Il Sole 24 Ore, 28 settembre 2018
A Milano in mostra Banksy, il graffiato che vale milioni
Nuove geografie, una mappatura della conoscenza che affonda nel passato e può immaginare il futuro. Il Mudec, Museo delle Culture di Milano, ha lanciato ieri il progetto «Geografie del Futuro» che, attraverso tre mostre, di natura diversa ma concentrate su un medesimo obiettivo, proporrà ai visitatori una riflessione sulla disciplina geografica, allargando l’orizzonte a nuove forme di arte, come, per esempio, la street art: una delle tre mostre, infatti, vedrà protagonista proprio Banksy (sotto, Girl with Balloon, 2004), il tuttora anonimo artista inglese di Bristol, il più famoso e celebrato (e, di conseguenza, valutato sul mercato dell’arte) tra i «graffitari» di genio. «The Art of Banksy. A Visual Protest», dal 21 novembre al 14 aprile 2019, con la cura di Gianni Mercurio, è una mostra-evento (promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 Ore Cultura-Gruppo 24 Ore, che ne è anche il produttore, e non autorizzata dall’artista), che raccoglierà in un unico luogo pubblico per la prima volta oltre 70 lavori tra dipinti, sculture, print dell’artista, corredati di oggetti, fotografie e video: racconta – attraverso uno sguardo retrospettivo – la sua opera e il suo pensiero e la sua “avventura” nel mondo dell’arte. «L’aura di mistero che circonda l’artista – spiega il curatore – ha fatto crescere intorno a Banksy un collezionismo compulsivo che ha spinto notevolmente la quotazione delle sue opere». Che sono schizzate, infatti, «da poche centinaia di sterline, cioè quanto si pagavano fino a dieci-quindici anni fa, a valori oltre il milione». Banksy (la cui tecnica è quella del graffito su pareti spesso anche di condomini; quindi i “proprietari” dell’opera sono gli abitanti del palazzo, che più volte in passato la hanno “cancellata”) ha sfruttato il paradosso che costituisce la sua presenza nel mondo dell’arte: una sua bravata, anche per denunciare il distorto sistema del mercato artistico, è consistita nel piazzare, per un giorno, nel 2013, una bancarella di sue opere (originali) al Central Park di New York con prezzi popolari, sotto i 50 dollari. Ebbene, le stesse che in asta e nelle gallerie valgono migliaia di euro non riuscirono a convincere molti passanti a scucirne una decina (guadagno totale meno di 500 dollari, e non pochi, come se non bastasse, chiesero lo sconto).
Non solo Banksy, in ogni caso: il Mudec – che a settembre 2018 vanta oltre 1.568.000 visitatori con la collezione permanente, ha prodotto 15 mostre in 3 anni e mezzo (tra cui Mirò, Gauguin, Kandinskij, Basquiat, compresi i prossimi Banksy e Klee), vendendone in Italia e all’estero una decina – esplora la geografia con altre due esposizioni. La prima, «Capitani coraggiosi. L’avventura umana della scoperta (1906-1990)», da oggi fino al 10 febbraio è la mostra che celebra il Novecento Italiano, aderendo al palinsesto artistico-culturale che il Comune di Milano dedica quest’anno a questo importante momento storico-artistico. Si tratta di indagare le frontiere dell’esplorazione novecentesca fino a oggi, e lo fa toccando le vette, lo spazio, gli abissi e la terra più profonda, ovvero gli ultimi confini geografici indagati dagli esploratori professionisti; la seconda è invece l’installazione multimediale «Se a parlare non resta che il fiume», che intreccia il lavoro sul campo della fotografa ed educatrice Jane Baldwin con l’impegno di Survival International, che da cinquant’anni lotta per la difesa dei popoli indigeni in tutto il mondo, e la celebre creatività artistica di Studio Azzurro (fino al 6 gennaio)