La Stampa, 1 ottobre 2018
First Man era mio padre. Parla il figlio di Neil Armstrong
La Luna? Oggi è il corpo celeste più vicino alla Terra, quello che additiamo nelle notti senza nuvole, che ci fa pensare all’infinito e che a volte - dicono - ci rende un po’ stralunati. È anche un luogo che diamo per scontato, c’è addirittura chi l’ha toccata e sulla sua superficie ha saltellato. Ma i milioni e milioni che il 20 luglio del 1969 restarono attaccati ai televisori per seguire le immagini sgranate di Neil Armstrong e Buzz Aldrin che compivano quel primo passo «così piccolo per un uomo e così gigantesco per l’umanità», le emozioni sono diverse. Per un breve momento l’umanita’ si era sentita davvero unita, al di la’ di frontiere e ideologie e religioni. L’impossibile era diventato possibile. Non c’era più sogno troppo grande.
Al centro di tutto questo c’era appunto il comandante Neil Armstrong, da quel giorno e poi per molti anni il più popolare e ammirato uomo sulla Terra, che da lontano ci aveva fatto sentire più piccoli e più effimeri. Un eroe vivente, che per generazioni ha portato milioni e milioni di bambini a rispondere alla domanda “Che vuoi fare da grande?” con un enfatico: l’astronauta!
Armstrong era ed è il «First Man», il primo uomo sulla Luna. Ma chi era l’uomo sotto quella ingombrante tuta spaziale? Era davvero così ossessionato dal traguardo dello Spazio? Gli era così difficile esprimere emozioni? Come era in casa e in famiglia? E con gli altri astronauti? Interrogativi cui ha voluto dare una risposta il film First Man, che ha aperto il festival di Venezia e uscirà in Italia il 31 ottobre. L’ha diretto Damien Chazelle, che dopo La La Land ha nuovamente scelto Ryan come protagonista.
Quegli interrogativi continuano a porseli anche Rick e Mark Armstrong, i due figli di Neil che abbiamo incontrato a Cape Canaveral in una sala a un centinaio di metri da dove erano stati assemblati il Saturn e il Modulo Lunare che in quel luglio del 1969 condussero loro padre nella storica spedizione. «Ricordo che la sera prima di partire ci rassicurò a tavola che tutto sarebbe andato bene e ci disse semplicemente: “Ci vediamo tra una settimana”», ricorda Rick, biologo marino, che in quei giorni aveva 12 anni. «A me bastò per rimanere sereno».
Mark, che è un ingegnere informatico, era più piccolino. Aveva sei anni e i suoi ricordi di quei giorni sono meno vividi. «Anche io non ero davvero spaventato - aggiunge - chi era terrorizzato era la mamma, che però non ci ha mai trasmesso la sua preoccupazione». E al momento dell’allunaggio? «C’era la casa piena di gente, parenti, amici e vicini», continua Rick. «Tutti davanti al televisore di 26 pollici, con quelle immagini che traballavano. Io al momento dell’allunaggio me ne andai su in camera da letto, mi attaccai a un apparecchio che aveva la linea diretta con la Nasa». Mark: «Io ricordo che poco dopo andai a dormire».
È difficile avere un padre famoso, ma come si fa se è addirittura il «First Man»? Rick: «È complicato, perché l’unico modo che hai di superarlo è andare su Marte» .«Papà non era il tipo che diceva: sono Neil Armstrong, voglio un posto al ristorante - interviene Mark -. Anzi, è successo che qualcuno lo vedesse e gli dicesse: sa che assomiglia proprio a Neil Armstrong? E lui rispondeva: sì, l’ho sentito dire. Comunque, certo, vantaggi ne abbiamo avuti. Viaggi che non avrei fatto se non fossi stato al suo seguito. E gente che ho avuto la fortuna di incontrare».
E sul piano finanziario? «Papà era un impiegato del governo - continua Rick - alla fine di quella settimana lo stipendio si alzò di 43 dollari in più, all’incirca. Solo dopo un po’, quando iniziò a ricevere montagne di posta, gli diedero un assistente. Oggi gli avrebbero fatto una speciale preparazione per affrontare i media e lo avrebbero circondato di consulenti».
Ora la vita di papà e della loro famiglia è rappresentata in un film. Le reazioni? «Beh, abbiamo seguito la produzione per due anni e mezzo come consulenti, quindi non ci sono state vere sorprese», spiega Rick. «È stato molto emozionante rivivere quegli anni sullo schermo. Hanno fatto davvero un bel lavoro». «Ryan si muove e parla proprio come papà», interviene Mark. «E Claire (Claire Foy, che interpreta la mamma, ndr) è fantastica».