Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  ottobre 07 Domenica calendario

Il boom dell’eutanasia

Sono stime. Ma si può immaginare che in Europa siano decine di migliaia le persone che ogni anno decidono di farla finita. Di ammazzarsi. O farsi ammazzare. O essere uccisi, dipende dai punti di vista. In molti Paesi non esiste una rendicontazione puntuale delle operazioni di eutanasia praticate anno per anno. In alcuni una pratica legale esonda in omicidi che non vengono comunicati e che solo inchieste giornalistiche portano alla luce. È il caso dei tre bambini undicenni morti tra il 2016 e il 2017 in Belgio dopo che il Paese ha legalizzato il suicidio assistito anche per i minorenni. Solo che almeno in un caso il bambino non era malato e non era in pericolo di vita né affetto da malattie incurabili che potessero giustificare (se mai si possa farlo) la morte.
In altri casi i dati sono sottostimati perché il medico non è obbligato a comunicare a quante persone ha staccato la spina o fatto l’iniezione letale. Come in Olanda. Per questo i 6.585 casi di eutanasia del 2017 certamente sono molti di più. Incredibile che anno dopo anno le persone che decidono di morire aumentino senza sosta. In Olanda nel 2016 i morti sono stati 6.091, l’anno precedente 5.561. Appena 16 anni prima i casi furono appena 1.882. La domanda e l’offerta di eutanasia crescono a ritmi ormai incontrollabili. Ed è un fenomeno che riguarda anche gli italiani. Da noi la pratica non è consentita e, perciò, le persone che decidono di morire emigrano verso Paesi come la Svizzera. Anche in questo caso non si possono avere dati precisi sul numero di italiani che decidono di morire, ma si può fare una stima. La Onlus più attiva nel fare incontrare domanda e offerta si chiama Dignitas che ogni anno, anche se molto in ritardo, rilascia i dati sull’attività dell’anno precedente. Ebbene, secondo i dati raccolti ed elaborati dal sito di datajournalism Truenumbers.it nel 2016 gli italiani che si sono affidati a Dignitas sono stati 8, il doppio rispetto al dato del 2010 e del 2005. Nel 2015 furono, invece, 15. Se si ipotizzasse una media di 10 italiani che si sono sottoposti all’eutanasia ogni anno dal 2005 si scoprirebbe che la transumanza di candidati alla morte riguarda centinaia di persone. Un fenomeno impressionante mai approfondito abbastanza. E, visto che in Italia la domanda di eutanasia è alta, non si vede perché non legalizzarla (un po’ lo stesso ragionamento che si fa per le droghe: se la gente le vuole, perché non offrirgliele con il bollino di Stato?). Forti anche dei sondaggi, che dicono che oltre il 75% degli italiani sono favorevoli alla «dolce morte», associazioni, partiti e movimenti fanno a gara per aiutare i malati a suicidarsi all’estero cercando di far esplodere casi mediatici, come quello del dj Fabo, per orientare l’opinione pubblica facendo leva su una compassione per i dolori fisici che il malato sopporta.
Però se si vanno a vedere i dati americani si scopre un dettaglio interessante. Prendiamo uno degli Stati che meglio documenta questo fenomeno, l’Oregon. Le statistiche dicono che l’eutanasia è un affare per bianchi: sono l’86,6% della popolazione ma rappresentano il 93,1% dei casi di eutanasia nel 2015. Lo stesso fenomeno riguarda gli asiatici: sono il 3% della popolazione, ma il 3,1% delle morti. I casi di eutanasia che hanno riguardato gli ispanici, gli afro americani e gli indiani americani, invece, sono percentualmente meno rispetto alla loro consistenza rispetto alla popolazione totale. Si potrebbe trarre la conclusione che l’eutanasia è un affare da ricchi e benestanti e non delle fasce più povere della popolazione. Se questo fosse vero si spiegherebbe il successo dell’eutanasia in Europa.
Un altro caso: il Canada. I casi di eutanasia sono stati, nell’ultimo semestre del 2017, 1.525, cioè circa 8 al giorno. Nello stesso periodo dell’anno precedente erano stati 803, solo circa 4 al giorno. Significa che in tutto il mondo c’è una escalation dell’eutanasia che da pratica estrema per mettere fine a sofferenze a volte insopportabili, sta diventando un’industria, uno dei servizi che la sanità pubblica offre a chiunque ne faccia semplice richiesta. E non si tratta solo di persone anziane. Sempre il Canada, e sempre nel secondo semestre del 2017, in 16 casi l’eutanasia è stata praticata su persone che avevano tra i 18 e i 45 anni; in altri 51 casi su persone tra i 46 e 55 anni (in 32 casi non è stato possibile rilevare l’età: strano). Il dato impressionante è che, tranne che per la prima, i dati sono in aumento per tutte le fasce d’età.