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 2018  ottobre 02 Martedì calendario

L’incredibile vita di Tassani: tenore di successo grazie al tumore

Un tumore scoperto in tarda età gli ha fatto conoscere le sue doti vocali. Così è diventato un tenore, nonostante sia costretto a cantare con un polmone solo. Maurizio Tassani, 60 anni a febbraio, forlivese, è un interprete crossover molto apprezzato anche all’estero. Dalla Cina al Libano fino a Singapore, si esibisce sui palchi dei teatri di tutto il mondo con brani in spagnolo, cinese, francese, inglese, russo, pur non avendo mai studiato le lingue. Lui, che non aveva mai cantato neppure sotto la doccia, e che fino a 32 anni aveva sempre fatto l’istruttore di body building e gestito palestre nella sua Romagna, è tornato in età matura sui banchi di scuola del liceo musicale per intraprendere una nuova strada professionale che lo ha portato a cambiare vita, fino a ricevere i complimenti anche da Aznavour (che si è spento ieri) e Pavarotti. Oggi, ricordando quei difficili momenti sottolinea: «Il cancro non è affatto un dono come qualcuno vuole far credere, ma è una sfiga grande».
La tua vena canora scoperta grazie al cancro è diventata il tuo riscatto, la tua spinta alla vita?
«Certo che sì, anche perché chi come me vive certe esperienze, poi rinasce con più grinta, con più consapevolezza delle cose importanti della vita. La smetti di prendertela per le stupidaggini».
Ma davvero non ti eri accorto di avere una voce da tenore?
«No, a parte una breve parentesi alla scuola elementare. Selezionavano bimbi per lo Zecchino d’oro e la mia maestra mi segnalò. Ma avevo sette in condotta e non mi presero. Da lì nulla più, a parte la mia sfrenata passione per Elvis Presley e Frank Sinatra».
Da un letto di ospedale ai palchi dei teatri di tutto il mondo?
«Già, mi hanno diagnosticato il tumore nel 1992, e da lì è iniziato il mio calvario. Sono stato quasi un anno in ospedale, ho fatto tutte le chemio possibili e poi mi sono sottoposto ad un intervento chirurgico di asportazione del polmone destro. Poi ho fatto riabilitazione e il professor Fussi di Ravenna, medico dei cantanti vip, esperto di foniatria, ascoltando i miei ‘vocalizzi’ mi suggerì di praticare la lirica».
Una proposta bizzarra dopo un tumore al polmone? 
«Sì, ma in realtà non lo era. Mi sono detto: perché non provarci e mi sono iscritto al liceo musicale. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua tra tutti quei ragazzi, io ero vecchio. Dopo il triennio debuttai al teatro Alighieri di Ravenna con ‘Elisir d’amore’ e da quel giorno la mia strada è stata in discesa. Ho avuto le mie soddisfazioni, l’ultima due mesi fa, quando ho registrato brani per l’ultimo disco di Tommy Tallarico, l’autore della colonna sonora ‘Terminator’».
Lei però non fa parte del mondo dei vip.
«Forse perché non ho mai voluto lasciare la mia città per Roma o Milano. Mi chiamano spesso per cantare durante gli eventi importanti. Il prossimo è il 6 ottobre al Savoia di Milano, il 4 novembre sarò a Monza per una serata dedicata a Renato Balestra. Ma per il resto sono tagliato fuori dal cortocircuito delle star, anche se le conosco tutte. Questo perché non appartengo a una certa corrente politica. Diciamo che non sono di sinistra. Sono un liberale. Mi piace Sgarbi, ho scritto per lui l’inno del suo movimento politico Rinascimento».
Nel suo repertorio non c’è però solo la lirica.
«Certo, io sono un creativo, mi piace reinterpretare i classici italiani e fare cose alternative. Per esempio l’altra sera alla Fiera internazionale della ceramica di Imola ho cantato ‘Santa Lucia’ in cinese. Gli asiatici presenti in sala si sono commossi, sono venuti ad abbracciarmi. Ho avuto successo a Montecarlo con la Bohème. Dicono che quando canto ‘Nessun dorma’ emoziono? Ecco vede, il mio segreto è che non canto col polmone ma col cuore».