La Stampa, 3 ottobre 2018
L’Inps le nega il bonus, è una mamma troppo giovane
Compirà tre anni tra poco, ai primi di novembre, il piccolo Matteo (nome di fantasia) e ancora non si rende conto che, legata alla sua nascita, si è aperta una questione burocratica che gli uffici chiamano «caso limite». La mamma lo ha messo al mondo nel Trevigiano quando aveva solo 14 anni e frequentava il primo anno del liceo. La nonna, che è nata nel 1980, impiegata e residente in provincia di Cuneo, ha presentato domanda telematica all’Inps per beneficiare dell’assegno di natalità, quello che tutti chiamano «bonus bebe». Lo ha fatto «in nome e per conto della figlia minorenne», inserendo nella banca dati dell’istituto il proprio codice pin, di cui dispone in quanto lavoratrice dipendente. Sia lei sia la figlia, cioè la baby nonna e la baby mamma, possiedono i requisito che la legge chiede per ottenere il bonus. La risposta dell’operatore al call center dell’Istituto di previdenza è stata tranchant: il bonus bebè non è erogabile perchè la madre, che oggi ha 17 anni, è ancora una studentessa non è «censita» dall’Inps.
Da 80 a 60 euro mensili
«La nonna ha deciso, sempre in nome e per conto della figlia minorenne, di rivolgersi a noi per valutare le dovute azioni giudiziarie contro l’Inps – spiega Mario Ferri dell’Associazione italiana risparmiatori -. La giovanissima madre studia e fa qualche lavoro precario e non avrebbe potuto proporre domanda in proprio, in quanto ancora minorenne. La legge non contempla i casi di madri molto giovani come lei, seppure sia la ragazza sia la madre, cioè la nonna del piccolo Matteo abbiano i requisiti per beneficiare del bonus: una cifra che va da 80 a 60 euro mensili e che può essere spalmata fino a 36 mesi. Queste variazioni dipendono dal reddito: se è inferiore a 4000 euro, l’erogazione è di 160, se fra 4000 e 8000, l’assegno mensile scende a 80 euro».
Dall’Associazione, che presta servizio gratuitamente ( il sito è www.fondazioneitalianarisparmiatori.it) e si appoggia a studi legali, ritengono che, in generale, il sistema di erogazione del bonus bebè non funzioni. Conclude Ferri: «Ci sono una marea di contestazioni all’Inps per casi che rientrano nella norma, altro che i casi limite». E ricorda una vicenda all’estremo opposto: una donna che a 64 anni, con l’inseminazione artificiale divenne madre. In quel caso il no all’erogazione era basato sul fatto che la donna percepisse già la pensione e non fosse possibile una seconda previdenza.