Il Messaggero, 5 ottobre 2018
A lezione da Piero Tosi, il maestro che ha vestito il cinema
L’aneddoto lo ricorda Gianni Amelio: «Un giorno, mentre Piero Tosi faceva lezione al Centro Sperimentale di Cinematografia in classe entra un ragazzo per parlare con un’allieva. Ok, gli dice Piero, basta che fai presto. Lui si china verso la ragazza ed esce immediatamente. Tosi quindi si rivolge agli studenti: Vedete, qui c’è un corso di recitazione ma nessuno degli aspiranti attori ha la faccia, il portamento, lo sguardo di quest’elettricista che è appena entrato. Una ragazza lo contraddice: Guardi che non è un elettricista, è un allievo. E lui: Non ci credo, stanno rifacendo l’impianto elettrico, è uno degli operai. Era Enrico Lo Verso, e i due poi divennero amici». Ma lui faceva così: «Partiva dalla fisicità dell’attore o dell’attrice – scrive Amelio nell’introduzione al libro Esercizi sulla bellezza – e attraverso gli abiti costruiva il personaggio. È sempre stato molto critico nei confronti degli attori del Centro. Mi diceva spesso: sai, forse quelli veri sono fuori di qui, ed è un peccato».
IL SODALIZIO
Di veri attori ne ha incontrati a centinaia Piero Tosi, il più grande costumista del cinema italiano, 91 anni, Oscar alla carriera nel 2014, ora celebrato con una mostra che aprirà il 15 ottobre al Palazzo delle Esposizioni, realizzata dal Centro Sperimentale di Cinematografia in collaborazione con La Festa del Cinema di Roma. Basta nominare Il Gattopardo per ricordare il suo sodalizio con Luchino Visconti e l’indimenticabile abito da ballo di Angelica: il suo approccio filologico lo portò a scegliere per la Cardinale un vero corsetto in pizzo di fine 800 con una circonferenza di soli 51 centimetri. Lì la sontuosità, qui la scelta neo-realista: nel film che segnò il debutto di Tosi nel 51, Bellissima sempre di Visconti, invece dei costumi scelse per Anna Magnani abiti presi dalla vita quotidiana per dare potenza al personaggio. Ci sono stati poi Zeffirelli, Bolognini, la Wertmuller, la Cavani, Pasolini, Monicelli, Amelio, Fellini con il quale mantenne sempre un rapporto di odio-amore, lo chiamava cacadubbi, come d’altronde definiva anche se stesso.
IN CATTEDRA
Per lui che è partito da Firenze alla conquista di Cinecittà, che ha costruito dive come Sofia Loren e Chalotte Rampling, il Centro Sperimentale ha deciso di organizzare una mostra su un altro binario, decisamente più originale, documentando i suoi 28 anni di lavoro come docente degli studenti di Costume e di Recitazione, un viaggio nella storia degli abiti italiani dal 400 al 900 che venivano indossati da allieve poi divenute famose, Alba Rohrwacher, Valentina Di Sarno, Carolina Crescentini che per l’occasione sarà il volto della mostra. E che dice: «Era divertente, ma molto severo, per avere un complimento ho dovuto aspettare due anni. Quando mi consigliò di mangiare solo pesce e champagne gli risposi che avrei dovuto cambiare anche compagnie per permettermi quel tenore di vita... Mi ripeteva di lasciar vivere l’abito e di non toccarlo, perché ha vita propria». La mostra si intitola Piero Tosi. Esercizi sulla bellezza. Gli anni del CSC 1988-2016 e resterà aperta fino al 20 gennaio 2019.
L’ARREDAMENTO
«Nell’occasione – spiega Felice Laudadio, presidente del CSC – verranno pubblicati un numero speciale della rivista Bianco e nero a lui dedicato e la riedizione di Esercizi sulla bellezza con sei laboratori aggiuntivi. Ha sempre detto che preferiva insegnare piuttosto che fare il suo mestiere, per tutto quello che puoi imparare anche da un solo allievo. Quindi racconteremo Tosi docente, non solo di costumi, ma anche di scenografia e di arredamento, data la sua abilità nel vestire gli interni delle case».
Essendo in grado di distinguere un bottone in uso nel 1864 da uno del 1870, Tosi creò una sorta di modulo didattico, oggi si direbbe un format, e tenne alcuni seminari dedicati a specifici periodi storici della moda, che comprendevano anche il trucco e l’acconciatura e spesso si valevano dell’appoggio di sartorie esterne come la celebre Tirelli. «Un mago – come ha detto Zeffirelli – in grado di far risorgere la storia, portando il passato nel presente». Tra le sue ultime realizzazioni, nel 2013, i leggiadri costumi per il Matrimonio Segreto di Domenico Cimarosa con la regia di Quirino Conti al Caio Melisso di Spoleto. A convincerlo lì fu l’amica Carla Fendi, mecenate del festival umbro.