Il Sole 24 Ore, 8 ottobre 2018
Lotta a finti poveri: la sfida per il reddito di cittadinanza
Sei finti poveri ogni dieci controlli. È la percentuale di irregolarità rilevata dalla Guardia di Finanza nel 2018 nelle verifiche mirate sui beneficiari di prestazioni sociali agevolate ed esenzioni dai ticket sanitari. Un dato che rischia di avere un’importanza cruciale in vista del reddito di cittadinanza, per il quale diversi esponenti del Governo hanno promesso controlli e sanzioni contro i furbetti. E per il quale già nei giorni scorsi il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha chiamato in campo le Fiamme gialle con un «piano anti-abusi».
Di fatto, su 8.847 persone controllate nei primi sei mesi di quest’anno, 5.435 non avevano le carte in regola per accedere alle agevolazioni (richieste o già incassate). Colpisce il dettaglio dei ticket sanitari, dove le irregolarità sfiorano il 90% (3.367 su 3.611 verifiche): come dire che la Guardia di Finanza – dopo aver selezionato le posizioni sospette con analisi di rischio – si muove quasi a colpo sicuro. E il trend è costante negli ultimi anni. Dove si nota un calo delle irregolarità, invece, è nel campo delle prestazioni sociali agevolate. Un miglioramento collegato probabilmente al nuovo Isee, che prevede controlli preliminari delle Entrate e dell’Inps sulle informazioni dichiarate dai cittadini. E che, grazie alla rilevazione della giacenza media sul conto corrente, ha spazzato via il malcostume di chi si “dimenticava” di titoli e investimenti.
Ma non è detto che l’apparato dei controlli sul reddito di cittadinanza seguirà lo stesso meccanismo di quello previsto per l’Isee. La Nota di aggiornamento al Def non cita l’indicatore tra i criteri d’accesso al nuovo sussidio, ma ne demanda i dettagli a un prossimo disegno di legge. Di certo c’è la volontà dichiarata di far sì che le risorse vadano solo a chi ne ha davvero bisogno.
L’operazione-verifiche, però, si annuncia imponente e complessa. Per quanto mirati, i controlli eseguiti negli ultimi anni dalla Guardia di Finanza coprono meno dello 0,5% dei potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza. Quanto ai centri per l’impiego – che, riformati, saranno in prima linea per la nuova misura – finora non hanno mai eseguito controlli. Inoltre, sono solo 552, rispetto agli 8mila Comuni attualmente coinvolti nel reddito d’inclusione (il Rei, che potrebbe essere assorbito dalla nuova misura). Il sottosegretario dell’Economia, Laura Castelli, ha annunciato verifiche tramite l’incrocio delle banche dati. Via potenzialmente efficace, ma soggetta al vaglio della privacy, come testimoniano le esperienze del redditometro e della precompilata. E, comunque, i database possono fare poco contro i finti poveri che incassano redditi in nero e fanno la spesa in contanti.