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 2018  ottobre 02 Martedì calendario

Diego Abatantuono: «Guai a essere buono, ti fottono»

Intelligente, brillante e grande attore. Diego Abatantuono da giovedì torna al cinema protagonista nel film Un nemico che ti vuole bene diretto da Denis Rabaglia. Veste i panni del professore universitario Enzo Stefanelli, che in una notte di pioggia salva la vita ad un giovane (Antonio Folletto) ferito da un’arma da fuoco.
Abatantuono, ci parli del suo professore. Chi è Enzo Stefanelli?
«Una brava persona e molto stimato da tutti» 
Apparentemente...
«Infatti è uno che si fida delle persone. Quando dicono: quello lì è un uomo tranquillo, buono, in genere è un coglione. Nonostante sia stato fregato dalle persone che credeva amiche, continua a non aprire gli occhi. L’occasione giusta arriva con l’amicizia con Antonio Folletto. L’originalità del film è il rapporto che si crea tra i due. Da commedia, diventa un thriller».
È stato complicato girare con un antagonista così giovane?
«Se Antonio non affondasse il dito nella piaga ricordando che aveva quattro anni quando con Mediterraneo di Salvatores abbiamo preso l’Oscar, sarebbe meglio... Comunque, è stata una bella esperienza».
La storia è molto originale, c’è anche la sua firma nella sceneggiatura. Ha sempre dato il suo tocco durante la stesura di molte altre sceneggiature, ma difficilmente ha messo il suo nome, perché?
«Ho fatto cento film firmandone solo pochi. Se lavoravo con Scola o Avati c’era solo una rilettura sul testo, ma non faccio differenza prima di fare un film se l’ho firmata o meno, questa però era un po’ da mettere a posto».
Più che originale, la storia è realistica, molti spettatori si ritroveranno nei panni del professore Enzo Stefanelli.
«Infatti c’è del realismo in questa black comedy e non c’è delusione più grande del tradimento di amici o parenti. All’inizio non ci credi, come accade nel film». 
Ora le devo fare una domanda diversa.
«Sul Milan immagino...».
Infatti. Cosa ne pensa di questa nuova stagione rossonera?
«È la mia squadra e non la cambierei mai. Oggi sono molto sereno. Col Sassuolo il Milan ha vinto, ma se mi avesse fatto la stessa domanda la settimana scorsa... apriti cielo. Trovo che la squadra abbia fatto dei bei passi avanti, i calciatori sono bravi, e grandi professionisti. Ma il calcio non è più dei calciatori è una proprietà aziendale che deve andare in attivo. Una volta era più vicina alle famiglie».
E la politica?
«Non mi faccia piangere».