La Stampa, 5 ottobre 2018
Ceratostigma, foglie scarlatte e fiori blu L’anima pop dell’autunno
In un vecchio giardino arroccato sulle colline di Tortona si ripete il triste destino di molti suoi simili: i bossi sopravvivono a macchia di leopardo, rendendo quasi illeggibili disegni e simmetrie, e le fioriture annuali dei parterre sono ormai un lontano ricordo. L’agonia di un giardino da lunghi anni noto per la sua bellezza impone interventi al passo coi tempi: rinunce e semplificazioni senz’altro, ma che si spera aprano la via non solo a legittimi rimpianti ma anche a ritrovati entusiasmi. Molte volte è il posto stesso a suggerire: in quel di Tortona a fianco dei bossi straziati trionfano compatte e sane le filliree e ovunque il Ceratostigma plumbaginoides invade scale, aiuole e stradini. Di un blu più blu del blu, proprio quello della genziana per intenderci, e palesemente appagato di un’esposizione in pieno sud, si è diffuso senza troppo pudore. I proprietari intelligentemente lasciano fare, forse un po’ sconcertati da quell’aria fin troppo vaga e scapigliata, ma di certo convinti da una fioritura che per generosità e vivacità è davvero inusuale nel giardino d’autunno.
Le specie
La stessa del plumbago per intenderci (come il nome rivela appartengono ad un’unica famiglia), ma a tinte decisamente più oltremare e ben più tardiva perché può prolungarsi fino ad autunno inoltrato. E se il grande cruccio di chi coltiva il plumbago, almeno qui al nord, è la minaccia dei geli invernali, meglio dir subito che il ceratostigma non ne risente quasi, perdendo da buona erbacea la parte aerea nei mesi più freddi e ributtando in primavera. Può essere dunque un validissimo sostituto, ben sapendo però che il portamento è diverso: arbustivo in un caso, basso e tappezzante nell’altro.
Non che di ceratostigma un po’ più corposi non ce ne siano, il bellissimo C. willmottianum primo tra tutti, ma siamo punto a capo, esigono climi più miti. Ed è invece proprio la sua resistenza ad averne segnato la fortuna oltremanica, dove viene piantato in grandi macchie nei sottoboschi più luminosi o direttamente al sole, posizione questa che preferisce, o anche al piede di siepi che van vuotandosi alla base. Poiché vegeta tardi in primavera gli inglesi lo considerano un ottimo compagno per le bulbose, meglio se non di grande stazza, pronto a dare il cambio senza sovrapporsi, proprio quando le loro foglie diventano brutte e cominciano a seccare.
I fiori sbocciano nella tarda estate, blu con i calici color porpora, ma il meglio lo danno con i primi freddi quando anche le foglie diventano scarlatte e lo rimangono a lungo prima di cadere. Un abbinamento senz’altro vistoso e parecchio pop ma che gli incipienti grigiori non possono che rendere ancora più gradevole. Il celebre Christopher Lloyd consigliava di piantarlo incastonato in vecchi muri di pietra in modo da avere con il tempo vere e proprie cascate fiorite di blu, a testimoniare oltretutto la capacità di resistere al secco salvo le normali innaffiature nei primi anni dell’impianto.
La provenienza
Pare d’altronde che nella sua lontana terra d’origine, in Cina e in particolare nelle zone scoscese dello Shanxi e dell’Henan, fosse solito crescere sulle rovine: così testimoniarono di averlo visto il botanico russo Alexander Bunge e anche l’inglesissimo plant hunter Robert Fortune, che per primo ne inviò i semi in Inghilterra ma senza successo. Più tardi una pianta arrivò nei giardini dei Larpent a Roehampton, poco distante da Londra, famoso già per altre rarità botaniche e per le orchidee soprattutto. Fu l’inizio di un vero successo, tanto che venne in prima battuta chiamato Plumbago larpentae...
Di sicuro è una pianta molto facile da coltivare, capace di sopravvivere egregiamente all’incuria e di accontentarsi un po’ di qualsiasi terreno, anche povero. L’importante è garantire sempre un buon drenaggio: l’umidità ristagnante conduce a morte quasi certa. Si è detto che rispetto al plumbago il ceratostigma sopporta ben di più le basse temperature, ma qui al nord nei posti più freddi ed esposti può essere utile una leggera pacciamatura. Quanto alla sua denunciata invasività non mi preoccuperei troppo: è vero che, sebbene lenta a partire, si diffonde poi velocemente, ma questo capita soltanto in un contesto ideale di coltivazione. Ed è comunque sempre un effetto piacevole. Per iniziare basta un suo piccolo rizoma o anche solo un rametto a mo’ di talea: i più coraggiosi verranno premiati...