Corriere della Sera, 30 settembre 2018
Il libro di Totti e l’arte di lasciare
Caro Aldo,
Francesco Totti, 42 anni, anche fuori dagli stadi, continua a segnare dei gol. L’ultimo, tuttavia, lo ha infilato nella porta della sua squadra di sempre, la Roma. «Er Pupone» ha, infatti, provocato le dimissioni di Daniele Baldini dal comitato esecutivo del club giallorosso. Nel libro «Un Capitano», scritto da Paolo Condò (Rizzoli),Totti ha attribuito proprio a Baldini la fine della sua lunga carriera da calciatore. «Quella di Francesco è la parola del Capitano – ha spiegato l’ex dirigente —. Non vedo come io possa discuterla, con la speranza di seminare almeno un dubbio...». Come dar torto a Baldini? La scelta di fedeltà alla Roma ha reso Totti una leggenda, nella capitale, in Italia e anche all’estero.
Gino Castaldi, Malito (CS)
Caro Gino,
il libro di Totti, a giudicare dalle prime anticipazioni, è molto bello. Ero certo che lo fosse, perché Paolo Condò è uno dei migliori giornalisti italiani, e il capitano della Roma ha una storia calcistica intensa e lunga. Forse anche troppo lunga.
L’anticipazione pubblicata dalla Gazzetta dello Sport ha un ritmo incalzante: tre calcioni in tre minuti di un difensore di provincia troppo agitato, il tacchetto che resta incagliato nel terreno, la gamba che si spezza sotto il peso del corpo, l’urlo del purosangue azzoppato, gli insulti all’avversario, la corsa in ospedale, lo specialista che rientra dal weekend, l’intervento d’urgenza perché ogni minuto può essere prezioso: mancano meno di quattro mesi al Mondiale del 2006. E infatti Totti lo giocò, con una gamba più piccola dell’altra. Non era al massimo, ma diede un contributo decisivo alla vittoria azzurra, e non solo con il rigore all’ultimo minuto contro l’Australia. Decisivo fu anche Lippi, che alla notizia dell’incidente si precipita al capezzale del campione ferito, per dirgli: «Ti aspetterò, ho bisogno di te». Mentre Spalletti, allora amico, si presenta in stanza alle undici di sera e si ferma fino alle 3 del mattino, ufficialmente a preparare la campagna acquisti, in realtà per fare sentire Totti «un capitano» anche nel lettino della clinica.
Spalletti, come Baldini, diventa poi il nemico pubblico numero uno. E in effetti la carriera di Totti si poteva chiudere con meno polemiche. Ma viene per tutti nella vita il momento di dire basta. Di andare in pensione, di chiudere una storia, di lasciare un posto dove non ci si ritrova più. A quarant’anni anche un portiere è (calcisticamente) vecchio; figurarsi un numero 10. Saper lasciare al momento giusto, senza fare del male a se stessi e all’ambiente della squadra, è un’arte che il capitano Totti non ha saputo esercitare.