Il Messaggero, 6 ottobre 2018
Il ritorno dell’asino: +377% nelle fattorie
La rivincita del somaro. Zitto zitto, senza farsene accorgere, l’asino si è ripreso il suo spazio nelle fattorie italiane, dimostrando di non essere affatto uno stupido, anzi di saper stare al passo con i tempi. Il dato, sorprendente, lo ha rivelato ieri la Coldiretti: negli ultimi dieci anni nelle campagne italiane il numero di animali si è quasi quintuplicato. Siamo arrivati a circa 62 mila ciuchi, con un aumento 377 per cento, e questo mentre tutti gli altri animali tradizionali della campagna italiana stanno drasticamente diminuendo di numero e di varietà, che siano bovini o suini o ovini.
L’ALLARME SMENTITO
Eppure appena fino a qualche anno fa si gridava al rischio di estinzione dell’asino italiano, che sembrava una specie ormai inutile, nell’era dei trattori, delle automobili fuoristrada, dei quad e di tutte le nuove macchine capaci di assolvere a qualunque lavoro di fatica nelle campagne. E invece il povero somarello ha smentito tutti. Aiutato anche, va dello, dalle politiche di sostegno e di tutela adottate su scala nazionale e locale. Sono state riconosciute razze specifiche, inserite nel registro anagrafico delle razze equine e asinine, si sono individuati i dna specifici, introdotti passaporti e microchip identificativi per i singoli esemplari. Così si sono salvati l’asinello albino dell’Asinara, l’asino dell’Amiata, il Martina Franca, il Sardo, il Romagnolo, il Pantesco. Ma soprattutto si sono trovate nuove funzioni per questo animale che in realtà non è solo una bestia da soma e da fatica, ma è anche una specie molto sensibile, capace di instaurare con gli umani un rapporto di comunicazione vero. Oggi gli asini vengono usati per curare bambini e disabili, con un metodo che viene definito onoterapia (onos è l’asino in greco antico). Sono molto apprezzati nei luoghi turistici. E inoltre le femmine sono produttrici di un latte ormai di moda, sia per i suoi valori nutrizionali come bevanda, sia per le sue proprietà benefiche sulla pelle.
Il risorgimento del somaro è una delle poche buone notizie comunicate dalla Coldiretti nel presentare il Villaggio del contadino la manifestazione che si svolge da ieri a Roma, con 10 mila coltivatori, allevatori e pastori italiani radunati nell’enorme spazio del Circo Massimo. Per il resto il resoconto dell’associazione degli agricoltori è quasi solo un elenco di annunci negativi. In un decennio nelle campagne italiane sono scomparsi 1 milione di pecore, 600 mila maiali, 100 mila mucche, in tutto 1,7 milioni di animali persi, e nelle nostre stalle oltre 130 razze rischiano di estinguersi. Ma la perdita di biodiversità riguarda ancora di più i prodotti agricoli, dagli ortaggi ai cereali, dagli ulivi ai vigneti. In Italia nel secolo scorso si contavano 8 mila varietà di frutta, arrivate oggi a poco meno di 2 mila, di cui 1.500 a rischio scomparsa. Perciò ora sono nati gli agricoltori custodi della biodiversità, 369 in tutto censiti dalla Coldiretti. Fra loro, uno su quattro ha meno di 40 anni. Hanno la missione di salvare prodotti come la patata turchese abruzzese, la pera angelica di Serrungarina delle Marche, la fagiolina del Trasimeno, o il caciofiore di Columella laziale, un antenato del pecorino romano.