Corriere della Sera, 7 ottobre 2018
L’opera di Banksy si autodistrugge
L’ennesimo sberleffo o una trovata combinata? «Quelli di Sotheby’s sapevano tutto», dice Morgan Long, che stava seduto in prima fila quando è suonato l’allarme. I tre dettagli sospetti raccontati dall’investitore di Fine Art Group al New York Times: «Hanno lasciato Banksy per ultimo, per non mandare all’aria le altre vendite. L’hanno appeso al muro nonostante le piccole dimensioni. E poi il tritacarte: come hanno fatto a non accorgersi che quella non era una semplice cornice?».
L’allarme in questione veniva da «Girl with a Baloon», il pezzo finale della «Frieze Week» dell’altra sera dedicata all’arte contemporanea. A Londra, nella sede della prestigiosa casa d’aste, il signor Barker aveva appena battuto per un milione e 200 mila euro la «Ragazza con il palloncino» a forma di cuore, cifra record per un’opera dello street artist più famoso e spavaldo del mondo. Il compratore, un anonimo collezionista, doveva essere ancora al telefono con l’intermediario quando tutti in sala hanno guardato verso il quadro: la tela stava scivolando letteralmente sotto la cornice uscendone a striscioline. Un video mostra persone che ridono riprendendo la scena con i telefonini, mentre due addetti staccano dal muro il quadro per metà incorniciato per metà tagliuzzato e lo portano via.
Intanto in diretta, sul suo profilo Instagram, Banksy o chi per lui «postava» la foto del quadro che andava in pezzi con la scritta: «Going... Going... Gone». «Va, va, andato». Era l’artista stesso l’uomo che secondo alcuni testimoni nella baraonda generale è stato condotto via dagli agenti della sicurezza? Avrebbe innescato lui il meccanismo trita-arte con un telecomando? Un finale vero o l’ultimo trucco?
Alex Branczik, direttore per l’Europa del reparto arte contemporanea di Sotheby’s, ha giurato sulla sorpresa. «La verità è che siamo stati tutti “Banksyzzati”. Una cosa del genere non ci era mai successa. Ora valuteremo che cosa fare». Sulla carta il compratore del quadro che si è auto-distrutto potrebbe annullare l’acquisto. Ma c’è chi dice che l’opera così sfigurata potrebbe aumentare di valore. Joanna Brooks di Jbpr, che fa da ufficio stampa all’artista inglese di cui non si conosce l’identità, non ha né confermato né smentito il fatto che lo stesso autore sia stato allontanato dalla sala.
Più bello pensare alla beffa perfetta che alla combine. Banksy ci ha abituato a sortite pazzesche: al British Museum riuscì ad appendere nel reparto antichità, senza che nessuno se ne accorgesse, una tavoletta con un umano che spingeva un carrello del supermercato. Al Metropolitan di New York piazzò un’altra delle sue «tele modificate»: una donna dell’Ottocento con la maschera antigas. A Disneyland collocò un bambola gonfiabile vestita come i prigionieri di Guantánamo.
La tela che va in pezzi dopo l’acquisto rappresenterebbe una nuova vetta. Per dissipare i dubbi, ieri sera Banksy ha messo su Instagram un video in cui fa balenare il suo segreto. «Anni fa avevo inserito un trituratore in un quadro, nel caso fosse battuto all’asta». Si vede un uomo incappucciato, presumibilmente l’artista, che fissa una sorta di sega dentata alla base di una cornice, tra la tela e il fondo. È il meccanismo usato per giocare i paperoni di Sotheby’s?