Il Messaggero, 3 ottobre 2018
Scala il Gran Sasso a 82 anni
Domenico Alessandri, abruzzese classe 1932, si arrampica ancora sul Gran Sasso. È stato nominato Guida alpina ad honorem «Fin da ragazzo ho mangiato poco, ogni giorno mi alleno camminando». Il geriatra: «La frugalità è il segreto della vecchiaia»
Gran Sasso, Vetta Occidentale del Corno Grande. Nell’estate del 2017 Domenico Alessandri, Mimì, è tornato ad arrampicare in parete sulla via di sesto grado che aveva aperto cinquant’anni prima, nel 1967. Sorpresa e festa per tutti.
Ad agosto scorso, Mimì, 86 anni, ha ripetuto il suo exploit su altri due itinerari estremi. La via Gervasutti alla Punta dei Due, il primo sesto grado del massiccio abruzzese, e la diretta Consiglio del Corno Grande, altrettanto impegnativa. «Straordinariamente veloce ed elegante» il commento dei suoi giovani compagni di cordata. D’altronde, è una vita che Alessandri, stupisce.
LE MANI
Fisico asciutto, muscoli disegnati, occhi vivaci e penetranti, mani forti, voce pacata. Mimì è il vero uomo della montagna. Mezzo secolo fa, quando era il migliore alpinista dell’Abruzzo, ha aperto sulle pareti del Gran Sasso degli itinerari che sono passati alla storia. Nei giorni scorsi a L’Aquila, nella sede del Cai (Club alpino italiano), riaperta dopo i danni causati dal terremoto del 2009, è stato festeggiato dagli allievi dei suoi corsi di roccia, e dagli ex-studenti del liceo scientifico e dell’istituto tecnico ai quali ha insegnato matematica per oltre 35 anni. È stato insignito del titolo di Guida alpina honoris causa. Applausi da oltre duecento persone.
LE CORSE
«Sono nato a Tempèra, un paesino alle pendici del Gran Sasso – racconta – Ho scoperto la montagna da ragazzo, tra il 1943 e il 1944, portando del cibo ai prigionieri alleati fuggiti e nascosti nei boschi. Da studente di geologia, per raccogliere campioni di roccia, mi sono spinto nei luoghi più impervi del massiccio. Poi, grazie a un corso, ho scoperto il vero alpinismo». A convincere Mimì a tornare in parete è stato l’incontro con Leandro Giannangeli, suo ex-allievo e oggi guida alpina. Poche parole, si sono subito capiti. È bastato poco, al vecchio campione, per riaffrontare difficoltà molto elevate. «All’inizio ero preoccupato, poi l’ho visto a suo agio, e ci siamo emozionati tutti e due» racconta la guida.
Non si sente un fenomeno Mimì, per lui salire in parete è come camminare. È spontaneo. Il segreto? Risponde raccontando la sua vita, il suo rigore a tavola, l’attenzione per la salute, l’allenamento, la gioia di sperimentare e sperimentarsi. «Sono nato in una famiglia contadina, le porzioni sempre frugali. Mangio poco, soprattutto la sera, assumo poche proteine animali. Sempre frutta e verdura. Mi concedo un caffè la mattina, un bicchiere di vino a pasto e due sigarette al giorno».
Irma Verzilli, la moglie, gli prepara una colazione abbondante al mattino («Per fare un bel carico di energie, pochi grassi»), a pranzo pasta o minestra e un contorno, a cena un secondo e altra verdura. Mimì ha sempre tenuto sotto i controllo il parametri allarme, dal colesterolo alla glicemia. Non ha mai avuto chili in eccesso né ha mangiato dolci a volontà.
I MOVIMENTI
«La vicenda di Mimì Alessandri, un personaggio che mi piacerebbe conoscere, visitare e studiare è molto interessante. Dà informazioni a tutti – spiega Antonio Sgadari, geriatra della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma – Ci insegna che il nostro cervello ricorda fino a tarda età le sequenze di movimenti complicati necessarie per usare un appiglio in parete, ma anche per una schiacciata a pallavolo o una rovesciata nel calcio. Ovviamente se si è in buona salute. L’altra buona notizia è la riallenabilità del nostro corpo. Possono ridiventare tonici in età avanzata sia i muscoli di chi è stato un atleta come Alessandri, sia quelli di chi ha fatto vita sedentaria».
Mimì continua ad allenarsi tutti i giorni. Cammina lungo i sentieri. «In inverno scio in pista – racconta – e, se la neve è buona faccio fuoripista e scialpinismo nei canaloni e sulle vette del Gran Sasso e del Velino. Per vari mesi all’anno, con Irma, viviamo in campagna alle porte dell’Aquila. Lì ci sono i campi da arare, gli alberi da frutto da potare, i mille lavori dell’orto. È una palestra perfetta!». Mimì ha cercato di spiegare la sua vita agli allievi e alle guide che adesso lo accompagnano in parete. Una differenza da quando era più giovane: allora era il primo della cordata, ora è il secondo.
L’ENERGIA
«L’esempio di un uomo che si è reso conto delle potenzialità del suo corpo e non le ha mai volute tradire. Ha capito che la genetica lo ha aiutato e ha saputo mantenere e sviluppare le sue peculiarità. Sta qui la forza fisica e mentale di persone come Mimì. La parola-chiave della sua vita è frugalità. Va considerata come il più potente strumento di longevità della razza umana e di molte specie di animali» aggiunge Sgadari. Alessandri è il tipo over 80 che non si è mai dimenticato del suo corpo, che lo ha ascoltato e non bistrattato, che ha saputo nutrirlo con poco senza mai farlo faticare troppo. Se non sulle vette, tra corde e chiodi.