La Stampa, 7 ottobre 2018
Salvini e la nuova campagna per L’Europa
La campagna elettorale d’Europa ha nella manovra economica il primo colpo dell’artiglieria pesante. La maggioranza giallo-verde non teme il bombardamento dei commissari Ue, gli attacchi durissimi di Jean-Claude Junker e Pierre Moscovici. «Questi signori -dice Matteo Salvini – sono morti che camminano. I poteri e i partiti che rappresentano hanno i mesi contati». Il capo della Lega è convinto che la loro reazione sopra le righe vada ben oltre il merito del Def che per il 2019 prevede un deficit del 2,4 per cento: tradisce il «panico» per quello che alle elezioni europee accadrà a Socialisti e Popolari, le due forze politiche che oggi comandano a Bruxelles. Dopo il voto di maggio dovranno passare lo scettro ad altri e nuovi equilibri.
Sovranisti e populisti in molti Paesi viaggiano a livelli del 20 per cento. La Lega, oltre il 30 per centro in alcuni sondaggi, porterà in dote un ulteriore fattore di scardinamento e i provvedimenti economici in via di elaborazione vanno esattamente in questa direzione.
Il Big Game
In questo grande gioco europeo i 5 Stelle sembrano esclusi. Il Movimento di Luigi Di Maio si muove in una terra di nessuno, non sa con chi costruire alleanze. Tra l’altro i grillini potrebbero svegliarsi con un risultato negativo nelle urne europee. «Ma questa eventualità potrebbe essere esiziale per la tenuta del governo», ragiona un leghista di rango che considera il reddito di cittadinanza «un provvedimento socialista di stampo sovietico». Una misura che la Lega, nella stesura della Legge di Bilancio, tenterà di calibrare in modo tale da evitare che sia e/o appaia puro assistenzialismo: 9 miliardi per chi rimane in poltrona.
Alessandro Di Battista ha definito la manovra che si delinea la più di sinistra in questi ultimi 30 anni. Ieri Di Maio ha precisato che la maggior parte delle misure sono targate 5 Stelle e questo a suo parere spiega perchè gli eurocrati vogliono distruggerle. «È il solito gioco: mettere la Lega contro il M5S, far sembrare i Cinque Stelle la parte debole e la Lega molto forte con l’obiettivo – ha aggiunto il vicepremier grillino – di mettere i nostri elettori e parlamentari in fibrillazione e far pensare che sia davvero così». Da qui è partito il suo attacco a quelle che ha definito le «fake news dei giornali».
In casa 5 Stelle il nervosismo cresce ogni giorno di più e potrebbe arrivare a esplodere se nemmeno il reddito di cittadinanza riuscirà a invertire il trend decrescente dei sondaggi che vede invece la Lega duplicare i consensi rispetto alle politiche del 4 marzo. Intanto però Salvini deve tenere botta e distribuire a piene mani malox ai suoi ministri e parlamentari. Spostando tutta l’attenzione contro i «nemici» di Bruxelles. Nemici comuni con i 5 Stelle, ma avendo una carta in più da giocarsi al momento opportuno.
L’incontro a Roma
«Tra sei mesi questa Europa sarà finita», dice Di Maio che non intende arretrare di un millimetro: «L’alternativa sarebbe andare a casa perché non avremo mantenuto le promesse». Pure Salvini parla di «licenziamento» da parte di 500 milioni di elettori. «Noi tiriamo dritto» avverte il leader leghista che domani sarà seduto accanto a Marine Le Pen a un incontro organizzato in via delle Botteghe Oscure dall’Ugl. Un altro cazzotto al presidente francese Macron che ha ricevuto all’Eliseo lo scrittore Roberto Saviano. «Chi si somiglia si piglia. Speriamo solo – ha twittato sarcastico Salvini – che Emmanuel non ce lo rimandi indietro come fa con gli immigrati. Liberté, pubblicité, tieniloté...».
I commissari sovranisti
Lo scontro con Juncker e Moscovici sono quindi solo l’antipasto della campagna europa per la conquista di Bruxelles. Quale ruolo stia svolgendo Di Maio in Italia è chiaro. Lo è meno, anzi è avvolto in una nebulosa quello in Europa. Sicuro invece il colpo grosso che vuole fare Salvini insieme a Le Pen e agli altri populisti, con la sponda dei Popolari che governano in Austria e Ungheria. Rafforzando la sua filiera politica e sperando nel successo della destra del Ppe, il vicepremier del Carroccio pensa di stravolgere la composizione della Commissione Ue. Punta a nominare un commissario di suo gradimento per l’Italia, un altro verrà espresso dagli ungheresi di Orban, il terzo dai polacchi, il quarto dagli austriaci. «Solo così potremo cambiare i trattati che sono la nostra camicia di forza», confida Salvini.