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 2018  settembre 28 Venerdì calendario

Maria, la ragazzina sparita in Germania, ha vissuto 5 anni a Licata con il rapitore

Un mese fa Maria Henselmann ha trovato la forza per tornare nella casa da cui era fuggita nel 2013, a soli 13 anni, per seguire il pedofilo 57enne che l’aveva adescata in rete, Bernhard Haase. Nei giorni scorsi ha compiuto un passo in più per liberarsi davvero dalla violenza che l’uomo le ha usato, con il suo apparente consenso, per tutti questi anni: la ragazza, che è appena diventata maggiorenne, ha chiesto «di sua spontanea volontà» di rivedere le dichiarazioni fatte alla Polizia di Friburgo dopo il suo ritorno in Germania. E ha spiegato che, contrariamente a quanto affermato all’inizio, per tutti questi anni non è stata da sola, ma con Haase in Sicilia, a Licata, dove hanno vissuto di espedienti. Aiutati anche dagli ignari abitanti del luogo. 
Proprio a Licata Haase, su cui pendeva un mandato di cattura europeo per violenza sessuale su una minorenne e sottrazione di minore, è stato arrestato il 6 settembre dai poliziotti guidati dal commissario Marco Alletto, per poi essere estradato in Germania. 
«Mia figlia ha cercato di proteggere Haase – spiega ora la madre Monika Beisler —: non le è ancora chiaro che a distruggere le vite sono i criminali, e non coloro che rivelano un crimine. Fino a pochi giorni fa non era chiaro neppure a me quanto la mia bambina fosse stata manipolata. A essere sincera – aggiunge su Facebook – avrei creduto a qualsiasi cosa mi avesse detto, tanto ero felice di vederla viva, seduta accanto a me». 
La «manipolazione» di Haase, ex elettricista e militante del partito di estrema destra tedesco «Die Republikaner», del quale era tesoriere, è iniziata quando Maria aveva solo 11 anni e lui 40 di più: l’ha contattata su una chat per adolescenti tedeschi e si è finto il quindicenne Karlchen. Solo quando Maria ormai si fidava ciecamente di lui, le ha detto chi era veramente. È stata la moglie di Haase a scoprirli e a denunciarlo alla polizia. I genitori di Maria le hanno proibito ogni contatto con lui e tolto Internet. Non è bastato: dalle indagini è emerso che si sono incontrati più volte, anche in albergo a Friburgo. Fino a quando Haase ha organizzato la fuga. 
Poco importa che Maria, che poche settimane prima aveva compiuto 13 anni, lo abbia seguito «volontariamente»: non aveva ancora raggiunto l’età del consenso, non era in grado di far valere la propria volontà contro quella di un adulto, ed era – anche per legge – vittima della sua violenza. Così sono andati insieme in Polonia, poi «nel 2013 sono arrivati in Italia in bicicletta passando per l’Est Europa» ricostruisce la portavoce della polizia di Friburgo Laura Riske. 
Come succede spesso ai bambini rapiti dai pedofili ma anche ai sequestrati con i loro carcerieri, l’uomo è diventato l’unico riferimento di Maria. Gli abitanti di Licata hanno raccontato a Chi l’ha visto? che la ragazza non si è mai ribellata a quello che tutti ritenevano suo padre: alla gente del posto i due avevano detto che Maria era orfana di madre e in questi 5 anni in molti li hanno aiutati pensando che fossero semplicemente poveri. Mangiavano una volta al giorno alla mensa per i bisognosi organizzata dal Centro 3P gestito dalla parrocchia locale e si arrangiavano con qualche lavoretto. 
Dapprima hanno vissuto in tenda, passando le giornate di fronte a un supermercato, poi hanno occupato una casa abbandonata. Col tempo Haase è riuscito a conquistarsi anche la fiducia dei licatesi: ha iniziato a fare piccoli servizi da elettricista e alla fine una pensionata del luogo, Mariuccia Scala, come ha raccontato lei stessa alla tv tedesca Rtl, gli ha permesso di usare una sua piccola casa in centro. Maria ha persino festeggiato il suo 17esimo compleanno (poi rivelatosi falso) al Centro 3P.
Qualcosa però deve essere scattato nella sua testa. E alla fine di agosto è «scomparsa» di nuovo. Per ricomparire in realtà – tramite Facebook – dalla sua famiglia, che la cercava senza sosta da anni ed è andata a riprenderla a Milano.
Quando Haase ha capito che se n’era andata ha iniziato a urlare come un pazzo per le strade. Ma non ha lasciato Licata, forse sperando che la ragazzina che credeva di avere ancora in pugno sarebbe tornata sui suoi passi. È arrivata invece la polizia. Nei suoi zaini gli agenti hanno trovato alcune migliaia di euro e più telefonini. Il processo, in Germania, dovrà chiarire ancora molte cose e se qualcuno abbia aiutato Haase (che secondo indiscrezioni raccolte da Die Welt potrebbe essere stato un informatore dei servizi segreti) nella sua fuga. Maria intanto sta provando a ricostruirsi una vita lontano dalla sua violenza.