costiera italiana, Bruxelles si gira dall’altra parte. Salvini annuncia “soluzioni innovative”, è costretto a rivolgersi alla Chiesa e a piccoli Stati come l’Irlanda e l’Albania. Ma i migranti si dileguano praticamente tutti nel giro di pochi giorni. Per l’Italia è l’ultima beffa.