Nicoletta Orlandi Posti per “Libero quotidiano”, 29 settembre 2018
RINASCIMENTO FASHION – BEATRICE D’ESTE SI DISEGNAVA DA SOLA GLI ABITI E ADORAVA LE “FANFALUCHE”. GLI ERMELLINI DI SANTA CATERINA E LE POLACCHINE DI SAN GIULIANO, LA MODA DEL CINQUECENTO TIRA ANCORA – LA PINACOTECA DI BRERA RACCONTA LA STORIA DEL COSTUME ATTRAVERSO I QUADRI -
«O si è un' opera d' arte o la si indossa», diceva Oscar Wilde. In realtà c' è anche una terza via: essere un' opera d' arte ed esibire un abito capolavoro. Lo dimostra l' iniziativa della Pinacoteca di Brera che, in occasione della Fashion week di Milano, ha deciso di condividere ogni giorno sui social un quadro analizzandolo dal punto di vista del costume.
Del resto la storia dell' arte è anche la storia della moda: osservando le forme, i dettagli, i colori dei vestiti è possibile capire i gusti e le mode dei tempi andati. L' obiettivo di Brera, e della curatrice del progetto Emanuela Rita Spinelli, è infatti quello di guidare i visitatori reali (e quelli virtuali) alla scoperta della moda del Rinascimento nei dipinti della galleria milanese. Couture dettata da aristiti, intellettuali e anche dalle nobildonne dell' epoca. Come Beatrice D' Este, che si disegnava da sola gli abiti.
Nella Pala Sforzesca realizzata tra il 1494 1495, (sala XI) inginocchiata davanti alla Madonna in trono con il Bambino, insieme a tutta la famiglia di Ludovico il Moro, c' è lei, Beatrice con un particolarissimo vestito.
Spiega Emanuela Rita Spinelli: «I nastri che pendono sono detti "fanfaluche" e potevano essere allacciati e slacciati a piacimento. Dal momento che la veste non aveva cuciture a giro manica erano questi lacci a legare la manica alla spalla.
Da qui l' espressione "è un altro paio di maniche", ricorrente nell' italiano colloquiale e letterario col significato di "tutta un' altra cosa", derivata proprio dal fatto che i vestiti venivano realizzati e venduti con maniche intercambiabili».
INNOVAZIONE Vera donna del Rinascimento Beatrice introdusse un nuovo modo di abbigliarsi e acconciarsi tra le donne dell' epoca. Un altro quadro condiviso sui social dalla Pinacoteca mostra santa Caterina - nell' affresco dall' Oratorio Porro di Mocchirolo (1360 -1370) esposto nella sala IA - che indossa un abito con le maniche a imbuto, che coprono parte della mano, ornate da pelliccia in ermellino applicata a tegola, cioè in un unico senso, per dare slancio alla figura.
A differenza di Beatrice D' Este che ha l' acconciatura raccolta in una lunghissima treccia spagnola chiamata anche "coazzone" (che unisce capelli veri, capelli posticci e nastri), santa Caterina ha la chioma lunga, arricciata artificialmente sulle punte e rasata per lasciar scoperta la fronte, segno di nobiltà. Porta una corona, come una vera e propria principessa, e assume le sembianze della donna petrarchesca.
Il riferimento a Petrarca c' è anche nel dipinto condiviso ieri. Si tratta del "Ritratto di Laura da Pola" realtizzato tra il 1543 e il 1544 da Lorenzo Lotto (sala XIX). La nobildonna, ritratta nella propria camera da letto regge nella mano sinistra un' edizione tascabile delle Rime. «Nonostante la familiarità dell' ambientazione», spiega la Spinelli, «la donna esibisce un abito di foggia ricercatissima e tutta una serie di accessori che permettono di collocarla tra i ranghi delle più alte gerarchie cittadine.
In particolare spiccano lo scialle in fili dorati e il ventaglio in piume di struzzo, bandito dalle leggi suntuarie che all' epoca limitavano il lusso nella moda maschile e femminile, o obbligavano determinati gruppi sociali a indossare segni distintivi».
LE CALZATURE Ma che tipo di scarpe indossavano? Lo illustra il primo post condiviso dalla Pinacoteca il 19 settembre scorso in concomitanza con l' apertura della Fashion Week dedicato alle calzature maschili. Il San Giuliano di Bonifacio Bembo (1463-1470) calza una poulaine, un tipo di calzatura molto in voga tra la nobiltà europea del XV secolo.
Realizzata in cuoio, la scarpa "alla polacca" era caratterizzata da una punta imbottita la cui lunghezza denotava il grado di nobiltà del soggetto: più la punta era lunga più chi le indossava era nobile.
Quelle indossate da Lucio Foppa, ritratto da Giovanni Ambrogio Figino (1585-1599) sono invece babbucce di stampo orientale realizzate in stoffa dei tagli che le rendono più confortevoli. La condivisione dei post prosegue fino a lunedì, ultimo giorno della Fashion Week.