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 2018  ottobre 03 Mercoledì calendario

GIRO DI “BOA”– MELISSA SATTA RACCONTA LA SUA VITA CON BOATENG: "IO FACCIO TV MA E’ LUI IL VERO SHOWMAN - LE MIE AMICHE MI CHIAMANO ICEBERG. LUI MI HA INSEGNATO A TIRARE FUORI I SENTIMENTI. LE 'IENE'? C’E’ TEMPO" – LUI RIVELA: “MELISSA NON MI DICEVA MAI “TI AMO”. QUESTO MI DAVA FASTIDIO. POI, UNA SERA A CENA, IN SARDEGNA INSIEME AI SUOI GENITORI…” – E POI I PRIMI SOLDI ("SONO ANDATO FUORI DI TESTA"), LA PAURA DEL RAZZISMO, LA FISSA PER I CAPELLI, DE SICA E ZALONE… -



Due anni dopo, Kevin Prince Boateng è tornato in Italia. Dal Milan al Sassuolo, da San Siro al Mapei Stadium: sulla carta, il crepuscolo di un dio; nellarealtà, unprotagonistaritrovato. Dentro e fuori dal campo.

(…)

Cosa è stato il Milan per lei? «Crescita, esperienza e rock ’n roll». Tra lei e Ibra, chi era il leader dello spogliatoio? «A volte serviva che fosse Ibra, a volte che fossi io. Ma ce n’erano tanti:Pirlo, Nesta... Io ero il leader dei giovani, di quelli più svegli». Insomma, era lei a organizzare le uscite serali... «Ma io sono uscito pochissimo! Se guardo indietro, mi accorgo che avrei potuto divertirmi molto di più: era proprio il mio momento, ero un idolo, avrei potuto approfittarne…».

Ibrahimovic è stato il compagno più forte col quale ha giocato? «No. Lui mi ha insegnatoil significato della parola “professionismo” e a tirare in porta, ma il più forte è stato Ronaldinho».

(…) Oggi nel mondo vede autentici leader, politici o morali? «Pochissimi. Per questo abbiamo tanti problemi. Quelli considerati grandi leader a me sembrano attori di un film, che si parlano addosso e per la gente fanno poco o nulla».

C’è un personaggio che le piace? «Due: Will Smith e Denzel Washington. Esprimono idee, prendono posizione. Per esempio, io sono d’accordo col secondo quando dice che bisogna togliere i telefonini ai bambini. Io lo faccio coi miei figli: ogni tanto glieli prendo e li butto via. I ragazzi non giocano piùall’aperto, nonconoscono il profumo dell’erba».



Cosa la preoccupa pensando al futuro di Maddox, il figlio che ha avuto da sua moglie Melissa Satta? «Il razzismo. C’è ancora, e diventa sempre più forte. In Italia è più nascosto, strisciante. Ma in Germania un mese fa erano in migliaia a marciare contro gli immigrati, e lo facevano col braccio alzato nel saluto nazista. Per fortuna, rispetto a prima c’è anche più gente che alza la voce contro i razzisti».

Aveva un idolo da bambino? «Sì. Muhammad Ali.

(…)  Il ricordo più bello al Milan? «Lo scudetto nel 2011».  

Il più brutto? «Lo scudetto perso l’anno dopo per colpadelgolnonvistodiMuntari contro la Juve».

Perché ha detto sì al Sassuolo? «Perché,avendocigiocatocontroquandoeroalMilan, ricordo che lasquadra ha sempre praticato un buon calcio. Ho ancora nella memoria un gol di Duncan conunabottaalvolosucalcio d’angolo. Epoi, non potevo dire di no: De Zerbi mi chiamava otto volte al giorno». (…)

Alla Bild ha detto di essere tornato da noi per la famiglia: è questo il Paese dove vuol veder crescere Maddox? «Sì. Resterò qui anche dopo il calcio. Con Melissa e il bambino vivremo a Milano».

Che peso ha avuto sua moglie nella scelta? «Zero. Ho pensato al bene della famiglia, e il bene della nostra famiglia è in Italia».  

Ha deciso cosa farà a fine carriera? «Vogliogiocare ancora tre-quattroanni,poiho già tutto intesta:mi occuperòdeigiovani calciatori,quelli a inizio carriera. Non so ancora se come procuratore o mental coach, ma voglio occuparmi diloro in qualsiasi maniera: le scelte professionali, i guadagni, la loro crescita come calciatori e uomini. Quando ero giovane io nessuno si è occupato di me, della mia vita. Sì, da ragazzo mi hanno permesso difirmare un bel contratto, ma poi? A me serviva parlare, capire. Invece coi primi soldi sono andato fuori di testa».

(…) A Liberi Tutti, l’inserto del Corriere della Sera, ha detto che per lei i capelli sono «importantissimi». Perché? «Non lo so.Èuna mia fissa. So soltanto chepossono toccarliindue:unparrucchiere a Milano e uno a Berlino».

(…) Melissa non è riuscita a calmarla? «Mi ha calmato inun altro senso: non ho più bisogno di tanto come prima». Per cosa litigate? «Per stronzate… Un giorno sono tornato dall’allenamento, avevo fame, e lei da brava donna mihapreparatoda mangiare. Però mi ha fatto gli gnocchi, e io odio gli gnocchi. Mi sono incazzato nero. Ci siamo tenuti il muso per due giorni. Lei diceva: “Ma cosa vuoi da me, più che cucinarti tutti i giorni che devo fare…?”. E io: “Tu devi capire come è il tuo uomo!”».

Sul polso sinistro ha tatuato I love you. È dedicato a sua moglie? «Sì. E lei se l’è fatto uguale. È nato così: stavamo già insieme e lei non mi diceva mai “Ti amo”. Io glielo ripetevo di continuo e lei mai. Pensavo: vabbè, aspettiamo. Ma la cosa mi dava fastidio. Poi, una sera a cena, in Sardegna insieme ai suoi genitori, prende un tovagliolo di carta, ci scrive sopra qualcosa, lo ripiega e me lo passa. Apro e leggo I love you. L’ho tenuto da parte e mi sono fatto il tatuaggio».

Tre anni fa ha fatto pace con suo padre, che era andato via da casa quando lei era bambino. Perché ha deciso e perché proprio allora? «Perchésiperdecosìtantotempo…Tra i nostri amici e i vicini, negli ultimi tempi tanti hanno avuto parenti in ospedale o ci sono finiti loro stessi. A quel punto ho dettoame stesso:haigià perso undici anni della sua vita, vuoi perderne altri undici? E poi c’è mio figlio che ha il diritto di vedere il suo nonno nero, come lo chiama lui». 

Ha chiesto a suo padre perché l’aveva abbandonata? «No.Nonvolevoneanchesaperlo.Qualsiasi cosamiavessedetto,nonavrebbe cambiato niente. Sono cresciuto da solo, quasi tutto quello che ho fatto nellamiavita l’ho fattoda solo,le spiegazioni adesso non servono più. Andiamo avanti insieme, invece».

Che padre è lei per Maddox? «Molto tedesco: si cena alle sette, si va a letto alle nove. Però sono anche capace di giocare tanto assieme a lui. Provo a dargli tutto quello che non ho avuto io». Se dovesse descriversi con tre aggettivi, quali userebbe? «Impaziente. Generoso. Diretto».

Si sente un personaggio? «Siii… Al cento per cento».

Cosa la emoziona davvero? «Non qualcosa in particolare. Sono molto emotivo. Sensibile. Una canzone, un film: se mi toccano, piango». La sua qualità migliore? «Dare felicità agli altri».

Il suo peggior difetto? «L’impazienza». Prega? «No». Ultimo libro letto? «Desert flower (Fiore del deserto), l’autobiografia di una modella somala, Waris Dirie, infibulata da bambina. L’ho letto quattro volte». Cosa l’annoia? «Stare fermo». Cosa la fa sorridere? «Christian De Sica e Checco Zalone». La sua idea di felicità? «Vivere senza pensieri».



2. MELISSA SATTA E BOATENG Estratto dell'articolo di Serena Gentile per Fuorigioco – La Gazzetta dello Sport

(…) Partiamo da cosa l’aspetta quando finalmente la farò andare?  "La mia personal Francesca (perché ho bisogno di stimoli!) e un’ora di crossfit un po’ corretto: lavoro tanto con gli elastici, bosu, palla, un po’ di pesi ma senza caricare troppo. Allenamento tosto, è l’ideale post parto, soprattutto se hai avuto un cesareo. Ogni tanto gioco a tennis. Mi piace molto allenarmi". 

E lo fa tutti i giorni a vedere i risultati.  "Nooo, ma proprio no. Due volte, se riesco tre, alla settimana. Se è un lavoro intenso basta un’ora, fatta bene. Marica scherzava…". 

Mica tanto, la conosciamo da sempre sportiva. "Ho fatto di tutto, andavo a cavallo, facevo i chilometri in mountain bike (anche 10!) con mio padre terrorizzato che mi seguiva in macchina, amavo i rollerblade e giravo come una pazza. Poi è arrivato il karate, hanno aperto una scuola vicino casa e mi sono presentata: ho vinto 3 regionali e 2 podi nazionali, ho preso 2 medaglie di bronzo. Era la mia passione.

E quando, a 15 anni, ci siamo trasferiti da Porto Cervo a Cagliari per il lavoro di mio padre (Enzo, architetto e urbanista) ho dovuto mollare e mi si è chiusa la vena: non volevo parlare e vedere più nessuno. Poi mi sono data al calcio, ho fatto un provino per il Quartu Sant’Elena, Serie C calcio femminile, giocavo sulla fascia sinistra, mi hanno presa. In spiaggia a Cagliari si ricordano ancora di me: a 20 anni avevo solo il calcio in testa, rovesciate, finte, gol. Adesso mi sono calmata". 

Un maschiaccio…  "Sì! Ho due fratelli maschi e la vera calciofila sono io. Ci sono foto a casa con Maximilian (il piccolo) con il passeggino e la bambola e io con il pallone! Eppure avevo iniziato con la ginnastica artistica ero anche portata, ma preferivo il calcio, le macchinine… Ho avuto anche delle barbie, ma sono finite tutte male: rasate, con i capelli colorati, con mani e piedi mangiati".

Ora gioca a calcio con Kevin e Maddox?  "Sì, capita spesso, in spiaggia o in giardino. Sono arrugginita, faccio quello che posso… (ride). Ovviamente comanda Maddox: vuole fare sempre gol, ogni tanto invece si mette in porta. Non conosce altri ruoli… e decide lui come ci si schiera…".  Come arriva il Milan nella sua vita?  "Quando sei ragazzina segui la corrente, la squadra del momento. All’inizio ero della Roma, a 10 anni avevo un completino di Totti, poi mi sono convertita al Milan, era il Milan Milan: Sheva, Gattuso, Maldini, Dida, Kakà. Un grande Milan. Ora alla sera ho da mettere a letto Maddox, ma lo seguo sempre. Se c’è Baby, lo guardiamo insieme". 

Baby, vi chiamate così. Parlate sempre inglese?  "Quando l’ho conosciuto sì, non sapeva una parola d’italiano, ora parla benissimo. Conosce 6 lingue, è portato, e Maddox ha preso da lui". 

Ma il Sassuolo la distrae dal suo Milan…  "Decisamente sì. Sono partiti molto bene e non per fortuna. Sono un bel gruppo, Kevin ha portato quell’esperienza che serve a una squadra giovane. Non per un caso sono andati all’Allianz Stadium e dal 7-0 dell’anno scorso, quest’anno è finita 2-1 e potevano pareggiarla o vincerla, perché hanno preso due gol ma non stupidi, di più. E poi hanno un allenatore che li fa giocare… sembra il Barcellona tra un po’, fanno un possesso palla pazzesco. Non so come finirà, ma hanno grossissime potenzialità ed è quello che ha convinto anche Kevin. C’è dietro una famiglia che crede in quello che fa e lo fa bene". 

È tornato per voi…  "Milano per noi è casa, ma a Francoforte stavo bene, ci sarei rimasta un altro anno. Ho messo in conto da subito che sarebbe stata una vita con la valigia".  Non è facile con un bambino piccolo, ma le mamme hanno risorse infinite. Vero è che siete allenati. Lei è nata a Boston, cresciuta in Sardegna, ha studiato a Milano. Lui è nato a Berlino e in 13 anni ha cambiato 4 Paesi e 10 squadre. Due giramondo.  "Ho viaggiato tanto per il lavoro dei miei, in America torno sempre e volentieri. Ma ora con un bambino, è decisamente più complicato. Negli ultimi anni ho fatto tanti di quei traslochi… Cambi casa, scuola, ambiente: non hai pace. Ma noi donne siamo così, sappiamo prendere la situazione in mano e gestirla. Io sono stata sempre indipendente, sin da piccola, non sono mai stata una mammona". 

Kevin l’aiuta: ha detto che non lascia per casa neanche un calzino...  "Vabbè dai, adesso finisce che si stira anche le camicie. Mettiamo i puntini sulle i. Quando ha voglia è bravissimo, prende, riordina l’armadio, organizza. Ma non l’ho mai visto cambiare una lampadina, sa muoversi in cucina ma in quasi 7 anni avrà cucinato due volte… Ne approfitta, perché ci sono io".  A lei piace molto fare la moglie?  "Moltissimo. Tenere tutto sotto controllo, la casa in ordine, pulita e sistemata, pranzo e cena pronte, far sentire bene lui e mio figlio: sono quasi maniacale". 

Perché lui e non un altro? Cos’ha di speciale?  "Beh, è un bel ragazzo, ma non ti fermi a quello, lui è un bel mix. È tedesco, puntuale, preciso, quadrato per certe cose, ma nel sangue c’è il Ghana, ama ballare, cantare, divertirsi, ha l’allegria e la serenità che arrivano dall’Africa. E questo è il suo bello".  Siete la coppia più glamour del calcio italiano.  "Wow! Abbiamo due personalità forti. Siamo realizzati singolarmente e poi anche in coppia, è quello forse che funziona". 

Ma lui è anche un po’ matto e non lo nasconde. Ce ne racconti una?  "Non scorderò mai il nostro primo Natale. Era il 2011. Ci siamo conosciuti a fine settembre, durante la settimana della moda. Stavo facendo Kalispera e registravamo anche il 26-27 dicembre. Gli ho detto: 'Vai in vacanza, io ho solo due giorni e andrò in Sardegna dai miei'. È partito con suo fratello Jerome per Miami, ma... me lo sono ritrovato a casa. Non ha avuto il coraggio di venire da solo, si è organizzato con due mie amiche e mio fratello. è stato bellissimo, ma anche rischioso. I miei non lo conoscevano... Una bella prova d’amore". 

E lei come ha risposto?  "Quando l’ho conosciuto avevo appena comprato casa a Milano, ma sono andata a vivere da lui subitissimo. Se me lo avessero detto prima, avrei giurato che era impossibile. Ma Kevin è stato capace di tirar fuori quello che non mi aspettavo. Da sola non ci sarei riuscita. Le mie amiche mi chiamano iceberg. Lui mi ha insegnato a tirare fuori i sentimenti, a vivere senza pensare troppo. Del resto stare insieme significa migliorarsi. Questo è il regalo più bello che mi ha fatto". 

E lei gli ha dato Maddox.  "Non pensavo di diventare mamma così presto, ed invece è successo. Io, precisa come sono, aspettavo il momento giusto. Ma aveva ragione Kevin, si può lavorare ed essere mamma. Alla fine quando stai bene con una persona, ti lasci andare. Per fortuna".  Il sorriso di suo figlio è la cosa più bella?  "Lui è tutto bello… E somiglia tantissimo al suo papà, colori a parte (perché è biondo con gli occhi azzurri), ha la pelle ambrata e cammina come lui… Da dietro sono identici. Hanno le stesse passioni, pallone e musica. E quando non c’è, mi dice: mamma, oggi comando io!". 

Si balla a casa vostra?  "Si canta e si balla un po’ di tutto. A casa la musica non manca mai. Maddox è in fissa con Drake, Kiki do you love me… Ovviamente conosce a memoria anche King, il singolo di Kevin". 



Lei ha mai avuto una fissa?  "No. Ora ovviamente il mio cantante preferito è Kevin! Il numero uno: canta e balla molto meglio di me. Io diciamo che dal cantare mi astengo proprio. Lui invece rappa, canta, è una passione vera. Quando è solo alla sera, in ritiro, scrive musica, ha un talento naturale. Io faccio tv, ma è lui il vero showman. Non escludo che un giorno, chiuso col calcio, possa salire sul palco".  E lei, se non fosse diventata Melissa?  "Avrei fatto la giornalista o l’avvocato, rompiballe come sono. Per fare il dirigente di una squadra di calcio sono ancora in tempo. Oppure lui procuratore e io a curare l’immagine dell’assistito". 

Che mamma è?  "Molto presente, ma senza ansie. Lo lascio libero di fare le sue esperienze. Ho una tata che mi aiuta e quando sono via per molti giorni viene in soccorso nonna Mariangela, mia mamma, ma quando non lavoro, sto sola con lui e stiamo bene".  Tre cose che proverà a spiegargli della vita.  "Che bisogna essere tosti e non farsi mettere i piedi in testa, ma che bisogna rispettare gli altri e il mondo in cui viviamo". 

Lavoro, diceva. Conduce Il padre della sposa su La5, chiuso con Tiki Taka, è già a Quelli che il calcio… Il pallone la insegue. A un certo punto, sarebbe potuta diventare una bellissima Iena. Cosa si aspetta dalla tv?  "Quattordici anni dopo Striscia la Notizia, sono ancora qui e sono soddisfatta di quello che ho fatto. C’è tempo per fare la Iena, per crescere ancora e ho voglia di farlo".  Dopo anni di passerelle in costume per Calzedonia e uno Sports Illustrated a tema, ecco Changit la sua prima collezione. Lei è da costume intero o 2 pezzi?  "L’intero è perfetto quando faccio wakeboard. Che poi può essere anche un intero sexy. In collezione ho voluto entrambi: non disegno perché non sono tanto capace, ma contribuisco alla ricerca di modelli, tessuti, stampe. Li produce un’azienda di Andria, Giorgio srl. Avevo già fatto fatto una capsule collection di scarpe per Bata, mi diverto. La moda è lavoro (alle volte faticoso) e una mia grande passione". 

Scarpe o borse?  "Cavolo, questa è difficile è come dire mamma o papà… ".  Ne ha tantissime?  "Eh, abbastanza".  Chi ha la cabina armadio più grande tra voi due babies? Perché anche lui non scherza…  "Ciao proprio, è certo. Facciamo a pugni per conquistare spazio".  Gonna o pantaloni?  «Pantaloni. Le gonne crescono con me: a diciotto anni erano cortissime, oggi si sono decisamente allungate". 

Spaghetti alla bottarga o insalata?  "Pasta tutta la vita, mi piace anche l’insalata, ma sono una da carboidrato".  E se rinasce…  "Rifaccio tutto!".  La felicità è?  "La mia famiglia".  Il colore della pelle?  "A me piace essere abbronzata, noi d’estate facciamo a gara. O la mettiamo più sul profondo?".  No, va bene così. È forte e chiara. Più difficile gestire le avances degli uomini, i leoni da tastiera o l’invidia delle donne?  "Se non dai spazio, le avances non arrivano. I cretini da tastiera vanno ignorati. L’invidia c’è, ma io ho tante amiche e tutte bellissime, sui social il 42% dei miei follower sono donne e da loro ricevo i complimenti più belli". 

C’è una donna a cui si ispira?  "Mia mamma, per tante cose. Lei ha un carattere più bello del mio, è tranquilla, serena, dolce, io son l’opposto! Mi ha insegnato lei cos’è la famiglia, lei a noi ha dedicato sin troppo, sacrificando la carriera (è una design d’interni). Io l’ho presa in maniera meno assoluta. Ma sono come lei. E poi mi piacciono le donne di successo, chi si fa largo in mondi difficili". 

A dispetto della faccia da duro, il romantico è Kevin. Lui piange davanti a un film, lei non piange mai?  "È successo. Quella volta che a San Siro ha segnato una doppietta al Psv Eindhoven che valeva la fase a gironi e il giorno dopo avrebbe lasciato il Milan (per lo Schalke 04). Era stato un anno di pressione per lui, di conseguenza per me. Quel gol era una rivincita, un ti restituisco quello che mi hai dato. Mi sono commossa". 

Porta a casa l’amarezza di un rigore sbagliato? E cosa si fa in quel caso?  "Prima era più tosto, ora si controlla di più. Io zitta non so stare e lui mi ascolta, in fondo non dico troppe scemenze... Quando è così, va a farsi una partita alla playstation, fa due gol o due canestri e gli torna il buonumore".