il Giornale, 29 settembre 2018
Intervista a Giuseppe Cruciani
Giuseppe Cruciani, 52 anni, giornalista e conduttore radiofonico di successo, mattatore ai microfoni de La Zanzara, dove ogni giorno su Radio 24 dichiara battaglia al politicamente corretto e al buon costume. Un’arena dove la prima regola è parlare chiaro.C’è stato un momento in cui hai avuto paura che La Zanzara chiudesse per davvero?
«No, paura che chiudesse per davvero mai. Ci sono stati dei momenti di contrasto con l’editore, il che è normale per una trasmissione di questo tipo, ma per il resto gli ascolti ci hanno sempre premiato e l’editore di Radio 24 mi ha sempre lasciato molta libertà».
La radio è la sua più grande passione, possiamo dire che anche le donne lo sono?
«Assolutamente sì».
Ci racconta un episodio OFF della sua carriera?
«Qualche anno fa mi volevano in Rai per fare la radio e la televisione. Ci accordammo, arrivammo ai dettagli e quando era il momento di chiudere loro sparirono nel nulla. Fu una grande fortuna per me».
Perché una fortuna?
«Perché in quel contesto non sarei durato nemmeno una settimana. La cosa divertente che scoprii è che mi volevano i dirigenti della Rai ma non i direttori delle radio dove sarei dovuto finire. Cose di questo tipo possono succedere solo alla Rai».
Lei fa una trasmissione trasgressiva in cui affronta tematiche importanti a muso duro. Dall’ascolto sembra che non abbia paura di nulla e che se ne freghi di tutto. Non è così ovviamente, quindi: di cosa ha davvero paura Giuseppe Cruciani?
«Sono molto ansioso, vivo nell’ansia costante della produzione quotidiana. Io vorrei fare una trasmissione molto più trasgressiva di così ma ho dei freni che mi inibiscono. Lo stesso Parenzo rimane stupito quando a volte gli spiego cosa vorrei dire in trasmissione di nuovo, quali tabù vorrei abbattere».
Ha paura di perdere quello che ha?
«Sì, ma è una paura che hanno tutti quella di perdere ciò che si è costruito. Diciamo che penso costantemente a quando questo periodo finirà e come tutti cerco di limitare i danni che ne conseguiranno. Non riesco quindi a godermi il presente perché vivo nella costante angoscia della produzione quotidiana di qualcosa che deve stupire e superarsi, e farlo in maniera spontanea. Pensa alla nutria che mi sono mangiato in studio, quella non era una scenetta costruita per scioccare la gente, bensì la conclusione di un percorso di battaglia con i vegani che è emerso e si è sviluppato in maniera totalmente naturale».
Sta avendo ancora problemi con i vegani?«No, quel capitolo è abbastanza chiuso, del resto da noi i vegani sono dei chiacchieroni. Invece in Francia sono molto più seri, di fatti assaltano le macellerie per portare avanti le loro proteste e stanare coloro che reputano assassini.
Quando sono venuti qui sotto Il Sole 24 Ore a protestare cos’ha pensato?
«Ho pensato di aver fatto bene il mio lavoro, di aver toccato un nervo scoperto e di aver messo in discussione e movimentato un gruppo di persone. È stato un bel momento di confronto».