Corriere della Sera, 3 ottobre 2018
La filosofia del Pigneto
Non essendo romano, fino a poco tempo fa non conoscevo il Pigneto, meglio non conoscevo la «filosofia» del Pigneto. Poi mi hanno spiegato che una volta il Pigneto era una zona non tanto bella di Roma che comprendeva la «Casilina», la «Prenestina», la «Tangenziale».
Poi, come ha scritto Andrea Minuz, «una borgata romana si è trasformata in una periferia industriale, poi in quartiere multietnico, poi in zona bohémien, poi in luogo di tendenza e infine in esercizio letterario nazionale su cui, prima o poi, si buttano tutti, anche se ci avvertono che “è impossibile cogliere l’essenza del Pigneto”». Questa premessa era necessaria per capire Romolo+Giuly, la miniserie in 8 episodi da 30 minuti l’uno prodotta da Fox Italia e Wildside, in onda su Fox (canale 112 di Sky). In apparenza l’eterno scontro fra Montecchi e Capuleti altro non è che lo scontro fra Roma nord (il fighettismo de’ noantri del Pigneto) e Roma sud (il coattismo storico della periferia borgatara).
Al posto di Romeo c’è l’insicuro Romolo Montacchi, interpretato da Alessandro D’Ambrosi (anche coautore con il regista Michele Bertini Malgarini e Giulio Carrieri), e di Giulietta, la sensibile Giuly Copulati (Beatrice Arnera). Lo spirito è quello di Boris, unico grimaldello per superare i confini territoriali del Sacro Gra (il Grande Raccordo Anulare); così sono stati ingaggiati Giorgio Mastrota, che interpreta il capo di una setta massonica il cui scopo è realizzare una Roma milanese senza romani («il milanese è perfetto per eliminare i terroni») e Fortunato Cerlino, il grande Don Pietro Savastano di Gomorra.
Difficile che i mondi di Romolo e Giuly possano integrarsi, specie se lui deve farle l’esegesi di ’sti cazzi. L’unico in grado di riunire le due anime di Roma è il fantasma di Antonello Venditti con la sua poetica amorosa, risospinta da una profonda romanità! Un inno alla Roma Decadence.