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 2018  settembre 30 Domenica calendario

Da luglio siamo entrati nel Megalaiano

Giurassico, Pleistocene, Precambriano. Il modo nel quale si chiamano i diversi periodi nella storia della Terra può ispirare pensieri di dinosauri, trilobiti o altri animali misteriosi come nessun altro del nostro mondo attuale.
Definizioni come queste sono parte di un sistema usato dagli scienziati per dividere i quattro miliardi e mezzo di anni di storia della Terra. Le divisioni principali sono in eoni, divisi in ere, a loro volta in epoche, poi in periodi, fino alle età.
La scala dei tempi geologici. I geologi dividono l’arco vitale della Terra in diversi tronconi. Gli eoni sono i più vasti, ulteriormente divisi in ere, le quali comprendono diversi periodi, a loro volta suddivisi in epoche. Le unità di tempo più piccole sono le età. Corrispondono a tracce impresse nella geologia del nostro pianeta. The Conversation 
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Ufficialmente viviamo nell’Olocene, un’epoca. In modo informale si parla di Antropocene, combinando l’umano con il gergo del tempo geologico. C’è da poco un’età con un nuovo nome – Il Megalaiano.
Come si è cominciato a dividere e a categorizzare il tempo, e chi decide quando inizia una nuova età, epoca o era?
Prima delle età, dare nome alle rocce La scala del tempo geologico non è stata del tutto intenzionale, almeno nei suoi primi passi. Ai primi dell’Ottocento i geologi iniziarono a creare delle mappe e a descrivere dove e come i diversi tipi di rocce corrispondessero tra loro attraverso l’Europa occidentale.
In parte, ciò è scaturito da semplici particolarità. Il Triassico si chiama così perché la stessa sequenza di tre elementi – uno scisto ricco di carbonati, un calcare ricco di fossili e un’arenaria rossa, sovrapposti in questo ordine – si poteva ritrovare dappertutto nell’Europa occidentale. Agli scienziati europei questa configurazione sembrò abbastanza diffusa da meritarsi un nome.
Altre definizioni scaturirono da motivazioni economiche. Se un tipo particolare di calcare o di arenaria o di carbone risultavano particolarmente utili, le persone volevano sapere dove altro impiantare una cava per cercare lo stesso tipo di roccia.
Lo studio di come le rocce si depositano e si organizzano nei diversi strati iniziò a essere formalizzato come stratigrafia. Per dare un nome a un particolare tipo di roccia, i geologi utilizzano dei criteri. Deve esserci una località dove l’archetipo di una particolare roccia sia stato trovato.
Una sua diffusione geografica, come per il Triassico.
Dei fossili che si trovino solo in quella roccia e non in altre più giovani (individuando un’estinzione) o in altre più vecchie (indicando così quando si è sviluppata una nuova specie).
I nomi per le suddivisioni delle diverse rocce arrivavano da dove erano state per la prima volta o meglio descritte – le devoniane dal Devonshire, le cambriane dal Galles (Cambria, come i romani chiamavano quella regione) – o da caratteristiche più ovvie. Le rocce del Cretaceo europee sono piene di fossili che costituiscono una ricca sorgente di gesso. Le rocce del Carbonifero comprendono importanti riserve di carbone in tutto il mondo.
Queste rocce nei pressi di Gubbio, in Italia, cambiano colore e struttura nel punto in cui è evidente l’evento finale del Cretaceo-Paleocene che cancellò dalla faccia della terra i dinosauri, sessantasei milioni di anni fa. Un cappello da baseball fa da riferimento per le dimensioni reali. – Robert DeConto and Mark Leckie, UMass Geosciences Rocce uguale tempo Il grande salto mentale è arrivato quando si sono messe in relazione le rocce con il tempo – quelle rocce devoniane si erano formate durante quello che sarebbe diventato il periodo Devoniano. È così che il tempo geologico è diventato una utile abbreviazione per i principali eventi della storia della vita sulla Terra. Il Cretaceo non è solo gesso. È un tempo nel quale le condizioni erano semplicemente adatte affinché i mari si riempissero di enormi quantità di plancton – i cui resti affondavano sul suolo oceanico, formando infine depositi di gesso.
Ciò che era iniziato come un sistema per distinguere le diverse rocce nell’Europa occidentale crebbe in un metodo sistematico, sofisticato e formalizzato per pensare alla vita, al tempo e al modo in cui questi sono registrati nelle rocce.
Un esempio è la storia dell’atmosfera della Terra. I prodotti chimici invisibili emessi da antichi organismi e preservati nelle rocce sedimentarie registrano gli aumenti e le cadute nelle quote di ossigeno e di biossido di carbonio negli ultimi seicento milioni di anni. Queste oscillazioni coincidono con eventi distribuiti lungo la scala del tempo geologico, come le estinzioni di massa, l’evoluzione dei vegetali terrestri e l’avvicinamento e l’allontanamento dei supercontinenti.
Che siano fossili, minerali o minuscole tracce chimiche, i reperti stratigrafici rivelano le interazioni tra la vita, la terra e l’ambiente, attraverso il tempo.
 
Il quadro ufficiale del tempo geologico lungo i miliardi di anni d’età della Terra – http://www.stratigraphy.org La definizione dell’età Megalaiana Gli scienziati continuano a perfezionare la scala del tempo geologico. Questa estate ci ha portato il nome ufficiale di una nuova età: la Megalaiana.
Numerosi dati climatici mostrano che la Terra ha affrontato un brusco cambiamento 4.200 anni fa in direzione di un clima più freddo e secco. Un gruppo di lavoro condotto dal geologo e climatologo Mike Walker ha proposto che ciò fosse riconosciuto come evento su scala globale significativo, rappresentato da tracce climatiche rinvenute in una stalagmite della grotta di Mawmluh nello stato di Meghalaya, nel Nord Est dell’India.
La International Commission on Stratigraphy (ICS) e il suo ente associato, la International Union of Geological Sciences vota e ratifica le proposte come questa. La ICS è, in effetti, l’autorità ufficiale sul tempo geologico. Quando è approvata una nuova scansione temporale, come nel caso del Megalaiano, la ICS stabilisce la descrizione ufficiale e la aggiunge al dettaglio della scala del tempo geologico.
Tutte le rocce più giovani di quattromiladuecento anni fanno d’ora in poi parte della fase Megalaiana. In dettagli come questi c’è però molto da distinguere.
Gli strati interni alla stalattite indiana che definiscono l’inizio dell’età del Tardo Olocene Megalaiana, datata 4.200 anni fa – Stanley C. Finney, CSULB Spacchettare l’Olocene Dal luglio 2018 l’Olocene – l’epoca più recente, da 11.700 anni fa a oggi – risulta divisa in tre età: il Groenlandiano, il Nordgrippiano e il Megalaiano.
I primi due sono insoliti perché nelle loro località tipiche non sono rappresentate delle rocce. Si tratta invece di strati di ghaccio profondo nella calotta di ghiaccio che copre la Groenlandia. Entrambi sono determinati da un grande cambiamento ambientale su scala globale: nel caso del Groenlandiano il riscaldamento, ed effetti a catena di scioglimento dello spessore dei ghiacci per ciò che riguarda il Nordgrippiano.
Anche il Megalaiano ha contorni insoliti, e non solo perché è la prima volta che una stalattite viene usata come roccia che definisce l’archetipo. Il cambiamento climatico globale che definisce l’inizio del Megalaiano coincide con un periodo di costanti migrazioni e con il collasso di molte tra le prime civiltà umane nel mondo. Per la prima volta, la stratigrafia è stata definita almeno in parte dagli effetti sulle attività umane.
E l’Antropocene? Il che ci porta all’idea di Antropocene – una proposta di divisione del tempo geologico definita dai segni dell’attività umana all’interno dei reperti geologici. Se le attività umane fossero associate alle divisioni del tempo geologico – com’è successo per il Megalaiano – e noi definiamo il tempo geologico basandoci sulle diverse caratteristiche delle rocce, cosa fare con l’ineluttabile impronta delle attività umane nei dati geologici?
Ci sono buoni argomenti sia a favore sia contro l’Antropocene.
Le particelle di microplastica si stanno diffondendo nell’ambiente, lasciando una firma nella stratigrafia della Terra – AP Photo/Ted S. Warren Gli esseri umani hanno evidentemente alterato il paesaggio tramite la deforestazione, l’agricoltura e l’industrializzazione, che sopra ogni altra cosa ha accelerato l’erosione e l’accumulo di sedimenti. La plastica si sta accumulando negli oceani e nella biosfera, lasciando segni su scala globale di questi materiali sintetici nei suoli e nei sedimenti. Le persone sono causa di alti tassi di estinzione e rapidi cambiamenti sulla distribuzione delle specie animali nel mondo. Ovviamente, la combustione di carburanti fossili e i cambiamenti climatici indotti dall’uomo lasciano segni anche nei sedimenti rocciosi, ovunque nel mondo.
Fino a oggi, la International Commission on Stratigraphy non ha però approvato la nomina dell’Antropocene. Una delle difficoltà sta nel concordare quando l’Antropocene dovrebbe avere inizio. Mentre cose come la plastica o il biossido di carbonio emesso dai combustibili fossili sono geologicamente recenti, l’impatto umano sul paesaggio, sulla biodiversità e sulla biogeografia può risalire a migliaia di anni fa. È molto difficile individuare il primo momento nel quale la nostra specie ha iniziato a influenzare la Terra.
Anche le nuove divisioni dell’Olocene riducono il tempo a disposizione per l’Antropocene. Il Megalaiano inizia 4.200 anni fa e arriva fino ad oggi. In parole povere, nell’Olocene non c’è più un tempo dove l’Antropocene potrebbe trovare una sua collocazione.
Affinché l’Antropocene possa essere incluso nella scala temporale geologica ufficiale, i geologi dovranno riuscire a sostenere che il suo esordio è stato su scala globale, simultaneo in tutto il mondo e rilevante nella sua impronta negli esemplari geologici.
Oppure, forse, questo modello di requisiti formali non è più applicabile. Mentre gli scienziati riconoscono il fatto che gli esseri umani fanno d’ora in poi parte della stratigrafia, forse c’è anche bisogno di ripensare i nostri criteri in modo da separare il tempo geologico dal tempo umano.
* Professore associato di scienze geologiche, University of Massachusetts Amherst. 
Questo articolo è tradotto da The Conversation. Per leggere l’originale vai qui