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 2018  ottobre 08 Lunedì calendario

Sondaggi, la castrazione chimica conquista le donne e il Pd

Il 77% degli italiani, dunque quasi otto su dieci, afferma di essere favorevole all’impiego della castrazione chimica su stupratori e pedofili. I contrari sono solo il 15% (il restante 8% non esprime un’opinione al riguardo).
Come si sa, sull’opportunità o meno della castrazione chimica per chi commette atti di violenza sessuale o di pedofilia, il dibattito è aperto da tempo. C’è chi la ritiene necessaria, sia per prevenire il fenomeno delle violenze, sia per difendere i segmenti di popolazione più esposti ad esso. C’è invece chi obbietta che si tratta di una soluzione che (tranne i casi in cui sia richiesta volontariamente dalla persona interessata) lede i diritti umani e che rischia oltretutto di essere inefficace.
Al di là dei diversi punti di vista sulla questione, il dato oggi emerso da questa indagine sull’opinione pubblica è impressionante e indicativo. Esso rappresenta sinteticamente il clima di preoccupazione (in certi casi di paura) che caratterizza al riguardo la gran parte della popolazione del nostro Paese. Chi legge sui giornali di episodi del genere (che si ripetono relativamente sovente) ne trae un’impressione di sgomento. E finisce con l’essere preoccupato anche per l’incolumità personale o per quella della propria famiglia. Nell’effettuare le interviste per questo sondaggio, abbiamo trovato molte donne che confessavano il proprio disagio crescente nel trovarsi a percorrere zone poco frequentate della propria città o del proprio paese.
Da questo stato di malessere nasce la diffusa voglia, e la conseguente richiesta, di una reazione, anche (e, secondo alcuni osservatori, troppo) severa, di una punizione esemplare e al tempo stesso volta alla protezione della comunità verso chi assume certi comportamenti.
Ciò spiega il risultato del sondaggio, che è stato effettuato la settimana scorsa dall’istituto Eumetra Mr, intervistando un campione rappresentativo della popolazione maggiorenne del nostro Paese e i cui risultati sono stati presentati nell’ambito della trasmissione Quarta Repubblica, condotta da Nicola Porro su Rete 4.
Non sorprende che si ritrovi tra le donne una ulteriore accentuazione nella quota di pareri favorevoli (79%) rispetto alla castrazione chimica. Il genere femminile è infatti nella gran parte dei casi la vittima degli episodi di stupro e violenza sessuale.
C’è anche, ovviamente, una differenziazione di opinioni in relazione all’orientamento politico (misurato attraverso le dichiarazioni sull’intenzione di voto a possibili nuove elezioni). I votanti per la Lega appaiono i più favorevoli al provvedimento, raggiungendo il 91% di consensi. Non a caso, proprio il loro partito ha presentato un disegno di legge al riguardo e ha inserito il tema nella campagna elettorale (senza che esso fosse però poi ripreso nel «Contratto di governo» stilato con il Movimento Cinque Stelle). 
Ma anche all’interno di Forza Italia e dello stesso Movimento Cinque Stelle, il livello di approvazione per l’introduzione della castrazione chimica è molto elevato e raggiunge, rispettivamente, l’85% e l’83%.
Tra gli elettori del Pd, si rilevano invece più frequentemente le reazioni di dubbio o di contrarietà. Ma anche tra costoro la percentuale di favorevoli costituisce la netta maggioranza e tocca circa i due terzi (65%).
In definitiva, si riscontra nella popolazione un consenso trasversale, anche dal punto di vista politico, all’adozione nel nostro Paese della possibilità di castrazione chimica per chi commette atti di violenza sessuale o di pedofilia.
È un significativo indicatore dello stato d’animo del Paese. Naturalmente non è scontato che, malgrado questa espressione di volontà popolare, si debba introdurre la castrazione chimica anche in Italia. La decisione va attentamente valutata e ponderata, sulla base degli argomenti e delle risultanze scientifiche favorevoli e contrari. Non a caso, relativamente poche nazioni l’hanno adottata sin qui come obbligo. Ma, certo, non si può sottovalutare o, peggio, ignorare il malessere rilevabile nell’opinione pubblica.