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 2018  settembre 30 Domenica calendario

La rivolta delle crocerossine

 Lettere al vetriolo, accuse e contro-accuse, lamentele, persino attività di dossieraggio. Cosa sta succedendo dentro la Croce Rossa Italiana, bellissimo simbolo universale conosciuto ad ogni latitudine e da tutti rispettato perché carico di generosità e coraggio? Negli ultimi tempi sembra attraversata da un malessere carsico e da correnti velenose. Sullo sfondo non c’è solo la privatizzazione dell’ente voluta sei anni fa per contenere i costi (da 210 milioni l’anno è scesa a 60 milioni). La tensione tra le Crocerossine iniziata in sordina ha finito per arrivare alle stelle. Il motivo di tanto travaglio è perché non vogliono essere smilitarizzate e restare autonome, un obiettivo che, secondo l’Ispettrice Nazionale, Monica Dialuce, verrebbe perseguito a colpi di maglio dal presidente Francesco Rocca al quale è stato affidato il compito di portare a termine la conversione dell’ente in associazione privata. Un percorso complesso e in itinere sul quale si è abbattuta anche una sentenza del Tar del Lazio dichiarando la possibile incostituzionalità del decreto legislativo di riordino dopo che un gruppo di appartenenti al corpo militare della Croce Rossa aveva fatto ricorso per vedersi riconoscere il giusto livello di inquadramento.
DUBBI
Cose tecniche e burocratiche che sono andate a sommarsi ad altri guai. Pasticci periferici sorti in alcune regioni, un 118 costretto al ridimensionamento, un paio di ambulanze andate a fuoco, e poi i dubbi su perché sborsare 400 mila euro per salire sulle navi Moas che andavano a ripescare i migranti quando poi la Croce Rossa veniva anche pagata dallo Stato per badare agli stessi migranti che arrivano in Italia. E poi ancora altri dubbi sul perché non erano stati usati solo volontari ma pure dipendenti. Pian piano si è fatto strada il sospetto di una trasformazione del volontariato in una attività finanziaria a detrimento del concetto di gratuità anche se, con l’attuale gestione, i volontari sono aumentati di parecchio, passando da 138 mila nel 2013 a 160 mila. Ma ad innalzare il livello di scontro è stata la direttiva che ha imposto la rimozione dei distintivi di grado nelle attività civili delle 6 mila Crocerossine. Un affronto per la storia stessa di questo corpo di élite, denuncia l’Ispettrice Generale uscente. La senatrice Paola Binetti ne ha fatto una interrogazione ai ministri della Salute e dell’Economia chiedendo trasparenza. «Il processo di aziendalizzazione a cui è attualmente sottoposta la Cri sta modificando le sue caratteristiche riducendole agli obiettivi di un qualunque ente pubblico con finalità socio-assistenziali che conti su di un personale rigorosamente assunto e adeguatamente retribuito. Il cambio di indirizzo della nuova Cri risponde in modo discutibile all’ispirazione iniziale, centrata sul volontariato, ma mette seriamente in dubbio anche la gestione di un patrimonio immobiliare che nel tempo si era accumulato attraverso donazioni volontarie».

CONTROLLI
Tra i rischi collaterali della privatizzazione viene elencata anche la grande questione dell’immenso patrimonio immobiliare che un domani potrebbe non essere più gestito da una struttura pubblica sotto la vigilanza del Ministero competente e della Corte dei Conti. Le speculazioni però si fanno strada nonostante ci sia un magistrato distaccato a controllare con un monitoraggio costante. I sospetti e le diffidenze non aiutano di certo a creare un buon clima interno. 

RINNOVO
Il banco è saltato sul principio d’autonomia nella scelta della prossima generalessa delle Crocerossine (che avverrà con decreto presidenziale in base all’assimilazione del grado di generale delle Forze Armate). Anche in questo caso, secondo l’Ispettrice uscente, Monica Dialuce, «c’è il disegno di sminuirne il ruolo delle infermiere volontarie». La scelta, a suo dire, spetterebbe solo a loro. Per il Presidente Rocca che ha presentato una terna al ministro senza tenere conto della possibile ricandidatura di Dialuce, invece, è tutto corretto. «La nomina dell’Ispettrice è una mia prerogativa. Quanto ai gradi posso dire che in passato le Crocerossine non li avevano. La presunta militarizzazione è un falso storico. Io sto solo armonizzando questo corpo con il resto dell’associazione di volontari. Ma non si tratta affatto di una smilitarizzazione». Intanto la guerra intestina continua. Ora si tratta solo di aspettare il 3 di ottobre, data dall’uscita del decreto, per vedere l’epilogo di questo duello.