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 2018  ottobre 03 Mercoledì calendario

«Io tra i feriti del Bataclan».Ha mentito e ora va a processo

La cicatrice non si vede quasi più, nascosta dal tatuaggio e dal tempo. In questi anni Alexandra D. ha raccontato che era il segno lasciato sulla sua pelle dal proiettile di un kalashnikov, uno dei primi sparati dai terroristi davanti al Carillon la sera del 13 novembre. Ha raccontato che aveva visto morire due suoi amici, che aveva sentito il sangue di uno di loro sul suo corpo. Tutto falso: la cicatrice era quella lasciata da un kitesurf su una bella spiaggia di vacanze. Al Carillon lei non c’era quel 13 novembre, non erano suoi amici i morti. Ci sono state soltanto bugie: quelle raccontate ai giornalisti, ai ministri durante le cerimonie ufficiali, alle altre vittime con cui ha diviso gruppi di ascolto e lacrime, le bugie raccontate anche all’amministrazione, per ricevere i soldi dei fondi pubblici.
Alexandra è una delle false vittime del terrorismo in Francia. In 17 sono già finiti davanti a un giudice. Bugiardi per denaro o per senso di colpa, per compassione magari o per bisogno di sentirsi meno soli.
LE LACRIME
Così ieri davanti alla corte del tribunale di Parigi Alexandra D. 32 anni, ha spiegato, in lacrime, «il più grosso errore, il più grosso sbando della mia vita». Ha perso il lavoro, sui social è sommersa d’insulti. Le persone che hanno pianto con lei, quelle che sul corpo hanno cicatrici vere o che hanno perso un familiare, ieri erano sul banco dell’accusa. L’Associazione Life for Paris (vittime del 13 novembre), il Fondo di Garanzia per le vittime del terrorismo (Fgti) e l’Associazione francese delle vittime del terrorismo si sono costituire parte civile: «Proviamo rabbia, dolore e disgusto». Per il procuratore Alexandra voleva soltanto soldi. «Non è vero», ha risposto lei: che pure ha sollecitato con cura a ogni scadenza i sussidi dovuti alle vittime, in tutto 20 mila euro. L’accusa ha chiesto 18 mesi di carcere senza condizionale. Alexandra ha chiesto perdono: «Sono colpevole, chiedo scusa alle vittime e alle associazioni». Ha raccontato che quella sera sarebbe davvero dovuta andare al Carillon, ma che aveva rinunciato venti minuti prima che l’inferno cominciasse, che due «conoscenti» erano morti, che ha sentito un «enorme senso di colpa».
Come lei altre sedici persone sono finite davanti alla giustizia per aver mentito. Tra questi un portantino che aveva giurato di aver visto una donna morire al suo posto davanti al Bataclan, abbattuta da uno dei tre terroristi (lui in quel momento si trovava in realtà in Normandia) o Sasa Damjanovic e Vera Vasic, una coppia che la sera del 14 luglio 2016 si era presentata in un ospedale di Nizza dicendo di avere appena scampato il massacro sulla promenade des Anglais. In quel momento i due si trovavano in realtà in albergo. Sono stati condannati al carcere anche perché recidivi: qualche mese prima avevano raccontato di aver scampato per miracolo l’attacco allo stade de France ed erano riusciti ad ottenere 30 mila euro di risarcimenti. Prima di essere scoperti: quando il primo terrorista del 13 novembre si faceva esplodere allo Stade de France, loro erano in vacanza a Antibes.