Libero, 7 ottobre 2018
Alessandra Ghisleri: «Salvini prende voti a tutti e recupera gli astenuti»
Dottoressa Ghisleri, come è avvenuto il sorpasso Salvini-Di Maio?«È una questione di promesse e realizzazione: il leghista ha puntato la propria campagna elettorale su immigrati e sicurezza e poi si è impegnato a fermare gli sbarchi, dichiarando guerra alle ong ed eliminando la protezione umanitaria, battendosi per la legittima difesa, sgomberando le case occupate. Ora tocca a Cinquestelle portare a casa i risultati sul reddito di cittadinanza. Salvini poi ha il vantaggio di essere più conosciuto, di muoversi costantemente in mezzo alla gente e di avere un partito che punta tutto su di lui».
Da dove arrivano i nuovi voti alla Lega?
«Da ovunque: non è in atto solo un travaso da Forza Italia, la Lega cresce pescando molto tra gli astensionisti e qualcosa anche tra i grillini. In parte la crescita è dovuta all’abilità di Salvini di aver corretto la rotta su Europa ed euro: ha spostato l’obiettivo dalla negazione della Ue e della moneta unica al concetto che si può stare in Europa non da sudditi. Questo gli consente di attingere da un bacino vasto: il 43,5% degli italiani si sente escluso dai processi europeo e di globalizzazione e solo il 35% si dichiara inserito nel sistema. Bisogna precisare però che una buona fetta dell’elettorato moderato non ha ancora ceduto a Salvini, è spaventato dal leader leghista e gli fa resistenza. E questo non avviene solo a sinistra».
Ma perché Salvini, se non riesce a introdurre la flat tax, rischia molto meno rispetto a Di Maio se M5S fallisce con il reddito di cittadinanza?
«Di Maio deve dimostrare, ora, di essere capace e concreto sui suoi temi economici, mentre Salvini sulle sue priorità, sicurezza e immigrazione, l’ha già fatto, applicando la massima rigidità. Per il leghista adesso si tratta di giocare su altre caselle, pensioni e tasse, ma non ha l’urgenza dei grillini, è più avanti nell’accreditamento presso l’elettorato».
Quanto hanno pesato le differenti composizioni dell’elettorato leghista e di quello grillino rispetto all’andamento dei sondaggi legato ai primi mesi di governo e alla presentazione delle linee generali della manovra?
«Il voto del 4 marzo ha presentato un’Italia spaccata in due, tra il Nord che chiede meno tasse e il Sud che chiede più protezione sociale, ma Salvini non deve rispondere alle domande di assistenza. Per lui su questo piano è sufficiente cambiare la legge Fornero, argomento che è caro anche a M5S ma che è una priorità soprattutto per il Nord, dove c’è più lavoro regolare, con il 56% degli elettori che vuole andare in pensione prima, anche a costo di ricevere un assegno più basso: l’incaponirsi del leader della Lega sul tema previdenziale è la prova della sua abilità nel leggere la gente e toccare il dente dolente».
Perché le accuse di razzismo, antieuropeismo e xenofobia non lo danneggiano?
«La Lega in questo momento è un voto emozionale, un riconoscimento al fatto che il partito ha mostrato polso e testa in Europa sul tema immigrazione, spostando il centro dell’attenzione dall’Italia alla Spagna e alla Francia e imponendo la ridiscussione del problema a livello centrale europeo. Andare al muro contro muro in questo momento non porta consenso. Alla gente, anche a sinistra, non interessa più la polemica ‘tu sei così, tu hai fatto questo, io invece sono, ecc’’, mentre i toni forti di Salvini non creano problemi all’elettorato. Il successo del pugno di ferro del Viminale e l’impermeabilità del ministro alle accuse di razzismo derivano anche da una percezione del problema sicurezza come più elevato del dato reale, il che ha portato una straordinaria coincidenza tra comunicazione e fattualità».
Che margini di ripresa hanno Forza Italia e Partito Democratico?
«Forza Italia e Pd non hanno perso il loro compito, conservano un proprio elettorato sotto la cenere, ma non trovano più i codici di linguaggio per raggiungerlo, perché Salvini ha stravolto completamente la comunicazione, è di lotta e di governo allo stesso tempo. Prendiamo un giorno a caso: i suoi post su Facebook giovedì scorso. Solo la mattina, ha postato a ogni ora: prima ha preso in giro la maestra che manifestava contro i poliziotti ed è stata trovata con la marijuana in casa, poi ha annunciato il decreto sicurezza e immigrazione, quindi ha benedetto l’arresto di un rapper rom, infine ha fatto gli auguri di buon lavoro per il Ponte di Genova al neonominato commissario Bucci, per poi annunciare che entro dicembre saranno assegnate a chi ne ha bisogno le case occupate liberate dal governo. A sera poi si è fatto vedere mentre mangiava le castagne, augurando buona notte a tutti».
Il leader leghista non rischia di generare un effetto assuefazione? Renzi è morto anche per questo?
«No, Renzi è andato in difficoltà per avere perso il contatto con la gente e perché si è giocato tutto d’azzardo, anche con coraggio, sul referendum quando si è reso conto che la sua popolarità calava ma pensava fosse ancora forte. Ha sottovalutato i segnali premonitori, che per il momento ancora non intravedo per Salvini».
Lei ha presentato una relazione alla tre giorni di lavori di Forza Italia a Milano organizzata dall’onorevole Gelmini: ha portato buone notizie agli azzurri?
«Per il 41% degli elettori, la Lega finirà con il mangiarsi Forza Italia e Fdi, mentre il 19,9 vede comunque un centrodestra solo al governo ma a trazione leghista. Per un altro 17,4% il centrodestra non esiste più perché la Lega continuerà la sua grande coalizione con M5S e il restante 20% si divide tra la centralità di Berlusconi, che per l’8,1% resta essenziale e l’ultimo 12% che non ha le idee chiare. Molto dipenderà dai contenuti definitivi della manovra: Forza Italia deve inserirsi nella richiesta di diminuzione delle tasse e rifiuto all’assistenzialismo che Salvini, alleato di M5S, non riesce a soddisfare».