Corriere della Sera, 30 settembre 2018
Il premier Conte: «Si chiama “equità sociale”»
Presidente Conte, le sembra giusto festeggiare la manovra quando in realtà si sta accumulando nuovo debito?
«I parlamentari del Movimento 5 Stelle festeggiano un risultato che costituisce per loro un vero e proprio manifesto politico: il reddito di cittadinanza. Non ci vedo nulla di male. Anzi, trovo giustificato l’entusiasmo per una riforma che restituisce dignità a milioni di italiani in momentanea difficoltà e realizza una misura fondamentale di equità sociale».
Tuttavia c’è il rischio concreto che salgano i tassi di interesse. Non teme quindi che alla fine il nuovo debito lo pagheranno gli italiani?
«L’obiettivo di questa manovra è far scendere il debito puntando a una più consistente crescita economica e a un più ampio sviluppo sociale. Già da lunedì riunirò a Palazzo Chigi la cabina di regia per avviare il piano di investimenti e il piano di ammodernamento delle infrastrutture. Sono fiducioso che gli investitori, che guardano a prospettive di medio e lungo periodo, troveranno molto conveniente investire in Italia, anche perché il nostro Paese, anche più di molti altri Paesi europei, offre il valore aggiunto di una solida stabilità politica».
I mercati però hanno accolto male la manovra. Lei ha detto che lo spread scenderà una volta che l’avrà spiegata. Intanto non si rischia di bruciare i risparmi dei cittadini che hanno investito nel mercato azionario?
«Insieme al ministro Tria ci attiveremo per spiegare i dettagli della manovra ai vari interlocutori europei oltreché agli investitori. È presto per giudicare l’accoglienza della manovra. Al momento c’è molta attesa per conoscere i dettagli, ma noi siamo consapevoli di avere lavorato con serietà, responsabilità e forte progettualità».
Il commissario Ue Moscovici ha già espresso delle critiche. Cosa farete se l’Europa boccerà la manovra?
«Questo governo non ha alcuna tentazione di creare vertenze o contrapposizioni con le istituzioni europee. Sappiamo che il dialogo con l’Europa è importante e ci predisponiamo ad esso con la massima serenità».
Si spenderà lei in prima persona per evitare crisi pericolose? Contatterà gli altri leader?
«Non tralascerò nessuna iniziativa che possa tornare utile al mio Paese. Sono disponibile a prendere un aereo per difendere gli interessi degli italiani a qualsiasi ora del giorno o della notte».
Il ministro Tria esce politicamente dimezzato dopo questo braccio di ferro?
«Assolutamente no. Abbiamo sempre chiesto al ministro Tria di presentare varie alternative e di tener conto di molteplici variabili. Quella che è prevalsa alla fine, all’esito di attente meditazioni, è una manovra frutto di un lavoro collettivo e pienamente condiviso. Lo dimostra il fatto che siamo giunti alla deliberazione finale senza litigi o scontri, ma solo attraverso un confronto serrato».
Il presidente Mattarella è sceso in campo ricordando che la Costituzione richiede equilibrio nel bilancio. Non teme che dopo i fatti di fine maggio e le prese di posizione sulla manovra ci possa essere un logoramento dei rapporti?
«La mia opinione è che i principi di equilibrio del bilancio e di sostenibilità del debito pubblico, a prescindere dal fatto che siano scritti nella Costituzione e nel fiscal compact, siano linee guida che qualunque governo responsabile deve tenere da conto. Questi principi non impongono, tuttavia, di rinunciare a esprimere una politica economica e di finanza pubblica interpretando i bisogni dei cittadini in base ai differenti cicli economici».
Non era meglio puntare su un piano di investimenti, una sorta di nuovo piano Marshall per l’Italia anziché sul reddito di cittadinanza e sulla flat tax?
«Ma per noi è assolutamente determinante la “qualità” della spesa. Abbiamo previsto un piano per gli investimenti pubblici per un importo pari a 38 miliardi nei prossimi quindici anni e altri 15 nel prossimo triennio. Accompagneremo questo piano con la semplificazione burocratica, la riforma del codice dei contratti pubblici, la digitalizzazione dei servizi pubblici, l’accelerazione dei processi civili. Avremo una cabina di regia e gruppi di esperti che ci consentiranno di realizzare il più grande piano di investimenti mai progettato in Italia e il più grande rafforzamento mai pensato del nostro sistema di infrastrutture materiali e immateriali. Anche le riforme che lei cita consentiranno di recuperare al mercato del lavoro un’ampia fascia di cittadini e di semplificare un sistema fiscale che viene unanimemente percepito come iniquo; sono misure, quindi, che non dilapideranno risorse pubbliche, ma costituiranno investimenti in termini di crescita e sviluppo sociale».
Ad ottobre vedrà Putin. La Russia rimane per voi un partner strategico? Parlerà di diritti umani?
«Con la Russia intratteniamo da tempo intense relazioni commerciali. Putin rimane un interlocutore strategico non solo per noi, ma per tutti coloro che hanno a cuore la risoluzione dei principali scenari di crisi geo-politiche. Parleremo di tutto».
Il Csm ha eletto Ermini vicepresidente. I 5 stelle e Salvini hanno protestato contro le toghe. La politica secondo lei deve rimanere fuori dalle questioni della magistratura?
«Sono rimasto molto sorpreso di questa soluzione. Non mi permetto di valutare la persona, che non conosco. Devo però registrare che è stato designato vicepresidente dell’organo di autogoverno un componente laico che sino a ieri era parlamentare e, per giunta, responsabile giustizia di un partito politico. La componente togata che ha dato questa indicazione di voto si è assunta una precisa responsabilità, interpretando secondo una peculiare accezione i valori della indipendenza e dell’autonomia della magistratura».
Il ministro Bonafede aveva annunciato una riforma della giustizia...
«Le riforme della giustizia che stiamo programmando non saranno condizionate dall’esito della votazione avvenuta al Csm. Le riforme vanno pensate in una prospettiva di ampio respiro e di maggiore funzionalità, astraendo da contingenze».
Il leader degli industriali Boccia ha dichiarato di credere fortemente nella Lega. Si aspettava un endorsement così forte (anche se a metà) da parte degli industriali?
«Confido che non solo Confindustria ma tutte le associazioni di categoria, anche sindacali, possano apprezzare o, comunque, valutare senza pregiudizi l’importante svolta che stiamo realizzando nel nostro Paese, sul piano della politica sociale, economica e culturale».