Il Sole 24 Ore, 29 settembre 2018
Con Candy cede l’ultimo baluardo: il bianco italiano non c’è più
La Zanussi alla Electrolux. La Ignis alla Philips e poi alla Whirlpool, che poi si è presa anche la Indesit. Frustrato anche il tentativo di rilancio della piccola San Giorgio, dopo il passaggio della Ocean agli spagnoli di Fagor. L’ultima a resistere in mani italiane era la Candy, ora passata ai cinesi. Il «bianco» italiano non esiste più. L’industria degli elettrodomestici bianchi, le lavatrici e i frigoriferi di Giovanni Borghi, Lino Zanussi, Vittorio Merloni e Peppino Fumagalli che hanno fatto la storia del manifatturiero, e dello sviluppo dell’Italia industriale del secondo Novecento, oggi parlano straniero.
Un destino annunciato, nonostante gli sforzi dell’ultimo baluardo, quello di Candy, di resistere in un panorama dominato dalle grandi multinazionali.
D’altra parte i grandi volumi del «bianco» appartengono al passato. La produzione di grandi elettrodomestici in Italia nell’ultimo anno è scesa ancora (-9,5%), passando al di sotto della soglia piscologica dei 10 milioni di unità. La conferma arriva dalla relazione annuale di Ceced Italia (da poco ha cambiato la denominazione in Applia) l’associazione che raggruppa i produttori di apparecchi domestici e professionali. La produzione in Italia si è praticamente ridotta di un terzo negli ultimi quindici anni, con le difficoltà maggiori nel segmento dei frigoriferi, mentre lavabiancherie e cottura hanno dimezzato l’output. Nello specifico del 2017, continua il calo delle lavabiancheria (-14%) mentre crescono le lavastoviglie (+6,5%) e si mantengono stabili i frigoriferi. La cottura sconta una forte diminuzione concentrata nel secondo semestre: -12% per i forni, -13,7% per i piani di cottura. L’export è ulteriormente diminuito nel secondo semestre, -19%, a conferma che l’Italia non è più produttore di grandi volumi, ma si è riposizionato verso l’alto la gamma dei prodotti, rispondendo alla domanda del resto d’Europa.
«L’ultimo anno ha segnato risultati positivi in tutti i mercati dei gruppi di prodotto – spiega il presidente, Manuela Soffientini –, erano sette anni che non riuscivamo a dirlo. Ma l’intero quadro non è altrettanto buono: la produzione dei grandi elettrodomestici ha mostrato una ulteriore flessione, anche se il dato contiene un elemento di positività: l’Italia ha definitivamente abbandonato il ruolo di produttore di grandi volumi per concentrarsi sull’alto di gamma, il più richiesto all’export».
In generale il più recente studio europeo del Ceced sul settore evidenzia che l’Italia resta al secondo posto dopo la Germania come polo manifatturiero dell’elettrodomestico, e prima di Francia, Spagna, Uk e Polonia, considerata il più forte produttore emergente.
Se si considerano il numero dei posti di lavoro diretti nell’industria degli elettrodomestici, l’Italia con 36mila addetti si conferma seconda dietro la Germania (49mila) e largamente davanti alla Polonia (25mila). In percentuale sul numero totale degli addetti nell’industria manifatturiera, i produttori di elettrodomestici in Italia sono i primi in Europa, sostanzialmente alla pari con i polacchi.
L’analisi dell’andamento occupazionale evidenzia comunque una decrescita costante con 207.814 diretti nel 2014 (erano 230.474 nel 2010) e gli indiretti scesi a 712mila (783.612 nel 2010).
L’industria dell’elettrodomestico resta uno dei comparti di punta del manifatturiero italiano, con un giro d’affari che supera i 15 miliardi, di cui oltre 10 di export, con un saldo attivo della bilancia commerciale di oltre 6 miliardi di euro.