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 2018  settembre 30 Domenica calendario

Le Cirque du Soleil riscrive Avatar

Se il cinema rende reali i personaggi di finzione, il Cirque du Soleil trasforma il mondo in una spettacolare fantasia. L’ispirazione di Toruk – Il primo volo (così si intitola lo show) è Avatar, uno dei quattro film che nella storia del cinema hanno incassato più di 2 miliardi di dollari. La trasfigurazione di questo cine-universo immaginario nel Circo del Sogno, il regno della dismisura dove la regola è l’eccesso, sembra essere l’approdo naturale. 
Si può conciliare lo stile inconfondibile del Cirque du Soleil con un cambio di passo? È la scommessa da cui è partito Michel Lemieux, che ha scritto e diretto lo spettacolo (insieme con Victor Pilon). «Ci sono molte novità rispetto alla vicenda del film James Cameron», racconta, «anzitutto la nostra storia si svolge 3000 anni prima, dunque in un’epoca antecedente all’arrivo degli umani sul pianeta Pandora». Sorride: «È una sorta di prequel estremo». 
Non ci sono uomini e donne, ma soltanto gli umanoidi celesti che abbiamo conosciuto col nome di Avatar, e che risultano essere gli antenati del film realizzato nel 2009. Stesse sembianze e orecchie a punta, anche se non hanno quelle altezze immaginarie di tre metri e oltre, come sullo schermo. 
«Il racconto mitologico è narrato da un cantastorie Na’vi ricoperto da un mantello rosso, metà uomo e metà felino», prosegue Lemieux, 59 anni, nato nell’Indiana e cresciuto a Montréal, innovatore della multimedialità. Quando una eruzione vulcanica minaccia di distruggere il sacro Albero delle Anime, due ragazzi del clan Omaticaya, Ralu e Entu, protagonisti dello show, decidono di scendere in campo. Presto scoprono che Toruk è l’unico in grado di aiutarli. «Sono i giovani che hanno la possibilità di cambiare i destini del mondo, animati da coraggio e spirito naïf». 
Cameron è stato vicino alla produzione: «Sta preparando tre sequel e un prequel di Avatar. A noi ha detto, divertitevi, io ho realizzato un film voi fate uno show, l’unica cosa che vi chiedo è di rispettare la mia creazione, il significato del film, il messaggio ambientalista, la morale edificante, positiva. Parliamo di come preservare il pianeta». 
Acrobazie, mimi e giocolieri, che rappresentano il DNA del Cirque du Soleil, sono come smorzati, o meglio, il cuore dello show risiede altrove; tra l’altro, benché finti, appaiono per la prima volta in una produzione del Cirque degli animali, sorta di dinosauri volanti. La scenografia è lussureggiante di flora e fauna esotica e foreste pluviali, in una cascata di fiori che sembrano discendere dal cielo, sotto le vette di ultrasecolari montagne galleggianti, nella giungla lunare di Pandora.
«È uno show multimediale, non è solo una performance. È una immersione visual, più narrativa che funambolica. Ci sono proiezioni che avvolgono lo spettatore, è come entrare dentro Avatar, dentro lo schermo. Anche se il film è un’ispirazione, noi ne facciamo un’evocazione poetica. La tecnologia che utilizziamo è un amplificatore di emozioni; penso ai sensori sistemati all’interno dei costumi realizzati da Kym Barrett (a cui si deve la trilogia hollywoodiana di Matrix), i quali azionano e orientano le luci». 
Questo viaggio nella realtà virtuale sarà a novembre dal 15 al 18 novembre al Pala Alpitour di Torino, alla Unipol Arena di Bologna dal 22 al 25, per poi atterrare al Mediolanum Forum di Milano dal 14 al 17 febbraio 2019. Una favola ecologista che getta un link tra passato e futuro (ambientata in un mondo primordiale, e però si richiama agli dei dell’hi-tech), è raccontata in inglese, parzialmente in francese, con delle incursioni nell’indecifrabile linguaggio dei Na’Vi. Giusto un esempio: come dicono che siamo entrati nel loro territorio? «Pxengal tok kllpxìltut ayoeya».