Corriere della Sera, 1 ottobre 2018
Staino adora Martina
«Io adoro Martina».
Addirittura. Come mai tanto ardore, Staino?
«Perché da tempo non avevamo un leader specchiato, pulito, onesto, che non è alla ricerca spasmodica di essere innovativo».
Però non si ricandida.
«E mi dispiace, avrebbe la forza di tenere unito il partito. Mi piace anche Zingaretti, eh».
Però?
«Però non so come si risolve il problema del Lazio. Non lo si prenda sotto gamba, non vorrei che perdessimo la Regione».
Il Pd è vivo, pare, a guardare la piazza.
«Sì, una bella piazza, bello anche che non ci fossero tutti i politici sul palco».
Come si combatte questo governo? Ad accusarlo di fascismo non si fa il suo gioco?
«Ha visto Salvini a Latina, che poi era Littoria, vestito da poliziotto parafascista? Sembrava che salutasse le truppe in partenza per le colonie africane».
Lei all’inizio voleva dialogare con i 5 Stelle.
«Sì e penso ancora che sia stato un errore non parlarci. Anche perché ora ci possono rinfacciare la colpa di averli spinti a un connubio innaturale. Però credo che adesso non si possa non chiedere loro conto di stare in un governo reazionario».
Come deve andare avanti ora il Pd?
«Bisogna mobilitarsi contro questo governo, per evitare che vadano in porto norme pericolose come quella sulla difesa personale. E poi la nostra azione si deve spostare in Europa, non so se con la costruzione di una formazione elettorale, ma certo con un accordo con personalità come Calenda e Bonino».