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 2018  ottobre 08 Lunedì calendario

Jin King, il primo transgender autorizzato da Pechino a cambiare sesso

L’unica cosa che non ha cambiato nella sua vita è il nome, Jin Xing, letteralmente “Stella d’oro”. Per il resto, questo simbolo trans-nazionale della Cina, ha rivoluzionato tutto: sesso, professione, conto in banca, e, da ultimo, buen retiro estivo. La 51enne Jin Xing, ex colonnello dell’Esercito di Liberazione di Mao, è la ballerina e coreografa più famosa e uno dei volti televisivi più amati della Repubblica Popolare Cinese, al punto da essere considerata la versione in mandarino di Oprah Winfrey; e soprattutto è il primo transgender al quale il governo di Pechino abbia dato l’assenso a cambiare sesso. Lo scarto tra la sua prima e la sua seconda vita coincide con il 1995: quell’anno Jin decide di operarsi e dare forma fisica a un’identità che sente dentro di sé sin dall’infanzia; ma quella trasformazione sessuale significa anche la definitiva realizzazione di un sogno che Jin coltiva da tempo, pur sotto le spoglie di un militare: essere una ballerina, librarsi in alto, ritrovare la leggerezza contro il senso di gravità, trasfigurarsi da una dimensione umana a una semi-divina perché, come avvertiva Nietzsche, io «potrei credere solo a un dio che sapesse danzare». Quella voglia di ballare sul mondo la porta a girare il mondo: prima New York, dove segue un corso di formazione, poi Roma e Bruxelles, dove inizia a ballare con le compagnie di danza e le star più importanti del continente (tra le italiane, la Fracci e la Dorella), infine la Puglia. Sì, perché nel Salento, sul litorale di Santa Caterina, da un anno a questa parte Jin ha trovato il suo luogo dell’anima, una dimora estiva nella quale ritirarsi in semi-anonimato, lontana da palco e riflettori, e non essere più lei la protagonista, ma contemplare la Natura che qua, con la sua bellezza, la fa da padrona. Non un gesto di abdicazione, ma di temporaneo isolamento. Di cui pochissimi sanno, se non i residenti della zona che si chiedono chi sia quella “bellissima donna” – perché tale è diventata Jin, dopo l’operazione – che abita una vecchia villa di inizio Novecento, completamente ristrutturata, con immense distese di verde, una manciata di domestici e giardinieri, una vista mozzafiato, tre figli adottivi e un marito, non facendosi mancare, pur nella sobrietà, manifestazioni di lusso estremo. Per capire chi sia quella donna, occorre risalire alla sua storia, ben raccontata nel libro autobiografico Volevo diventare una ballerina (Sonzogno, pp. 214, euro 16,50); e in particolare tornare alla sua infanzia, quando la futura star va incontro a un evento che le cambierà la vita.

LA FOLGORAZIONE A sei anni l’allora bimbo Jin, nato nel pieno della rivoluzione culturale e figlio di un funzionario del ministero della Guerra, noto come ‘Il marxista-leninista’, e di una donna sospettata di essere nemica del popolo per via delle sue origini coreane e del suo lavoro di traduttrice dal giapponese, assiste a uno dei primi grandi balletti della Cina comunista, La ragazza dai capelli bianchi. È la folgorazione. Il piccolo Jin, come racconterà nel libro, torna a casa «ebbro di gioia, esaltato dallo spettacolo, dai movimenti fluidi» e inizia a «piroettare sul materasso come la ballerina, desiderando con tutte le mie forze trasformarmi in lei». Quel processo graduale passerà da anni in cui Jin, affrontati i dileggi dei coetanei che gli danno dell’effemminato e arruolatosi nelle forze armate per volontà del padre, metterà a frutto il suo talento nella danza entrando a far parte del corpo di ballo dell’esercito. Poi, a diciotto anni, la grande occasione: già divenuto colonnello, dopo aver vinto un concorso nazionale di balletto, Jin ottiene una borsa di studio per uno stage a New York, con il grande ballerino Murray Louis. Là, nella Grande Mela, Jin, oltre ad affinare il suo stile e a confrontarsi con importanti palcoscenici, sperimenta la libertà di farsi da sé e diventare padrone del proprio destino, con scelte anche drastiche. Prende a viaggiare e a esibirsi in tutta Europa, fino a che a ventisei anni torna in patria, si trasferisce a Shanghai, lascia l’esercito, e due anni dopo prende la grande decisione: operarsi e diventare donna. Dopo tre interventi molto rischiosi, svolti con la consapevolezza – come lei stessa ammetterà – che «tra poche ore sarà finita. Non potrò tornare indietro. Precipiterò nel’’ignoto», Jin rinasce, sboccia letteralmente a nuova vita, con altre sembianze e più grandi ambizioni. Nella sfera professionale, ormai consacrata come ‘stella’ – nel suo nome un destino – mette su la compagnia Jin Xing Dance Theatre e si afferma come volto televisivo nel The Jin Xing Show, seguito da circa un miliardo di persone in tutto il mondo. Nella sfera privata, si sposa col tedesco Heinz Gerd Oidtmann, conosciuto per una coincidenza fortuita in aereo, e adotta tre bambini.

LA CASA DEL DUCE La popolarità le riempie la vita ma ne limita la libertà. E così, due anni fa, la decisione di acquistare una villa in Salento, terra di cui si innamora durante un viaggio di lavoro, per mettersi al riparo da fan e curiosi. Passanti e residenti la descrivono come una tenuta di tre ettari piena di pini secolari e con affaccio sul mare, costata quasi due milioni, senza considerare il milione e passa speso per ristrutturarla, grazie al tocco prezioso dell’architetto salentino Elio Resta, titolare della Puglia Estates, e alla scelta di materiali e arredamenti di lusso rigorosamente made in Italy. Una dimora principesca, di stile arabeggiante, che l’anno scorso Lady Jin ha inaugurato con un party, riservato a una settantina di invitati, per il quale ha speso, solo per i fuochi d’artificio, alcune migliaia di euro. Uno sfarzo aristocratico testimoniato da personale e giardinieri più una governante che abita la magione anche in sua assenza, dal catering di altissimo livello che le fa arrivare direttamente a casa alcune prelibatezze locali, e dalle sue rarissime sortite fuori dalla villa, perché è privilegio delle principesse non mescolarsi con la folla. Quell’isolamento le consente di evitare l’afflusso di cronisti e ammiratori, in particolare connazionali, perché, assicurano alcuni residenti, «se i cinesi che vivono in Italia sapessero della sua presenza, verrebbero immediatamente qui in pellegrinaggio, come si fa con le vere dive». Il patrimonio immenso di cui dispone Jin le ha consentito di acquistare nella stessa località un’altra villa, stavolta di epoca fascista, di un valore molto vicino all’altra. Sorte curiosa di un ex colonnello dell’esercito di Mao finire a villeggiare in una casa dei tempi del Duce...Che la bellissima Jin, oltre al sesso, alla professione e al tenore di vita, abbia cambiato infine anche ideologia politica’ Muovendosi sempre in punta di piedi, s’intende, e con un balzo armonioso, come spetta a una divinità del ballo...