il Giornale, 30 settembre 2018
La donna che a 50 anni avrà 4 gemelli
«Il tempo è mio e lo gestisco io». Ogni tanto, occorre dare una rinfrescata agli slogan, aggiornarli, visto che, appunto, sempre di tempo (soprattutto in questo caso) si tratta. Quando le femministe italiane, negli anni Settanta, urlavano che «il corpo», o più nello specifico «l’utero», era loro e di nessun altro, tanto meno dei preti e della diccì, lassù in Inghilterra Tracey Britten giocava con le bambole e, come tutte le bambine, imparava a fare la mamma. Poi di bamboline e di bambolotti la vita gliene avrebbe regalati in serie: tre figli e conseguenti otto nipoti.
Intanto, il tempo correva, a volte su un terreno accidentato, e attraverso una selva oscura che si chiama Depressione, come quando, undici anni fa, Tracey decise di abortire perché, giunta a quarant’anni, s’era convinta di essere troppo vecchia, di aver fatto, insomma, il suo tempo come mamma. Ma anche quando «donna» fa già rima con «nonna», la donna sempre tale resta. E, oltre a rinfrescare e aggiornare uno slogan, potendo, non resiste alla tentazione di fare punto e a capo e di riscrivere la propria storia. Magari con «l’aiutino», che nella fattispecie si chiama fecondazione assistita.
Così i suoi nipoti, i suoi figli, e soprattutto suo marito, il più ansioso della compagnia, ora sono tutti coinvolti nella Grande Attesa. E siccome la Natura ha deciso che a Tracey tocca fare sempre le cose in grande, l’Attesa è divisa per quattro, i Fantastici 4 gemelli coltivati dai superpoteri della mamma-nonna. La quale ha stretto i denti, in tutti i sensi, non soltanto per il mal di stomaco e le fitte alla schiena, e ha mandato a quel paese i medici che le consigliavano di dimezzare il suo gravame, parlando di scarse probabilità di sopravvivenza per loro e per lei. Il ricordo del dramma di undici anni fa è stato per Tracey un monito impossibile da ignorare. Chi la dura la vince, ha poi sentenziato un’ecografia. Superato il decisivo crinale delle 28 settimane, i Fantastici 4 già sgambettano, mentre la cinquantenne Wonder Woman continua a smoccolare contro la schiena e lo stomaco che non fanno giudizio.
Il Daily Mail l’ha intervistata, nella sua casa a nord di Londra, raccogliendo alcuni assaggi del suo orgoglio: «Nessuno ha criticato Mick Jagger, Ronnie Wood o Elton John quando sono diventati padri a 60 e 70 anni, quindi perché vengono a sfrucugliare me?», ha detto, usando un altro verbo e cantandogliele belle (guarda caso) a tre uomini... Comunque no, non si allarmino gli anti-femministi postdatati, Tracey Brittan non ha intenzione di riavvolgere il nastro del tempo, non vuole tornare a «l’utero è mio e lo gestisco io». Tiene un profilo basso, anche più basso del suo pancione che pesa più agli altri che a lei: «farò meglio di quando divenni mamma da ragazzina, perché adesso ho più esperienza, ho fatto tutto ciò che volevo fare». Sono parole, direbbe chi non conosce la sua storia, dettate dalla saggezza. In effetti, sembra quasi di sentir parlare una nonnina...