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 2018  ottobre 05 Venerdì calendario

Con Ralph Fiennes Shakespeare diventa un kolossal d’azione

L’appuntamento più atteso della stagione teatrale inglese è uno spettacolo talmente grandioso da sembrare un film d’azione. Due postazioni per la musica dal vivo, imponenti elementi di scena che emergono dal pavimento, scene di guerra che sembrano uscite da Platoon o dal Soldato Ryan. In Antony & Cleopatra al National Theatre (Sala Olivier, fino al 19 gennaio) i confini tra teatro e cinema si fanno ancora più labili quando i protagonisti sono una star come Ralph Fiennes e un’attrice bella e brava come Sophie Okonedo (Hotel Ruanda). 
Considerando poi che lo spettacolo è la tragedia di Shakespeare più frequentata dal cinema di tutti i tempi, ecco allora che il paragone tra "spectacle vivant", come dicono i francesi, e il grande schermo si fa ancora più pertinente.

Antonio e Cleopatra non è facile da rappresentare, né da recitare. Innanzi tutto si svolge lungo quarantadue scene, durante alcuni anni, in tre continenti: Europa, Asia e Africa, e in almeno sei luoghi diversi; poi alterna momenti di tragedia, come le scene di guerra fino al suicidio dei due amanti, a situazioni quasi farsesche. Una per tutti: quando Antonio è già morto e Cleopatra prigioniera dei romani, è un matto del villaggio a portarle il canestro di fichi sotto ai quali è nascosto l’aspide che la ucciderà.
Nel teatro inglese il “pretty worm of Nilus”, bel vermetto del Nilo, è sempre vero: in questo caso è un rosso, innocuo, “serpente del latte”. È proprio dalla fine — quando la regina giace morta a terra e, non potendola più usare come trofeo di caccia, Ottaviano Cesare le rende omaggio e ordina di seppellirla accanto ad Antonio — che inizia Antony and Cleopatra messo in scena da Simon Godwin. Subito dopo siamo di nuovo ad Alessandria. Non più nel mausoleo dove Cleopatra morirà, ma in un patio del suo palazzo.
Le scene di Hildegard Bechtler sono spettacolari. Al centro del patio davanti a un portico di gusto orientale c’è un piccolo lago attraversato da passerelle. Tutto è molto azzurro. Fiennes indossa una camicia aperta sul petto e ampi pantaloni di foggia giapponese. È inquieto, agitato. Bacia la sua regina e torna a passeggiare, nervoso, per il patio. Roma lo chiama. Il dovere di soldato e quella passione assoluta si contendono la sua anima. Non lo vedremo più vestito in borghese, se non stretto in un doppio petto, quando si presenta a Ottaviano Cesare.
Per il resto sarà sempre in divisa militare e durante le battaglie combatterà tra fumi, colpi di kalashnikov e lanci di mortaio, come in un film. Antonio parte per Roma e la scena gira su se stessa scoprendo la casa romana del triumviro Lepido: una elegante stanza dei bottoni con uno schermo sul quale passano immagini satellitari di localizzazione bellica. E mentre, a Roma, Antonio cerca di cambiare vita e moglie per disfarsi del paese e della donna che, da giovane eroe — come nel Giulio Cesare — lo hanno trasformato in un non più giovane prigioniero di una passione, ed è in riunione con Lepido, Cesare, Ventidio, Mecenate, Agrippa (impersonato da un’attrice con tacco 12, Kathy Stephens) e il fido Enobarbo (Tim McMullan, sempre bravissimo), Cleopatra si distrae come può. Il ruolo glielo permette.
È il più importante, intenso, completo ruolo femminile del teatro di Shakespeare. Tutto può anche essere leggero in lei. Sophie Okonedo è una regina buffa, imprevedibile, capricciosa. Una sensuale e volubile “drama queen” in abiti vagamente hollywoodiani (uno, giallo e vaporoso, è la copia di quello che Beyoncé indossa nel video di Lemonade). Perfino la celebre battuta dell’«eternità era sui nostri occhi e sulle nostre labbra, la felicità nell’arco delle ciglia...» è pronunciata ritmicamente, quasi un rap.
Com’è noto la regina egiziana si riprenderà il suo soldato romano che ha provato a lasciarla. Raggiungerà Antonio sul campo di battaglia ad Azio, quando lui perderà contro Cesare dopo il ritiro di lei e della sua flotta; e sarà anche sul campo ad Alessandria nell’altra sconfitta che sancirà la fine del potere di Antonio. Pur infuriato contro Cleopatra e umiliato dalla disfatta non soltanto militare, lui non potrà liberarsi da quella passione: «Dammi un bacio, questo basta a compensarmi» dice alla donna che lo ha distrutto.