Robinson, 30 settembre 2018
William Coupon, il fotografo dei presidenti
Portraits non è un libro di ritratti di celebrità, anche se indubbiamente ci sono alcune facce familiari. È un libro di immagini di individui, ognuna catturata dall’occhio e dalla mano di William Coupon, che di certo non è un fotografo di celebrità. Coupon si inserisce nella scia di quei maestri che hanno raccontato il Ventesimo secolo attraverso le facce degli individui che hanno fatto la storia, ma hanno puntato il loro obbiettivo anche su tutte le altre cose che avevano intorno, lasciandoci una testimonianza ricca e viscerale della loro epoca. Ogni volta che vedo una fotografia di William Coupon, mi tornano in mente capolavori di grandi pittori come Holbein e Rembrandt. Le sue foto normalmente sono scattate dalla distanza perfetta – non artificialmente vicine né troppo lontane – per trasmettere l’impressione che i soggetti siano impegnati in una conversazione con noi. Diversamente da un semplice primo piano, il contesto e la posizione, di fronte ai suoi caratteristici sfondi screziati, ci lasciano uno spazio sufficiente per riflettere sulle personalità dei soggetti che abbiamo di fronte, una delle grandi innovazioni dell’arte rinascimentale.
Avendo appena scritto una biografia di Leonardo da Vinci, posso osservare anche alcune similitudini con il maestro italiano. Coupon, nelle sue fotografie, evita i margini nitidi, e come nei ritratti di Leonardo, impiega elementi forti di chiaroscuro e sfumato. La luce e le ombre offrono profondità emotiva e visiva, mentre l’offuscamento dei contorni aggiunge elementi di mistero e ambiguità a queste immagini classiche ma contemporanee.
Sempre come Leonardo, Coupon riesce a trasmettere una profondità emotiva interiore attraverso le sottigliezze dell’espressione esteriore. Non si accontenta di sorrisi facili, preferisce catturare sfumature più sottili, che veicolano emozioni più sfuggenti, come quella della Gioconda. E come i ritratti di Leonardo, gli occhi che guardano fisso l’obbiettivo forniscono indizi psicologici che fanno da complemento ai sorrisi accennati. I colori soffusi e la mescolanza di luce in chiaroscuro e luce artificiale conferiscono ai ritratti di Coupon calore e una sensazione di atemporalità.
Il suo lavoro attinge anche a intuizioni psicologiche ed estetiche di alcuni dei fotografi ritrattisti più memorabili del Ventesimo secolo: Richard Avedon, Irving Penn, e anche Diane Arbus e Walker Evans. I loro ritratti migliori catturano un’essenza umana più profonda che va al di là della semplice somiglianza, sia che si tratti di fotografare presidenti sia che si tratti di fotografare travestiti. Da ciascuno di loro Coupon ha imparato anche l’importanza di avere uno stile proprio, specifico, e una fotografia di William Coupon è sempre riconoscibile come sua. E come ciascuno di loro, il suo occhio famelico è focalizzato sull’intero spettro dell’umanità, ben al di là delle facce famose che passano di fronte al suo obbiettivo.
C’è una bellissima e sistematica semplicità in quasi tutte le fotografie di Coupon, tanto più impressionante se si considera la vastità dei suoi soggetti. Ha realizzato immagini ammalianti di leader potenti e musicisti creativi, ma anche di popoli indigeni e aborigeni australiani, pescatori poveri, punk, newyorchesi senzatetto e perfino drag queen. Ognuna è assolutamente singolare, come soggetto e come personalità.
Ricordo di aver lavorato con William a una copertina di Time, una delle quindici che ha curato per la rivista. Jim Kelly, che all’epoca era vicedirettore e poi è diventato direttore, venne con me per intervistare George W. Bush come “persona dell’anno”. Il risultato delle elezioni era ancora in bilico, ma il tempo stringeva e dovevamo cominciare a lavorare su Bush e Al Gore come uniche due possibilità, e pregare di avere un presidente eletto prima di andare in stampa. Quando arrivammo alla residenza del governatore fummo accolti da William e dal suo assistente, che erano impegnati a montare la sua inconfondibile tela di sfondo color rame. Io e Jim avevamo scelto William perché in passato aveva scattato foto di Richard Nixon, Jerry Ford, Jimmy Carter, Ronald Reagan, George H. W. Bush e Bill Clinton sullo stesso sfondo, e volevamo continuare la tradizione. Bush scese giù e la sua assistente Karen Hughes gli mostrò un fascicolo con i ritratti più famosi di William. Bush lo guardò e indicò due foto distinte di Carter e Yasser Arafat, tutti e due in posa con le mani intrecciate sotto il mento, e disse: «Io così non poso». Jim lo rassicurò che non avrebbe dovuto e poi lo presentò a William.
Bush diede uno sguardo a William, con le dita adorne di gioielli navajo, e gli disse, imperturbabile: “Viene in Texas spesso?”. William rise e dieci minuti dopo avevamo le nostre foto, una delle quali è inclusa in questo libro. Pochi giorni dopo la Corte suprema proclamò Bush presidente eletto, risparmiandoci di scoprire se ad Al Gore sarebbe piaciuto posare con le mani sotto il mento.
Portraits presenta anche, in aggiunta ai suoi inconfondibili ritratti, parte dei lavori di Coupon con persone calate nel loro ambiente, compresa una memorabile serie sui popoli nativi di tutto il mondo. Mettendo insieme le sue diverse tipologie di lavoro, questo bellissimo volume offre un esempio assoluto della capacità di un artista di comunicare gli aspetti più profondi dell’emozione e della personalità e che cosa significa essere umani.